Inseguire i nemici mentre fuggono con i MEGATON SWORD – Might & Power

Anche solo a guardare la copertina (di Paolo Girardi!!!) un’idea di dove possano andare a parare gli svizzeri Megaton Sword ce la si può fare. Quella specie di scarrafone scheletrico steso come una piattola sul sarcofago in primo piano pare proprio la versione Gollum del fu glorioso occupatore di trono di One Foot in Hell dei Cirith Ungol. Direi che già con questa osservazione ce la siamo cavata coi riferimenti. E infatti gli elvetici suonano metallo epico più che tradizionale, NWOTHM per qualcuno, e direi che si collocano, rispettosi dei modelli anni ’80, sulla scia dei campioni sword & sorcery odierni (Eternal Champion, Visigoth, Gatekeeper). Due anni fa, il precedente Blood Hails Steel – Steel Hails Fire, nonostante le splendide intenzioni, non ce l’aveva fatta a conquistarmi del tutto. Stavolta il salto si nota. Might & Power suona decisamente più coeso, convinto e convincente. Dice la sua, insomma. Se cercate perfezione ed emozioni straripanti, tanto da ridurre voi in lacrime e i vostri nemici in brandelli, ecco, forse no. I Megaton Sword non sono (ancora) a quel livello. Ma ci si stanno avvicinando.
Tutta la prima parte del disco, solidissima, non lascia indifferenti. Una traccia di apertura dura ed innodica, forse il ritornello migliore del disco (The Raving Light of Day), un assalto power all’arma bianca che giustifica più di tutte le altre il confronto col campione eterno (Iron Plains), un possibile singolo (Power), una bolgia sassone sotto palco (Cowards Remain), una specie di semiballata d’atmosfera e malinconia fantasy (Raikaszi). Cinque brani in successione, tutti diversi tra di loro, solidi, ben riusciti. Arrangiamenti convincenti. La produzione, moderna, pulita, potente, riesce ad evitare l’effetto plastificato. In campo di power cazzuto ed epico mi viene a tratti di confrontarli con i Grand Magus di oggi. Preferisco gli svizzeri, ve lo dico. Hanno più varietà e freschezza.
Mancherebbe poco per far fare a Might & Power quel salto di qualità ulteriore da renderlo un riferimento immediato per tutti i competitori. Ma comunque di sicuro la scena non può ignorare ora i Megaton Sword. Magari aiuterebbe maggiore personalità, o magari anche solo dei solismi più ispirati (gli assoli di chitarra non sono il piatto forte). Però basterà forse solo attendere il prossimo passo, perché in realtà già qui, in chiusura, abbiamo avvisaglie di una band ancora più interessante. Babe Eternal non è un brano che vi aspettereste da una band giovane e barbara. Non ve la aspettereste in un disco che imposta parecchio sui muscoli. La voce di Uzzy Unchained lascia i panni esclusivi dell’urlatore, interpreta un brano sentito, sfaccettato, un’altra semiballata, questa volta quasi blues, prevalentemente su tempi medi, guidata da un pianoforte elettrico che trasfigura gli svizzeri e trascina Conan il barbaro per le strade notturne di una metropoli americana. Un corto circuito, una specie di Virgin Steele meditabondi, all’alba, sulla spiaggia di Coney Island, a riflettere sulla notte di guerra appena passata. Atene e Micene sono lontane, le ferite di cuore e di strada no. Gran pezzo, questo qua. Potranno crescere ancora, i Megaton Sword. Intanto godiamoci Might & Power che è comunque parecchia roba. (Lorenzo Centini)