OBITUARY – Inked In Blood (Relapse)
Considerai (e considero tutt’ora) Darkest Days un’accozzaglia male assortita di poche e scadenti idee tenute insieme con il nastro adesivo da parte di una band che sembrava ben avviata verso il declino. Li vidi anche in sede live pochi anni più tardi e compresi dov’era il problema, o almeno una parte di esso: Ralph Santolla. Un uomo che definire fuori luogo in una band come questa è dire poco e che ha avuto il “merito” di aver fracassato non uno ma ben due act fondamentali per questo genere: Deicide e Obituary. Intendiamoci, i Deicide non godevano di buona salute già da diversi anni e gli Obituary si stavano poco a poco risollevando dopo un lungo stallo e magagne assortite, quindi immaginatevi quanto può avermi fatto piacere vederli interrompere il concerto a metà scaletta (concerto che per inteso stava andando benissimo, tutto focalizzato intorno ai brani storici) per dare la possibilità a quel panzone di ammorbare la platea con 15 minuti (quindici minuti) di assoli e scale, manco fossimo a una clinic di Malmsteen.
Fatto sta che, dopo Darkest Days e il precedente Xecutioner’s Return, consideravo la band dei fratelli Tardy pressoché finita. Quando Ciccio Russo mi segnalò l’uscita di un nuovo album a nome Obituary mi ero già preparato il secchio per vomitare e invece, dopo alcuni ascolti, posso dire che Inked In Blood si fa rispettare. Quadrato, diretto al punto e ben suonato, nulla di eclatante o per cui valga la pena strapparsi i capelli ma, ripeto, questi era da quasi un decennio che non azzeccavano un disco quindi mi posso pure accontentare. Stilisticamente siamo dalle parti di Frozen In Time, che non è l’apice compositivo degli Obituary ma non è nemmeno un brutto lavoro. Ora, io non so se questo ritorno in carreggiata sia dovuto al fatto che il panzone di cui sopra non è più dei giochi oppure è perché, avendo loro pubblicato il disco grazie a un’operazione di crowd-funding, non conveniva loro rifilare una sola ai fan se non volevano ritrovarseli davanti a casa. Non lo so e non mi interessa. A me basta sapere che i Tardy e Co. sono ancora in circolazione, e che finalmente Obituary non è più sinonimo di ‘stracciamento di palle’.
non so perchè tutto sto astio per santolla. vero che negli obies era fuori luogo, ma stench of redemption dei deicide rimane un gran disco.
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Santolla è uno dei più grandi minchioni che abbia mai visto live, con loro era scazzatissimo, supponente e pure una sega alla fine.
Dire che era fuori luogo è un eufemismo.
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