Blackster che suonano thrash nel tempo libero: MINDRAZER – A Thing of Nightmares
Curioso che dietro i Mindrazer ci sia uno come Patrick Wentz, un classe 1996 che si presenta su The Metal Archives con indosso una maglia del Conte e un appena abbozzato face painting. Indagando, Patrick risulta impegnato nel progetto Nethescurial, una roba tutta sua in cui suona doom ibridato col metal estremo, e, in passato, nei Necrourgica, un duo black metal che ha fatto in tempo a pubblicare un paio di EP e un full prima di sciogliersi.
I Mindrazer, l’avrete dedotto dal nome, suonano a grandi linee un thrash metal classicissimo e la stessa definizione va loro stretta. Nella ricetta che vanno proponendo direi che ci sono un cinquanta per cento di thrash metal e un cinquanta per cento di metallo classico americano. Buona parte di questo è travasato dal timbro del cantante Nick DeFuria, altro classe 1996 e, curiosità, altro musicista fautore in parallelo di un progetto in solitaria, i Repentant. Il quale ha anch’esso a che vedere con il black metal.

Nick DeFuria a dire il vero è l’unico elemento nei Mindrazer a non convincermi appieno. È a suo agio sui toni medi e bassi, ma completamente sguaiato e alla mercé degli eventi non appena lo si invita a salire di grado. La sua interpretazione, come dimostrato in chiusura a Suffer in Silence, è particolarmente sentita e un po’ fuori controllo. Le chitarre di Patrick Wentz sono invece maggiormente centrate: poco prodotte, vivide, se la giocano a metà fra un thrash metal melodioso fra i Megadeth e gli Helstar più articolati e, appunto, un power metal americano tosto, arcigno, degno dei più pomposi e maturi Vicious Rumors.
C’è chi li paragona ai Paladin: non è vero un cazzo. I Paladin quando accelerano fanno un power speed asciutto a cento all’ora. Il suono dei Mindrazer è più malinconico ed è debitore – alla lontana – di certa oscurità tipica della NWOBHM. In the Corner of Your Eye non a caso è il pezzo che vede Nick DeFuria maggiormente a proprio agio, almeno fino al ritornello il quale sembra coinvolgere l’ospitata del mio scriteriato vicino di casa. Resta tuttavia una buona power ballad, quasi maideniana della prima ora piuttosto che rivolta alle varie Fade to Black o Welcome Home di qualche anno più giovani. Fosse qui insita una più spiccata componente shredding e una qualche modernità di fondo, farei il nome dei Witherfall, ma è esclusivamente di anni Ottanta che stiamo ragionando.
Knightfall è un’altra che ho certamente apprezzato, col suo attacco – tanto per rimanere in tema di Metallica – completamente scippato a Kill‘em All. Al contrario sono proprio i pezzi più aggressivi a funzionare a metà regime, leggasi The Misanthropist o Extractor.
Disco acerbo da cui tuttavia filtra un discreto potenziale, questo A Thing of Nightmares. Mettete a posto due o tre cose, cantante in primis, e i conti cominceranno a tornare. Vi rendete conto che stavolta non ho detto niente sul batterista? (Marco Belardi)
