Back from the dead: CENTINEX

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Nonostante sia ormai più semplice contare i gruppi che non si sono ancora riformati piuttosto che quelli tornati dalla tomba, la resurrezione dei Centinex non me l’aspettavo proprio, anche perché i loro membri sono stati tutt’altro che con le mani in mano dopo lo scioglimento, avvenuto nel 2006. Il bassista Martin Schulman aveva fondato subito dopo gli splendidi Demonical, molto apprezzati da queste parti e già autori di ben quattro dischi, uno più tritaossa dell’altro (se non ve li siete mai filati, iniziate dal penultimo Death Infernal). Il chitarrista Johan Jansson e il batterista Kenneth Englund (che era però già uscito nel 2003 per lasciare spazio a Ronnie Bergerståhl, poi entrato nei Grave dopo un breve passaggio negli stessi Demonical… Sempre un casino con ‘sti svedesi, neh?), invece, avevano scelto di riesumare la loro band pre-Centinex, gli Interment, pubblicando nel 2010 il loro primo (e finora ultimo) full, il marcissimo Into the crypts of blasphemy, una madeleine all’insegna della vecchia scuola più purulenta, tra vecchi brani risuonati e altri registrati per l’occasione. In onore dello spirito da vecchia rimpatriata tra amici che caratterizza l’operazione, chiamano pure Schulman a suonare il basso. Ok, se non ci state capendo niente, forse è il caso che vi fermiate a prendere appunti.

Fatto? Bene. Siccome Schulman ed Englund con appena sedici gruppi a testa si stavano annoiando a morte, hanno pensato bene di mettere in cantiere un nuovo album a nome Centinex. Alla voce non c’è più Jansson, impegnato a tempo pieno come chitarrista degli Entombed A.D. Al suo posto troviamo Alexander Högbom degli October Tide. Per coprire il posto vacante alle sei corde, dato il forfait di Jonas Kjellgren, Schulman si è invece portato dietro il cantante dei Demonical Sverker Widgren, che nel tempo libero sbraita pure con i Diabolical. A questo punto ci si domanda come faccia Widgren a gestire due gruppi che suonano praticamente il medesimo genere e si chiamano quasi allo stesso modo senza confondersi. Magari il sabato mattina esce di casa per andare a provare con i Diabolical, in saletta non trova nessuno, aspetta due ore invano, torna a casa incazzato per la perdita di tempo, si fa un trombone per calmarsi e, proprio mentre si apprestava ad affrontare la nuova serie di House of Cards, lo chiama Schulman, incazzato nero a sua volta:

Sverker, dove cazzo sei?

Bellalì, Martin, e niente, sto a casa, stavo per iniziare la seconda stagione di House of Cards, lascia perdere, oggi mi sono svegliato alle otto per andare a provare con i Diabolical e al box non si è presentato nessuno, ‘sti drogati del cazzo. Avevo montato pure le catene da neve nuove.

Il drogato sarai te, maledetto fattone, oggi c’avevi le prove con noi!

Con i Centinex? Ma se abbiamo suonato ieri! Ti sei già finito la grappa di muschi e licheni che ti ho portato? Da quando Liselotte ti ha piantato stai bevendo troppo, onesto.

No, con noi DEMONICAL, testa di cazzo, non con i DIABOLICAL. Ma come fai a sbagliarti ogni volta? Due gruppi così diversi… Stavolta mi hai fatto proprio incazzare. Ora ti dico che succede nella prima puntata della seconda stagione. Dunque, Frank Underwood dà appuntamento a Zoe in metropolitana…

NO, NO, NO, senti, ti dico un segreto, so perché Liselotte ti ha lasciato…

E vuoi che non lo sappia? Si stava scopando Dan, il bassista dei Diabolical, quella baldracca.

Ambé, vedi, si era confusa anche lei.

Sverker, vaffanculo.

Dopo questa intercettazione fornitaci da Pio Pompa che, caduto in disgrazia dopo l’inchiesta P4, è stato costretto a riciclarsi lavorando per Metal Skunk, sentiamoci i due pezzi anticipati finora, che promettono non bene ma benissimo. Soprattutto questa Moist purple skin, un brano da manuale che manda a casa in lacrime tutti gli epigoni più o meno validi venuti fuori nel frattempo:

Meno groovosa ma ancora più truculenta, pure When bodies are deformed spacca lo spaccabile:

Redeeming Filth esce tra un mesetto su Agonia Records. Non vediamo l’ora.

 

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