Video Game Diaries: Viaggio al centro della decima arte

41n9avopw-l-_sx355_bo1204203200_Ricordo che ad iniziarmi al mondo dei videogiochi fu un mio cugino, che qua per comodità chiameremo Cugino #1. Ricordo anche che nello stesso periodo suo fratello – nonché mio cugino, che qua per comodità chiameremo Cugino #2 – mi introdusse al mondo del metal. Da un punto di vista musicale ringrazio ancora il Capro che le cose siano andate in questo modo e non viceversa. Se fosse andata altrimenti in questo momento probabilmente sarei con il primo a fare powerlifting in palestra mentre ascoltiamo i Manowar. Almeno il secondo mi aveva aperto un mondo intero passandomi un po’ di roba di Pantera, Death, Testament, Slayer e Black Label Society. E mi ritengo molto fortunato visto che un altro cugino, Cugino #3, aveva le pareti della camera tappezzate di foto di Fabio Lione autografate dallo stesso.

Posso ritenermi fortunato anche da un punto di vista videoludico, altrimenti starei ancora giocando a Sonic con il Sega Mega Drive. Cugino #1 invece, prima ancora che entrassi nella pubertà, cominciò a sommergermi di videogiochi. I regali più azzeccati furono probabilmente The Elder Scrolls III: Morrowind e Neverwinter Nights, entrambi giochi di ruolo fantasy medievali e parti di serie che seguo tuttora. Ciononostante credo che non sia necessaria la storia personale di nessuno (tantomeno la mia) per dimostrare che la sottocultura nerd e quella metal spesse volte si incontrano. Ne possono uscire mostri di asocialità rari come il mio amico che si imparava alla chitarra le colonne sonore di tutti i Final Fantasy e che per hobby creava forum online dove giocare a D&D. Oppure discografie interamente (o in buona parte) ispirate al Signore degli anelli, prima tra tutte quella dei Summoning. O ancora meglio – si fa per dire – gruppi che si ispirano all’universo di Warhammer, di cui tra l’altro la Creative Assembly ha appena fatto uscire uno strategico in tempo reale.

Purtroppo Video Game Diaries: Viaggio al centro della decima arte non esplora i punti di contatto tra le due sottoculture. Per quanto riguarda il mondo del Signore degli anelli, l’hanno fatto Fabrizio Giosuè e (subito dopo) Stefano Giorgianni con Tolkien Rocks: Viaggio musicale nella Terra di mezzo e J.R.R. Tolkien, il signore del metallo: L’immaginario tolkieniano nel panorama heavy metal, dal black al power, usciti rispettivamente per Arcana e Tsunami. Ma non è questo lo scopo di Veronica La Peccerella. L’autrice cerca piuttosto di fornirci una guida all’esteso mondo dei videogame per dare dignità alla vasta sottocultura che rappresentano. E in questo riesce sicuramente meglio delle autobiografie di youtuber e “gamer” italiani di cui la Mondadori va ghiotta, ultima ma non più importante Io, me e me stesso di Cicciogamer89.

Lo stile è apprezzabilmente ironico e scanzonato e il libro cerca di mostrare tutti quei contatti tra cultura bassa (come di solito vengono considerati i videogiochi) e cultura alta: letteratura, arte, filosofia e musica le più importanti. Da come la scrittrice parla della serie di Mass Effect della Bioware – prossimo episodio in uscita a marzo 2017 – si percepisce una predilezione soprattutto per l’aspetto narrativo. Personalmente mi trovo d’accordo e non a caso ho amato Dragon Age: Origins: altro gioco di ruolo ad ambientazione fantasy medievale degli stessi sviluppatori, ha poi dato vita a una serie di libri e di fumetti di buona qualità. Nonostante un capitolo sulle colonne sonore più belle dei videogiochi, il libro della Peccerella non dà molto risalto all’aspetto musicale, quello che dovrebbe attirare di più i lettori di questo blog. Tuttavia gli spunti interessanti sono molti, e sono sicuro che tra di voi ci saranno molti nerd. E tuttalpiù comincerete a giocare a Goat Simulator:

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