Death metal per principianti: GATECREEPER – Dark Superstition

È opinione comune che i Gatecreeper siano un gruppo death metal che, contrariamente a quanto indicato dalle sue origini statunitensi, propone un qualcosa in scia ai Dismember e ai Bolt Thrower. Poi c’è chi cita gli Obituary e gli Entombed fra le cosiddette influenze, ma non è quello il punto.

Puoi chiamarli clochard, toilette e sex worker ma rimarranno un barbone, un cesso e una puttana. Forse fra duecento anni codeste terminologie saranno state del tutto cancellate dalle nostre menti peccaminose. Ma adesso sono un barbone, un cesso e una puttana: ciò che le persone in cuor loro pensano è che non occorrono troppi giri di parole per farle sentire più pulite. I Gatecreeper non hanno niente a che spartire con i Dismember e i Bolt Thrower, forse qualcosina con gli altri due sì, ma si parla di attitudine e di certe fasi delle rispettive carriere. Certamente non di comparazioni sonore.

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I Gatecreeper, chiamateli pure come vi pare, restano solamente un gruppo d’ingresso indicato a coloro che il death metal non l’hanno vissuto sulla propria pelle. È il teorema di Luciano Ligabue e altre rockstar autocostruite per far sentire rocker coloro che del rocker non hanno alcun tratto distintivo: all’estero potrei menzionare Springsteen. Nel death metal ci sono i Gatecreeper, da non confondere affatto con i Gatekeeper, altrimenti fate come l’ing. Sassoferrato che si è confuso tra Witherfall e Witherscape finendo per recensire il disco che avrei dovuto coprire io.

I Bolt Thrower erano un inno alla guerra tradotto in musica. I Dismember, voglio dire: devo raccontarvi che cos’erano i Dismember? Mi sono ricapitati, in questi giorni, mentre ero imbottigliato nel traffico, su una di quelle playlist sequenziali proposte da Spotify. La prima cosa che ho pensato sulle note di Soon to be Dead è stata: ma che energia sprigionavano questi?

I Gatecreeper non hanno niente di tutto questo: sono la stessa e identica materia riproposta all’acqua di rose, affinché metallari appartenenti a un’altra generazione e aventi necessità del tutto differenti da coloro che sono cresciuti a pane e Massive Killing Capacity possano goderne senza intoppi. Eccovi spiegati i Gatecreeper al terzo album, il primo su Nuclear Blast.

Oltretutto questa variazione d’etichetta ha implicato l’inserimento di non pochi puntini sulle “i”. Si sono aggiunti ulteriori gruppi di riferimento: ora c’è il lento alla Dark Tranquillity e un’ulteriore eterogeneità di fondo che toglie ai deathster americani ogni parvenza di personalità. L’album non è di per sé brutto e ha alcune perle: segnalo, su tutte, Masterpiece of Chaos, in scia probabilmente agli Obituary. A proposito di questi ultimi e degli Entombed: entrambi hanno fatto per un certo periodo il cosiddetto botto, leggasi pubblicazioni su major e una certa attitudine che negli anni Novanta giudicammo altezzosamente come commerciale. I Gatecreeper questa cosa ce l’hanno insita nel sangue, perché, negli anni del retro-thrash e della NWOTHM, riescono a scarnificare il death metal alla stessa maniera dei Frozen Soul, ossia liberandolo dall’atteggiamento lugubre e ferale che ha fatto la fortuna di Ulcerate e Dead Congregation. 

Arrivate a Superstitious Vision e capirete che collegare questi qua con i Bolt Thrower non ha alcun senso. La stessa cosa potrei dirla per Flesh Habit e il suo attacco quasi rockettaro, anzi, quasi ai limiti del gothic rock. I Tribulation maremma puttana, altro che i Bolt Thrower. La suddetta comparazione poteva godere di una parvenza di credibilità per i primi due dischi, non adesso. Collegare tutto questo a una possibile manipolazione da parte della Nuclear Blast è inutile: i Gatecreeper hanno trovato l’etichetta in grado di valorizzare le loro ambizioni e il colosso tedesco ha semplicemente bisogno vitale di mettere sotto contratto formazioni come questa. Io me ne torno ad ascoltare i Dismember, se permettete. (Marco Belardi)

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