Qualcuno pensi ai gattini: FREEDOM CALL – Silver Romance

Su un blog come il nostro, che non sta appresso a tutto quello che esce, parla solo di ciò di cui gli garba parlare e che conseguentemente si perde parecchie cose per strada, rimane sempre una certezza: che ogni volta che i Freedom Call fanno uscire qualcosa noi ne scriviamo. Qualcuno potrà pensare che sia una fisima, che non c’è bisogno di parlare proprio dei Freedom Call, che tutte le belle parole che spendiamo siano più che altro per portare avanti una questione di principio, eccetera. Ecco, su questo punto invece volevo ribadire una cosa molto importante: noi ne parliamo perché effettivamente la banda di Chris Bay (e Lars Rettkowitz) non ha mai sbagliato un disco. Poi il genere può piacere o meno, per carità, anzi immagino benissimo come possa non piacere, ma, se si vuole ascoltare del power metal tedesco spensierato, melodico e con le radici ben salde negli anni Novanta, credo che non si possa prescindere dal seguire le uscite dei Freedom Call. A tal proposito, questo è l’undicesimo album del gruppo di Norimberga, a distanza di ben cinque anni dal precedente M.E.T.A.L., un lasso di tempo con ogni probabilità influenzato dal progetto solista di Chris Bay e dai suoi tour acustici in giro per il mondo. Lasciar fermentare un po’ le idee gli ha giovato parecchio, perché Silver Romance è una delle loro migliori prove degli ultimi dieci-quindici anni.

Questa è la copertina. Nel 2024. Come fai a non volergli bene?

Quello che risalta più all’orecchio sin da subito è che Silver Romance è un disco più classicamente power metal rispetto agli ultimi. Forse perché Chris Bay ormai tende a destinare le cose più leggerine e festaiole al suo progetto solista, o forse per l’apporto di Rettkowitz in fase compositiva; comunque sia, qui si sente maggiormente quell’approccio di doppio pedale e trombette che era così meravigliosamente tipico degli esordi. L’unica vera canzone da aquagym, diciamo così, è High Above (diventata una delle preferite di mio figlio di due anni), che essendo uscita come singolo d’anticipazione mi aveva fatto temere sul contenuto finale del disco. Forse anche l’ultima Metal Generation può essere messa in quella categoria, nonostante (o forse proprio a causa de) i rimandi a vecchi cavalli di battaglia come Power & Glory e Metal is for Everyone.

Comunque bel disco. Chris Bay ha 55 anni, il suo gruppo è in giro da un quarto di secolo e riesce sempre a non deluderci. Ovviamente vi deve piacere il genere, ma questa è una premessa necessaria per la maggior parte delle recensioni di qualsiasi genere. La prossima volta che li rivedrò dal vivo sarei molto contento di ascoltare pezzi come Symphony of Avalon, Supernova o Blue Giant: per quanti gruppi si può dire lo stesso, riferendosi a canzoni dell’ultimissimo album? Inoltre, congiunti del metallo colorato da festa coi palloncini, ricordatevi sempre che ogni volta che qualcuno parla o anche solo pensa male dei Freedom Call un piccolo tenero gattino muore squartato.

È con le zampe in alto perché ha un kalashnikov puntato alla testa

Dunque, come al solito, fate poco gli stronzi. E se avete figli piccoli che vorreste fare avvicinare alla musica dell’acciaio, non credo ci sia niente di meglio dei Freedom Call. (barg)

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