Avere vent’anni: THY PRIMORDIAL – The Crowning Carnage

Strani caso, quello dei Thy Primordial. Oramai sono quasi del tutto dimenticati, nonostante una ventina d’anni fa avessero raggiunto un discreto seguito; la loro fama è sempre stata offuscata da quella di Dissection, Marduk e Dark Funeral, tutt’oggi considerati le punte di diamante del black metal svedese. Non a torto, certamente, ma, poco al di fuori di questa elite, una cerchia di gruppi parimenti eccezionali suonavano musica della madonna e di tutti i cristi santi senza ottenere chissà che gratificazione per il loro notevolissimo valore. Non mi stupirei se oggi, febbraio 2022, alcuni di voi dicessero: ”Thy Primordial? E chi sono?”. Avvilente, ma non distante dalla verità. Gruppi come Sohrin, Malign, persino i Dawn del capolavoro inarrivabile Slaughtersun vengono di solito considerati gruppi di seconda fascia, minori, musica della quale si può fare a meno. Credo che in tutto il pianeta l’unico a dire che Slaughtersun sia migliore di Storm of the Light’s bane sia io, ma va bene così. Ebbene, giusto per fare un esempio, su quel disco ci suona Morth, che è stato il batterista dei Thy Primordial fin dagli albori della loro storia nel lontano 1994 e fino alla loro fine nel 2005.

The Crowning Carnage è il quinto episodio della loro carriera, escludendo il sette pollici Kristallklar Vinternatt (che rimane uno dei migliori pezzi black metal mai composti da essere umano, e tale rimarrà in saecula saeculorum), nonché il penultimo in assoluto e l’ultimo con la formazione originale perché dopo questo il cantante Isidor abbandonò. Ci offre esattamente quello che noi fan ci aspettavamo da un disco dei Thy Primordial: una manciata di canzoni (otto, per la precisione, più una simil-outro) che spaccano dal primo all’ultimo secondo mettendoci dentro un’anima e una cazzimma che raramente si ritrovano in quelle produzioni odierne dove sembra che i membri del gruppo facciano tutti il loro compitino per poi scatenarsi sui social a dimostrare di averlo più duro degli altri. Tutta fuffa. Qui di fuffa non ce n’è manco l’ombra invece; nei primi tre brani c’è tutta la loro storia condensata, quasi a voler dire: siamo noi, siamo i Thy Primordial, siamo svedesi, suoniamo black metal e abbiamo una gran voglia di rompervi il culo. Subterranean Carnality, Genuine Hatred e Icon Retribution da sole valgono tutto l’album, perché ci trovate tutto quello che i ragazzi hanno sempre suonato e cioè fast black metal melodico armonizzato alla grande. E poi i riff, ragazzi, questi carnefici sapevano come scrivere un riff con le palle al tungsteno ed arrangiarlo per fare in modo che restasse in testa per giorni, mesi, anni. Dal blast beat fino al passaggio acustico, dal riff melodico in mid tempo all’up-tempo così fottutamente coinvolgente e d’effetto, tutto ciò che è passato alla storia sotto l’egida swedish black metal qui lo trovate ai massimi livelli; senza trascurare il fatto che tecnicamente i ragazzi sono dei maestri e che la produzione dell’album è vicina all’eccellenza. A mio parere sono i Dark Funeral che negli ultimi due dischi si sono ispirati ai loro suoni e non viceversa.

I pezzi sono un po’ più brevi rispetto a quelli del precedente The Heresy of an Age of Reason, siamo tra i quattro e i sei minuti al massimo e questo rende il disco filante, immediato, impattante come sempre si dovrebbe in questi casi; in quella che ho definito una simil-outro, Destroying the Idea of a God, hanno anche sperimentato qualche sonorità diversa, più in stile elettronico/industriale tipo il terzo album dei Malignant Eternal, ma è un episodio abbastanza isolato perché tutto il resto dell’opera altro non è che puro, adamantino black metal svedese. Con riff mostruosi, melodie da enciclopedia della musica, aggressività ai massimi livelli e genuina voglia di distruggere tutto quanto. Anche loro li abbiamo persi troppo presto, nonostante se la giocassero alla pari con tutti i mostri sacri. Soprattutto mi scoccia non averli mai visti dal vivo, m’immagino la carneficina nel pit. Sì, perché l’impressione finale è che tutti i pezzi che i Thy Primordial hanno composto siano stati studiati per rendere al massimo in dimensione live, non dubito che sia stato così ed anche per questo i Thy Primordial meritano un posto d’onore nella storia del black metal. Tutti i dischi sono una favola, se volete cominciare con questo non ne resterete delusi e poi si trova nel mercato dell’usato a prezzi più che abbordabili: saranno soldi ben spesi. E buon headbangin’. (Griffar)

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