Un pecorino stagionato per Josh Christian: TOXIK – Dis Morta

Due anni fa intervistai Josh Christian dei Toxik, che avevano appena silurato Charlie Sabin in favore dello sconosciuto Ron Iglesias; un cognome, il suo, da far letteralmente accapponare la pelle. Ipotizzai, fra le domande a lui rivolte, che il pluriannunciato album dei Toxik sarebbe uscito su etichetta europea e non statunitense, al che fece come Luciano Moggi quando non confermava e non smentiva.

Fra i gruppi thrash metal di seconda fascia i Toxik sono con certezza fra i miei favoriti. Preferisco il secondo album Think This – quello con Charlie Sabin – all’acclamato debutto World Circus. Ma in linea di massima mi piacciono molto entrambi. A dirla tutta, dei Toxik mi sono bevuto perfino i singoli recenti, tutti spalmati fra vari EP e il conseguente box set, III Works, uscito cinque anni fa.

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Attendevo due album con un tale ardore da potermene quasi vergognare: Dis Morta dei Toxik e quello degli Angel Dust, che, in seguito alla morte di Frank Banx, è come se fosse naufragato nella sua infinita gestazione. Arrivato sugli scaffali il primo, mi sono messo a girargli intorno come uno squalo, senza affondare il morso, quasi avessi il timore di scoprire che qualcosa dei Toxik, un giorno, non mi sarebbe piaciuto. È uscito su Massacre Records, label tedesca, a conferma della teoria da me esposta a Josh Christian. E questo è un segno buono perché ho sempre apprezzato il suo operato, dal raccattare gli Skyclad in uscita da Noise al pubblicare una marea di dischi a nome Theatre of Tragedy, Crematory e quant’altro.

Voi non ci crederete, ma, a un certo punto, a furia di compiere ampi cerchi intorno a Dis Morta, l’ho messo da parte, promettendomi di dedicarmici in un momento più propenso all’immersione totale e reiterata, e me ne sono dimenticato. È successo davvero, era l’autunno del 2022 e l’unica giustificazione che mi separa dalla senilità è che in quel periodo ero veramente troppo impegnato.

Per pura coincidenza è uscito l’ennesimo album dei Cannibal Corpse e al primo ascolto ho fatto un’osservazione: fra le prime tre canzoni Frenzied Feeding era molto carina. Il che mi ha ricordato che nell’ultimo dei Toxik, che dovevo ancora recensire, ce ne era una dal titolo pressoché identico. Rieccoci al cospetto di Josh Christian con tanto di scuse ufficiali e un pacchetto di formaggi della Val d’Orcia inviato – con urgenza, via UPS – nella Westchester County.

Ho passato anni a desiderare un album intero di questo gruppo e, ora che ce l’ho davanti, non riesco a non pensare al fatto che i singoli mi giravano meglio in testa, oltre che risultarmi maggiormente familiari. Il suono si è fatto più duro, artificioso, corposo; tuttavia non si rinuncia a favorire lo spot su un elemento chiave, che non è necessariamente Josh Christian. L’avrete capito, è il cantante, totalmente calato nel personaggio da far sembrare Warrel Dane uno che si limitava a svolgere il proprio mestiere senza porre troppi accenti. Ron Iglesias è eccessivamente sopra le righe, un elemento ideale per uno US Metal anni Ottanta, o power metal che dir si voglia, o per un prog metal bello aggressivo alla Symphony X del periodo più grintoso. Il techno thrash, signori e signore, ha al centro il riff e la sua repentina alternanza in una struttura della canzone tutt’altro che canonica. Non è prog metal, è semplice come il thrash metal lo è sempre stato: è l’apparente complessità delle strutture dei pezzi a renderlo differente. Ma il riff rimane il riff e non c’è niente nel thrash metal che debba stargli sopra: sorvolando su South of Heaven e su Dave Lombardo, nemmeno Gene Hoglan in Time does not Heal col suo encomiabile lavoro sorvolò in qualche maniera sui riff. E l’etichetta sul case in plastica non a caso parlava dei riff e dell’alto numero di riff contenuto nel disco. Ron Iglesias, per quanto sia un buon cantante, è un elemento quasi di disturbo; e rimpiango i singoli usciti qualche anno fa con Charles Sabin, che, nonostante l’età avanzata, mi era parso in uno stato d’ottima forma.

L’album in sé non è affatto male. Feeding Frenzy ha delle belle accelerazioni e tiene in mostra un discreto shredding di chitarra; The Radical è il primo ritornello davvero azzeccato; Power – altro titolo che vi ricorderà qualcuno a voi caro – col suo ritornello hard rock e i ripetuti sweep picking è da gridare dal terrazzo mentre è compito di Chasing the Abyss chiudere il lotto delle migliori. Dopo Straight Razor, unico tentativo di giocarla sui binari della vecchia scuola, è come se si spegnesse un po’ la luce. Parliamoci chiaro: nemmeno Think This era bello da cima a fondo. E se Josh Christian si era tenuto lontano dal formato LP, forse, il motivo non risiedeva solo nel consolidamento della formazione.

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Dis Morta è comunque un buon disco, un’ulteriore evoluzione del suono dei Toxik. I quali, ahimé, non suonano più manco lontanamente thrash metal, eccezion fatta per qualche riffone e per qualche giochetto di mestiere come le ritmiche serrate in apertura a Hyper Reality. A proposito di quest’ultima: quanto ci sento l’ombra di Dreaming Neon Black non appena ci mette mano Ron Iglesias.

Lunga dal definirli cloni dei Nevermore, è lampante che la storia recente dell’heavy metal abbia influito sulla gestazione di Dis Morta. I Toxik erano tornati alla ribalta qualche anno fa. Forse per timore non se l’erano sentita di comporre un album intero; forse per la stessa ragione avevano limitato l’azione al suonare due o tre singoli semplicemente nello stile dei Toxik, lievemente ammodernato per l’occasione. Oggi Dis Morta ce li presenta come un ordinato e abbondante tripudio di acuti, assoli, cambi di tempo, modernismo, tecnica, e frequenti richiami al passato. Un po’ troppo per i miei gusti, ma sarebbe disonesto parlare male di un album come questo. (Marco Belardi)

Un commento

  • Gundalf il Rozzo
    Avatar di Gundalf il Rozzo

    Per me è un ottimo disco, tecnico ma grintoso. La voce del nuovo cantante a volte la trovo a volte fuori fuoco quasi fastidiosa (come in Feeding Frenzy). In certi brani invece funziona abbastanza bene (come in Hyper Reality). Non capisco davvero però le stroncature che in rete ho avuto modo di leggere…

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