Avere vent’anni: AGENT STEEL – Order of the Illuminati

Dovete sapere che John Cyriis degli Agent Steel per qualche anno divenne l’equivalente di Zephyrous dei Darkthrone, ovvero la figura scomparsa nel nulla sulla quale costruire aneddoti per spaventare i bambini attorno a un falò al campeggio a Marina di Castagneto. Il personaggio su cui incentrare puntate di Chi l’ha visto. Nessuno sapeva dove fosse, nessuno era rimasto in contatto con lui dopo che, fra il 1988 e il 1989, aveva provato a imbastire alcuni progetti utilizzando nomignoli deliranti che ora vi elencherò: Father Damien nei Pontius Prophet, tentativo di proseguire gli Agent Steel con ex membri come il batterista Chuck Profus, e, un anno più tardi e sempre in compagnia di Profus, Max Kobol in un progetto che dapprima si chiamò Black Reign e che poi, a causa di un’omonimia, prese il nome di Lemegeton. Queste tre formazioni partorirono la bellezza di due demotape e nulla più.

Ma, se oggi John Cyriis è indiscusso leader degli Agent Steel al punto di cacciare il miglior compositore degli stessi nella sua straripante tirannia, come mai allo scoccare del nuovo Millennio era ancora a accendere falò nei boschi assieme a Zephyrous? Semplice, lo fecero incazzare.

Sul finire degli anni Novanta gli Agent Steel furono riformati nientemeno che da buona parte della formazione originale, capitanata dai due chitarristi Juan Garcia e Bernie Versailles e dallo stesso Profus dietro alle pelli. Quanto cazzo mi piace usare il termine dietro alle pelli voi neanche ve lo immaginate. Il risultato fu un buon disco, The Omega Conspiracy, in cui a dire il vero non c’era neanche una canzone, dico una, che spiccasse sulle altre. Diciamo che era formalmente perfetto e aggiungiamo che alla voce c’era questo tizio, Bruce Hall, ex Grinchfist, dall’impostazione vocale piuttosto anglosassone sebbene non disdegnasse l’amato – ma non in questo caso sfrenato – utilizzo degli acuti. Già marchio di fabbrica, lo saprete, di John Cyriis.

Bruce Hall era tutto fuorché un emulatore. Sono comunque contento per la sua uscita dalla band per il solo e unico fatto che gli Agent Steel odierni sono una cosa talmente esilarante da non poterne fare a meno.

Nel 2001 o giù di lì John Cyriis uscì dall’ombra e minacciò di portare tutti gli altri in tribunale perché stavano illegittimamente utilizzando il moniker di sua proprietà. Sorpresi e intimoriti dall’avere nuovamente a che fare con lui, i restanti Agent Steel scelsero di chiamarsi Order of the Illuminati, un nome che nessuno al mondo gli avrebbe conteso tranne lo stesso Cyriis, perché sembrava uscire da una di quelle puntate complottiste di X-Files.

L’album successivo finì per chiamarsi proprio così e gli Agent Steel proseguirono come tali; al timone, ancora per un po’, Garcia e Versailles e lo stesso Chuck Profus che non era riuscito a portare a termine l’ottimamente avviato progetto Pontius Prophet. Al fianco di Father Damien.

Per qualche motivo, ancora per un po’, John Cyriis li avrebbe lasciati fare; li avrebbe lasciati autodistruggersi con le loro stesse mani, visto il riscontro dell’ultimo album Alienigma che sancì la separazione da Bruce Hall. Poi si entra nell’ambito dei libri di Storia: la reunion con John Cyriis, la separazione dalla formazione storica che si riformerà con il sobrio moniker Masters of Metal, e tutto quanto il resto.

Order of the Illuminati parte maluccio, tirato e banale come indicato dalla primissima Avenger, classico esempio di quel thrash metal anni Duemila in cui le canzoni erano composte da due riff di numero in completa assenza di tremolo picking. Dopodiché si risolleva, i brani di spicco non mancano e l’elemento caratterizzante risulta essere la produzione particolarmente moderna. Bella la coppia in apertura formata da Ten Fists of Nations (il miglior Bruce Hall è qui sopra) e da Earth Under Lucifer.

Nota a margine: dopo una parentesi su Candlelight, l’album uscì per la nostrana Scarlet Records. (Marco Belardi)

2 commenti

Scrivi una risposta a weareblind Cancella risposta