Avere vent’anni: SONATA ARCTICA – Silence

Aspettavo questo momento da quando abbiamo deciso di iniziare questa rubrica, ormai sei anni fa. Questa non sarà una recensione normale, ma un’ammenda: certo, ormai sono passati tanti anni dall’uscita di Silence, e poche persone ormai si ricorderanno di quello che scrissi all’epoca, ma mi sento comunque di rimediare.

Vent’anni fa recensii Silence per Metal Shock e lo stroncai. Voto 3. Le motivazioni erano varie e non credo importi più niente a nessuno, comunque così fu. Scrissi che, se avessimo chiuso un tizio in una stanza per un mese con la discografia degli Stratovarius, alla fine quello avrebbe composto un disco uguale a Silence; concetto che stava comunque in piedi, e me lo confermò anche Tony Kakko quando glielo dissi (ci tenni a scusarmi personalmente anche con lui, che si fece una risata e mi disse che era tutto vero). La differenza principale però è che qui le chitarre sono messe in ultimo piano, sullo sfondo. Praticamente nei Sonata Arctica le chitarre quasi non esistono, su un piano compositivo e strutturale. Non prendete questa affermazione in senso letterale, ma non è comunque un caso che questa caratteristica sia diventata sempre più evidente col tempo.

Nel debutto Ecliptica non era proprio così. Non è che fosse un disco dei Karma to Burn, però la cosa era più edulcorata. Qui invece crollano proprio i freni inibitori e tutto si basa su tastiere e batteria sparata a tremila che sorreggono le melodie vocali. Questo deriva dal fatto che i Sonata Arctica sono praticamente un progetto solista di Tony Kakko, e Tony Kakko è un tastierista, però per arrivare a fare una cosa del genere ci vuole parecchio coraggio (in senso positivo o negativo, dipende dall’opinione che si ha del gruppo).

Detto ciò, dato che come diceva uno dei più grandi filosofi del Novecento, Eugenio Fascetti, “solo le mucche non cambiano mai opinione”, nel giro di tre anni il mio parere sul disco cambiò radicalmente. Quindi posso finalmente affermare con la massima onestà che all’epoca avevano ragione gli altri, e io torto: Silence è un disco della madonna, e questa caratteristica di fondare tutto su tastiere e batteria per qualche motivo funziona perfettamente. La batteria è mixata a volumi altissimi, e viene resa la vera arma in più del disco dall’interpretazione di Tommy Portimo, il cui approccio valorizza ogni singolo passaggio. Le tastiere ammantano il tutto di un’atmosfera freddissima, glaciale, finlandese fino al midollo, che di quelle zone rappresenta non solo il clima ma anche la triste asocialità degli abitanti; un’atmosfera che quando le melodie tendono all’allegrotto sembra natalizia, ma che nelle fasi più malinconiche diventa disperante e asettica.

Nonostante il casino più o meno continuo di doppio pedale, fill sul rullante e strilli acuti, il vero protagonista del disco è il silenzio dei paesaggi innevati finlandesi con densità abitativa nulla, il silenzio di morte che avvolge panorami bianchi che tutto inglobano in sé e nulla danno in cambio, il silenzio che è ciò da cui quei popoli rifuggono e allo stesso tempo senza il quale non potrebbero esistere. Raramente un moniker ha rappresentato così bene l’essenza di un gruppo: non si poteva proprio scegliere nome migliore di Sonata Arctica.

Non consiglio però assolutamente l’ascolto dell’album a chi non sia un appassionato sincero del power metal di quegli anni. Silence in questo senso è un disco estremo, e se già gli Stratovarius vi facevano schifo evitate ad ogni costo di ascoltare quest’album perché vi esploderebbero le orecchie. In confronto i Rhapsody sono pesanti e claustrofobici come i Pantera; ma questo sia inteso solo in senso strettamente musicale, non da un punto di vista lirico e concettuale: qui non ci sono draghi, storie fantasy e sagre paesane, ma solo malinconia, pessimismo, depressione, voglia di morire e/o di uccidere qualcuno. Perché i Rhapsody avevano i fiumi, i laghi, the king, the land, the mountains, the grilled sausages, mentre i Sonata Arctica trasmettevano solo l’indifferenza della terra ricoperta di neve che inghiotte tutto in silenzio. Voto: 10 (barg)

 

 

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