Avere vent’anni: THE BERZERKER – s/t

Earache in sofferenza dal 1994 ormai; non sa più cosa inventarsi per restare al passo coi tempi, proprio l’etichetta che più di ogni altra i tempi ha saputo precorrerli, plasmarli a proprio piacimento, molto prima e molto meglio di chiunque altro, con una serie di nomi che ancora oggi fa tremare i polsi – nomi che hanno letteralmente definito un’epoca, dai Napalm Death ai Godflesh ai Carcass ai Repulsion ai Cathedral agli Entombed ai Morbid Angel ai Naked City ai Bolt Thrower ai Fudge Tunnel agli O.L.D. ai Pitchshifter e potrei andare avanti per giorni.

Troppo importante l’eredità di intere discografie in grado di cambiare la percezione del mondo e delle cose del mondo per mantenere a lungo lo standard, a meno di azzeccare sempre il passo successivo; sfortunatamente, e da un pezzo, non è più questo il caso. Ultimi sussulti di vita nel 1995 con la compilation “Corporate Rock Wars”, Pain dei Dub War, soprattutto l’omonimo dei Misery Loves Co. – le ultime grandi band Earache – poi il collasso, inaugurato con Diatribes dei Napalm Death dalla bruttezza ultraterrena e costellato da ciarpame via via sempre più inerte di vecchie glorie allo sfascio (gli Scorn oltre l’autismo di Mick Harris da solo, il ripugnante Ultraviolence che per ragioni incomprensibili è stato ‘famoso’ per cinque minuti) e una parata di schifezze “nuove” da far scappare via urlando anche un sordo – Pulkas, Janus Stark, altri gruppi di cui oggi non hanno memoria neppure i musicisti stessi.

Nel 2000 la nuova infornata di robaccia nel tentativo sempre più disperato di tornare ai fasti dei vecchi tempi: l’apertura della sotto-etichetta Wicked World, dedicata a “nuove forme di metal estremo” (ad oggi un solo vero capolavoro, The Negation dei Decapitated, 2004), sotto Earache invece altri gruppi all’esordio. The Berzerker è la testa di serie. Mistero assoluto sull’identità dei componenti, maschere deformanti da far sembrare gli Slipknot una manica di pivelli, un video bandito da ogni canale televisivo perché causa attacchi epilettici, un altro censurato per ¾ della durata tipo Closer dei Nine Inch Nails: è Reality, il pezzo con cui parte The Berzerker, pubblicizzato a colpi di mezze pagine in bianco e nero su tutte le riviste di settore come l’ultima frontiera per la musica estrema, lo scarto in avanti dal paleolitico al neolitico.

In effetti, Reality terrorizza: 79 secondi di bombardamento neuronale tra gabba-grind violentissimo e immagini che si possono soltanto intuire, nascoste per la maggior parte da una schermata nera con su scritto “IMAGE CENSORED” in bianco a caratteri cubitali, ogni tanto il grugno di un’abominevole creatura che compare a tradimento in flash alla Pazuzu ne L’Esorcista di Friedkin. Ma il vero labirinto in cui perdersi è il testo, ad avere voglia di fermarsi a leggerlo (perché di sicuro dalle vocals mugghianti ipervelocizzate non si carpisce manco mezza sillaba), capolavoro di sintesi e lucidità nell’affrontare l’orrore e saper dirne poi dove convergono Rimbaud, Huysmans, Cioran alla sessantesima notte consecutiva di veglia, Musil se fosse rimasto vivo abbastanza per completare L’Uomo senza qualità, qualche semidio sciroccato e malvagio dal più angosciante dei romanzi di Philip Dick, tutto insieme, a una potenza di fuoco che annichilisce.

Un mondo senza sostanza che si sente così superiore
Menzogne e vite inutili mi avviliscono
Dovrei piangere il genere umano o vivere a pieno la mia vita per essere libero da un dolore che comunque rivorrò indietro?
Così per essere tutt’uno con l’uomo devo mentire a me stesso, ma ogni sforzo è vano perché la mia vita è solo la mia
Ho visioni di mondi imparagonabili
I miei inutili tentativi di camminare su questa terra senza vergognarmi di essere umano

Sta tutto lì, il disco e la carriera di The Berzerker sarebbe stato molto meglio si fossero limitati a quel minuto e 19, avrebbe avuto senso così. Purtroppo invece la portano avanti per altri trentanove e rotti, rendendo il resto dell’ascolto una prova di resistenza, un supplizio per tutti i motivi sbagliati: suoni orripilanti, la produzione peggiore di sempre dopo l’incomprensibile Anthems to the Welkin at Dusk degli Emperor (dove pure non si capisce un cazzo, ma lì in compenso i pezzi c’erano), una sequenza interminabile di assalti sonici tutti uguali, chitarre grugniti scarichette elettroniche e drum machine nemmeno troppo molesta, la noia che, dopo l’ancora accettabile Forever, si espande fino a invadere ogni pertugio dell’esistente.

The Berzerker rimane ancora oggi una pietra miliare per chi frequenta il genere speedcore, ma lì l’utilizzo è strumentale per farla salire prima; senza droghe, è poco meno di una scoreggetta noise che per qualche incomprensibile motivo è piaciuta ai metallari abbastanza da far sopravvivere il gruppo altri quattro dischi e, dallo scorso anno, addirittura la reunion. (Matteo Cortesi)

3 commenti

  • Ricordo bene il video di “Reality” che girava perfino su TMC2 (ex-Video Music). I Berzerker sono una di quei progetti bellissimi da vedere, fecero un certo scalpore, ma per la loro stessa natura erano destinati a durare poco. Il fatto che abbiano continuato con lo stesso modello li ha resi un esperimento fine a se stesso.

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  • Sentii un disco loro, non ricordo quale.
    Veloci erano veloci, ma faticavo molto a trovarci qualunque altro tipo di attrattiva. Che ci fosse un video musicale che accompagna un loro brano ben fatto lo scopro solo oggi. Dopo lo cerco.

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  • anch’io me li ricordo. uno schifo assoluto, pochezza di idee sciolta come neve al sole dopo il primo videoclip. Lontani anni luce da qualunque cosa si possa esprimere con il grindcore.

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