TAAKE – Noregs Vaapen (Dark Essence)
I Taake sono, per me, l’ultima band di black metal classico. Nel senso che sono gli unici ad avere quell’ampiezza di respiro e quella profondità di obiettivi tali da poter incidere sul canone, sulla genetica stessa del BM. Ci sono gruppi le cui carriere dipendono da una scena; ce ne sono altri da cui la scena dipende. E così le innovazioni di Nattestid Ser Porten Vid e Over Bjoergvin Graater Himmerik non sono esperimenti o deviazioni dal percorso: sono esse stesse ortodossia, incidono sulla definizione stessa di black metal.
In questo ci sono delle contingenze che volgono tutte a favore della band di Hoest: la provenienza geografica (Bergen), non solo un patentino di trveness ma appartenenza endemica agli stessi codici e simboli e archetipi di chi ha fatto in modo che il genere sia quello che è; il tempismo storico, perfettamente a ridosso con la fine delle prime due ondate, quelle fondanti: un demo nel 1993 a nome Thule, poi, come Taake, primo demo nel 1995 e debutto in full lenght nel 1999, quando ormai nel black metal si era detto tutto e chi non copiava poteva giusto limitarsi a cercare qualche variazione sul tema senza uscire dai paletti.
I Taake invece hanno ripreso il filo del discorso interrotto dalla fine dell’età d’oro del BM anni novanta. Non hanno girato intorno al genere dall’esterno per cercare di riprodurre o aggiungere qualcosa, ma si sono infilati nelle nicchie lasciate ancora aperte dai gruppi storici e le hanno riempite, dando al proprio suono un’ampiezza che solo Hoest, probabilmente, è riuscito ad ereditare.
I primi due dischi, Nattestid e Bjoergvin, sono i loro capolavori. Lì si è formato (e fermato) il tratto distintivo del loro suono: ambientazioni ariose e paesaggistiche, struttura particolarmente elaborata, tasso tecnico estremamente alto (per il genere) e un’andamento molto ipnotico a cui contribuisce la ripetizione di riff in tempi dispari spezzati da break improvvisi. Il terzo Hordalands Doedskvad intraprese la strada del black’n’roll e fu, almeno per me, una cocente delusione, tanto da avermi fatto passare la voglia di ascoltare sia il quarto disco omonimo che le innumerevoli uscite minori. Ora che è passato un po’ di tempo e la rabbia è sbollita è uscito Noregs Vaapen, il quinto album. Che non è malissimo, e forse non lo sarebbe neanche Doedskvad se lo ascoltassi adesso senza le aspettative della vigilia.
Noregs Vaapen è immediatamente riconoscibile come disco dei Taake, avendo in sè ogni caratteristica formale o sostanziale affermata e ribadita nei dischi precedenti. È ancora sporcato di black’n’roll, ma in maniera incostante seppur spesso riconoscibile sottopelle. Della fiacchezza del singolo Nordbundet si è già accennato: fuori fuoco, eccessivamente ritmato, giocato troppo sui continui cambi di riff e di tempo, una specie di rivisitazione povera degli ultimi Enslaved che arriva spiazzante dopo i primi due pezzi più tradizionali. La curiosità dell’album (che in altri tempi -meno tolleranti- si sarebbe chiamata pietra dello scandalo più che curiosità) arriva con la quinta Myr, in cui a un certo punto parte un banjo. Detta sinceramente, è una puttanata. Il banjo non ha nulla a che fare col black metal (si tenga presente il discorso iniziale sul rapporto tra il BM e i Taake), evoca atmosfere aliene allo stesso e non è ammissibile un paragone -come ho sentito da più parti fare- con l’altra famosa sperimentazione di Bjoergvin, lo scacciapensieri. Quest’ultimo è uno strumento folk europeo tradizionale, già usato dai Bathory ed evocatore di un mondo rurale misterico e pastorale che non esiste più; il banjo è semplicemente una forzatura, a meno che con mondo pastorale non si intendano anche i cowboy texani che ballano la quadriglia sul carro da fieno sparando ai messicani che attraversano il confine. Per il resto è un disco di maniera, come è anche normale che sia. Fanno bella mostra di sè le partecipazioni di Nocturno Culto, Demonaz e Attila Csihar, ma non sono riuscito a capire chi ha partecipato dove e quindi dovrete scoprirvelo da soli o leggerlo su Metal Archives quando i particolari saranno di pubblico dominio. (barg)
Dopo bjoergvin era dura sfornare un altro capolavoro ( ancora risuona in me il mitico marranzano!!! ) x fortuna il black’n’roll e la galera ha tenuto viva la nera fiamma dei Taake.
Chi è rimasto? I Khold blakkeggiano bene ma sono stanchi; gli Shining ormai scimmiottano gli Opeth; Fenriz è ritornato al discogaypop; Varg ci prende x il culo e i Carpathian Forest si sono persi nel bosco.
Quindi lunga vita a Hoest!!!
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20 anni fuori tempo max
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Dai Myr è adorabile
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L’IGNORANZA IN QUESTA RECENSIONE FUORIESCE DI RIGA IN RIGA SEMPRE DI PIU……LASCIA PERDERE QUESTO MESTIERE O ALMENO NON RECENSIRE GRUPPI BLACK METAL!!!!!
NOTARE:
È ancora sporcato di black’n’roll= E UN DISCO DI TRUE NORWEGIAN BLACK METAL QUINDI E NORMALE CHE ABBIA INFLUENZE BLACK ‘N ROLL!!
Una specie di rivisitazione povera degli ultimi Enslaved= I TAAKE HAN SEMPRE RICORDATO GLI ENSLAVED FORSE PERCHE SUONANO LO STESSO GENERE???? CHE NE PENSI?????
Il banjo non ha nulla a che fare col black metal????
E CHI LO HA DETTO????
Il banjo e’ semplicemente una forzatura, a meno che con mondo pastorale non si intendano anche i cowboy texani….che ballano la quadriglia sul carro da fieno sparando ai messicani che attraversano il confine ….MA PERFAVORE!!!!!
STUDIA LA STORIA DEL NORDAMERICA E DEGLI STRUMENTI MUSICALI :
Il banjo è un cordofono di origini africane, già popolare tra i neri americani durante la Guerra di secessione americana nella sua versione a cinque corde e da allora largamente usato nella musica tradizionale nordamericana.
Qui i guest dell album….
Fra vadested til vaandesmed feat nocturno culto
Nordundet feat Attila
Du ville ville Vestland feat Demonaz
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dire che doedskvad non sia un granchè o che comunque raggiunga la sufficienza e niente più è un abominio! la part I e la III sono capolavori!! soprattutto l’intro di quest’ultima: uno tra i pezzi più riusciti in tutto il contesto BM, vero stile norvegese
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