Avere vent’anni: GORATORY – Orgasm Induced Diarrhea

Titolo aulico come pochi altri (bisogna comunque considerare che i membri dei Goratory erano appena adolescenti quando incisero questo loro secondo album), Orgasm Induced Diarrhea è un notevole disco di brutal death tecnico che tuttavia non arriva alle esasperazioni masturbatorie di svariati gruppi moderni che mettono la tecnica in primo piano e per i quali tutto il resto – struttura dei pezzi, comprensibilità dei riff, compressione dei suoni, produzione eccetera – è irrilevante. La musica dei Goratory è vieppiù brutale e selvaggia ma un certo gusto per la composizione di riff persino orecchiabili, pur se adattati a un contesto tanto estremo, i ragazzi ce l’hanno sempre avuta nel sangue (marcio). A volte si ha quasi l’impressione che i quattro di Boston tengano il freno a mano tirato, che avrebbero potuto suonare musica assai più complessa e, allo stesso tempo, più pesante e meno digeribile per chi da un disco brutal vuole solo un po’ di sane mazzate senza doversi complicare troppo la vita. Il successivo Rice on Suede, per esempio, è già di gran lunga più arzigogolato, mentre Orgasm Induced Diarrhea è più spontaneo, meno ridondante e, per quanto mi riguarda, assolutamente più godibile.
Ho mollato il brutal death da un pezzo, un tempo mi divertiva da matti ma l’invasione di migliaia di gruppi tecnicamente superdotati il cui unico obiettivo è sfoggiare la propria abilità agli strumenti a un certo punto mi ha rotto le palle, tanto da farmi smettere di seguire il genere. Anzi, ho venduto una discreta quantità di CD per far posto ai continui nuovi arrivi. Mai e poi mai avrei però (s)venduto i dischi dei Goratory, ancora piacevoli da ascoltare dopo tutti questi anni anche se proprio una volta ogni tanto, non assiduamente. Il batterista è un grande, sempre in cerca di nuove trovate, di nuovi fill per variare, spezzare e complicare le sue parti impreziosendo così tutti i pezzi, quasi costringendoti a riascoltarli più volte di seguito per arrivare a capire cosa diavolo gli stesse passando per la testa in quel momento. Il bassista si cimenta addirittura con lo slapping, non usuale per un gruppo di brutal death metal estremo. Il cantante grugnisce versi porno-grind-gore con convinzione assoluta regalandoci una prestazione putrefatta di assoluto livello. Dei riff nitidi, netti e sorprendentemente puliti si è già accennato.
Orgasm Induced Diarrhea sfiora l‘eccellenza, i Goratory sono uno di quei gruppi che consiglierei a un neofita che vuole avvicinarsi al brutal death, tecnici quel giusto che basta senza eccessi barocchi, creatori di partiture interessanti e coinvolgenti senza risultare pesanti o stucchevoli. Il disco dura 45 minuti, forse un tantino troppi col senno di poi, ma, anche riascoltandolo dopo parecchi anni, non saprei proprio quale brano eventualmente eliminare dalla scaletta. Colpa mia, per il brutal non vado più matto come una volta ma i Goratory li ho adorati ed un buon motivo c’è. Sono ancora attivi: dopo una pausa ultradecennale hanno pubblicato nel 2020 il quarto album Sour Grapes. (Griffar)