ORCHID //TROUBLED HORSE @Traffic, Roma, 14.05.2013

Orchid@TrafficA pochissimi giorni dal revival heavy a cura dei Pagan Altar, si ritorna sul luogo del delitto per un nuovo appuntamento con suoni d’altri tempi. Una serata attesa da mesi che mitiga in parte la delusione dovuta alla grave mancanza dello Stoned Hand Of Doom edizione 2013, appuntamento classico del maggio pesante romano che (a meno di recuperi autunnali) per quest’anno sembra destinato a saltare. Originariamente, oltre agli Orchid, il programma prevedeva la presenza dei Witchcraft ma una serie di problemi di salute non meglio specificati che hanno afflitto Magnus Pelander ha costretto gli svedesi a cancellare tutte le date del tour attualmente in corso e anche quelle previste per l’estate. Che la sostituzione sia affidata ai Troubled Horse è del tutto naturale (si tratta sostanzialmente della stessa band con un cantante differente) e l’amarezza della defezione è quindi alleviata dalla possibilità di vedere dal vivo una formazione dalle performance quantomeno sporadiche.
Autore di uno dei migliori album del 2012 (Step Inside, se ne parlava qui), il gruppo è una versione con meno polvere e più testosterone della band madre. Il set è conciso e intenso, vengono suonati quasi tutti brani del disco e c’e’ anche spazio per una notevole parentesi dai suoni più dilatati. Chiusura con la favolosa I’ve Been Losing. Ola Henriksson è bello, bravo e fico, il gigantesco Martin Heppich è un frontman improbabile quanto efficace. Band di lusso.

Fare un discorso razionale sugli Orchid è qualcosa di complesso: che un gruppo metal suoni in un modo o in un altro in maniera simile ai Black Sabbath è qualcosa di assodato e per certi versi naturale, nessuno si scandalizza e non vale certo la pena stare a ricordarlo ogni tre minuti. Il caso del quartetto di San Francisco è però differente, il loro è un plagio palese, talmente sfacciato da rendere quasi difficile apprezzare le canzoni per quello che sono. Perché che gli Orchid abbiano grandi pezzi sotto a quello che è un puzzle di riff e linee vocali appartenenti ai maestri di Birmingham è indubbio. Passato lo scetticismo iniziale, è difficile non farsi prendere da brani quali Capricorn, He Who Walks Alone o le più recenti Silent One e Wizard Of War. Soprattutto se sul palco a suonarle c’e’ una band che ha già dimostrato dal vivo di essere una mezza macchina da guerra. Arrivati casualmente a fare il loro primo tour da headliner in Europa dimostrano di essere pienamente all’altezza del compito proponendo uno show bello carico e coinvolgente. Del tutto naturale quindi che a fine serata il banchetto del merchandise venga preso d’assalto. Serata perfetta per tutti tranne che per Ciccio; non aver acquistato la t-shirt degli Orchid con la croce rovesciata, Sharon Tate e Charles Manson è un errore di cui si pentirà a lungo.

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