Avere vent’anni: DYING FETUS – Killing On Adrenaline

Era il 1998, e mentre gli Oasis dei fratelli Liam e Noel godevano dell’enorme successo di Be Here Now e di singoli del calibro di Don’t Go Away – ovvero una merda che avrebbe tormentato la mia tarda adolescenza fino a farmeli odiare – ebbi la fortuna di conoscere il Gallagher giusto, John dal Maryland.

A dire il vero il mio primo impatto con i Dying Fetus fu una mp3 associata al gruppo sbagliato, i Cradle Of Filth. Tutti quanti sapevano che in passato la band di vampiri suonava una sorta di thrash/death di bassa lega, e che portò alla pubblicazione di trascurabili demo come Invoking The Unclean. Io quella roba non l’avevo mai ascoltata, e più o meno in quel periodo mi fu spacciato quel file che, a detta di un amico, attestava quanto i Cradle Of Filth in gioventù suonassero un death metal semplicemente assurdo. Non era fisicamente possibile per svariati motivi: innanzitutto il nano alla voce non era in grado di growlare in quel modo e l’avrebbe suo malgrado dimostrato per anni; in seconda battuta nel 1992 il death metal era quello di Imperial DoomTomb Of The Mutilated, e per quanto quella registrazione fosse perfettamente contestualizzabile con quel periodo storico, occorreva indagare per capire chi cazzo fossero i finti Cradle Of Filth che mi ero ritrovato per le mani perché, giuro, nel 1998 non era per niente banale ascoltare qualcosa del genere. 

I Dying Fetus del debut Infatuation With Malevolence furono la agognata risposta, quelli che pochi anni dopo sarebbero maturati ad oltranza e fino a esplodere con questo Killing On Adrenaline, uno di quei salti temporali che un disco ti fa fare quando, a distanza, ti rendi conto che quel giorno era come se avessi ascoltato un piccolo pezzetto di futuro. Tanto che uscirono fuori i soliti fiumi di etichette, da death metal ad hardcore, passando per brutal o grind, e tutto era giusto come tutto era sbagliato. La certezza era che questi qua cantavano come gli pareva – la coppia Gallagher/Netherton, naturalmente – e avevano un batterista che faceva semplicemente spavento, chiamato Kevin Talley, e che a breve sarebbe pure diventato ancora più capace e dotato di estro, fantasia, tecnica sopraffina. Killing On Adrenaline avrebbe meritato una produzione da gruppo già consolidato ma non fu così, ed anche per questo lo troviamo soggiogato dall’inarrivabile Destroy The Opposition e da Stop at Nothing (il primo dopo lo split che generò i Misery Index e il buonissimo Retaliate), ma a mio parere non è così inferiore rispetto ad entrambi. E soprattutto, oltre a quel capolavoro di songwriting che è Procreate The Malformed, qua c’è un pezzo intitolato Kill Your Mother / Rape Your Dog che suppongo ogni appassionato di musica estrema abbia menzionato decine di volte anche solo per il titolo.

Altro terremoto nell’anno di debutto degli Skinless e del primo LP dei Nile: tutto stava cambiando, io avrei continuato a preferire il passato ma non posso non ammettere quanto fossero enormi le palle di questa gente qua. (Marco Belardi)

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