La mensa di Odino #25
Si sono rifatti vivi i THE HU, quei tizi mongoli che avevano fatto tanto clamore per il primo singolo e che, come tutti i fenomeni di internet, si sono poi sgonfiati rapidamente a causa della loro inconsistenza. Da quell’ormai lontano vagito iniziale i nostri amici hanno cercato disperatamente di trovare una nicchia commerciale, senza sfruttare – abbastanza inspiegabilmente – la moda dello pseudo-folk fighetto e patinato in stile Wardruna, Eihwar eccetera. Li abbiamo visti duettare con Terj Sankian, col cantante dei Papa Roach e con quella degli Halestorm, li abbiamo sentiti virare verso lidi assai radiofonici con tanto di cover di Sad but True e The Trooper, e ora il passo successivo è questo Ep dal nome Echos of Thunder, che riprende tre pezzi dall’ultimo Rumble of Thunder e li stravolge con l’aiuto di alcuni ospiti. Nel primo pezzo (che poi sarebbe THIS IS MONGOL, sempre ideale come risposta a certi commenti sulla nostra pagina Facebook, ma l’Azzeccagarbugli mi ha vietato di farlo) c’è William DuVall, attuale cantante degli Alice in Chains; nel secondo il cantante dei Neon Trees, un gruppo indie americano; e nel terzo la collaborazione è con i ROME, purtroppo non con Jerome di quei Rome ma con il tizio dei Sublime with Rome, che molti di voi ricorderanno per essere stati vittima di infamata alla polizia da parte dei Linkin Park in versione spie questurine. Il risultato è che questi tre pezzi sembrano perfetti per, non so, il Festivalbar, Sanremo Giovani o Radio Capital. Una bruttissima fine per un gruppo che sembrava promettere abbastanza bene per i primi cinque minuti ma che è riuscito a sbagliare tutto in poche rapide mosse.
Sono arrivati al traguardo del primo live album anche gli SHORES OF NULL, anche se in realtà pochi anni fa c’era già stato un live unplugged registrato al Traffic. Questo però è elettrico, e in più riprende vari momenti dell’ultimo tour in giro per l’Europa. Beauty over Europe, già dal titolo, trae pezzi soprattutto dal loro ultimo album, The Loss of Beauty: ben sei degli otto brani effettivi vengono da qui, mentre le title-track dei primi due lavori completano la scaletta. Niente da Beyond the Shores, che però in effetti era una lunga suite di quasi quaranta minuti che non avranno voluto spezzettare. Il migliore complimento che gli si possa fare è che suona davvero come un album dal vivo, il che in questi tempi di postproduzioni esagerate e trucchetti vari da studio non è poco; quindi, se vi aggrada la band, vale la pena di ascoltarlo perché aggiunge effettivamente qualcosa a quei brani già sentiti su disco. Disponibile sia in digitale che in CD grazie alla Masked Dead Records (e se vi sbrigate riuscite anche ad accaparrarvi una toppa in omaggio con le prime cento copie).
Per finire permettetemi di trasformarmi per un attimo in Griffar e parlarvi del debutto di un gruppo black metal talmente underground da non essere neanche su Metal Archives, quantomeno al momento in cui scrivo. Stiamo parlando di Fields of Yore dei DECIDUOUS FOREST, progetto solista dell’australiano Snjór che propone una forma di black atmosferico con un approccio a metà tra lo spaziale e il cinematografico, in cui le velleità folkeggianti si piegano a tastiere epiche e andamento pomposo – pure troppo. Il disco viene descritto come influenzato da Agalloch, Wolves in the Throne Room e Midnight Odyssey, ma in realtà questi ultimi sono gli unici dei quali si ritrova effettivamente qualcosa. Un giorno, a proposito, si dovrà fare un discorso sull’urgenza incomprensibile di mettere in mezzo gli Agalloch ogni volta che si ha a che fare con un gruppo black con ritmiche cadenzate e sfumature folk. L’album è comunque gradevole e rimane consigliato agli appassionati del genere, ma a causa di quelle tastiere un po’ troppo enfatiche può risultare stancante da sentire nella sua interezza. (barg)



Pur essendo fissato col Folk Metal in lingue natie “più sono esotiche meglio è” (ungherese, estone, gaelico per citarne alcune) e “più sono strani ed impronunciabili gli strumenti tradizionali usati meglio è” ricordo di essermi approcciato agli Hu con grosse aspettative, ma nonistante i ripetuti ascolti non mi avevano mai preso.
Però non avevo idea si fossero ridotti così.
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