Un altro culto: Voland – III: Царепоклонство – Il culto degli Zar

La croce uncinata stringeva la città in una morsa di ghiaccio e acciaio

Casualmente, a stretto giro da Il culto del fuoco dei Dyrnwyn esce Voland III: Царепоклонство – Il culto degli Zar, terzo EP dei Voland, duo bergamasco che, come avrete intuito, è abbastanza fissato con la storia della Russia – lo stesso nome del gruppo è un riferimento letterario a Michail Bulgakov.

Il primo gruppo che riportano subito alla mente sono, anche solo leggendo queste prime righe e per ovvie ragioni, i Dark Lunacy. Anche qualche tematica comune ha trovato la sua eco negli album di entrambi: se per esempio l’ottimo The Diarist era un concept dedicato all’assedio di Leningrado, anche i Voland hanno dato voce alla stessa epopea, su scala più piccola, in Leningrad, canzone del loro primo e omonimo EP del 2008 – canzone da cui è tratto peraltro il verso citato a inizio articolo e che è stata riregistrata live in studio e inserita in coda a questo album. Ma le similitudini finiscono più o meno qua.

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Se infatti i primi, quando si sono lasciati ispirare dalla Santa Madre Russia – e purtroppo non è capitato spessissimo – si sono concentrati soprattutto su tematiche belliche legate alla Grande guerra patriottica, la fascinazione dei secondi è più a 360 gradi, come dimostrato da questo loro ultimo EP. Inoltre, da un punto di vista stilistico, i Voland sono partiti da un black metal a tratti quasi classico, al quale hanno aggiunto man mano elementi sinfonici (mai eccessivi) e una matrice più vicina al death metal – tanto che talvolta mi ricordano quasi di più gli ultimi Septicflesh. Le quattro canzoni qui presenti in particolare spaziano tra varie atmosfere, con rallentamenti e accelerazioni, ma riescono sempre e comunque a mantenere un costante afflato epico. Vengono poi completate in chiusura da due vecchie canzoni, la già citata Leningrad e la fantastica Dubina, forse la migliore composizione della loro carriera (ascolterei gli ultimi minuti all’infinito).

Sarebbe stato bello poterli assaporare finalmente sulla lunga distanza e in forma più compiuta dopo tanti anni (i loro due EP precedenti Voland e Voland 2 sono rispettivamente del 2008 e del 2017). Il fatto che con Voland III dobbiamo accontentarci di solo quattro nuove tracce la dice lunga sulla qualità del lavoro. La grande mancanza di questo album, ed è davvero un sommo dispiacere constatare una leggerezza tale, è che sia uscito l’8 maggio e non il 9 maggio, ovvero nella Giornata della vittoria come si festeggia in Russia – e come d’altronde avevano fatto i Dark Lunacy con The Day of Victory. (Edoardo Giardina)

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