TERRORIZER – Hordes Of Zombies (Season Of Mist)

Dei Terrorizer abbiamo già parlato. Una notizia tutto sommato eccitante unita alla più squallida e stereotipata delle beghe di provincia. Titoli da Cronaca Vera, insomma. Ruba il riff al chitarrista e rimette su la band, La copertina non si tocca, titoli così. La verità è che della ridicola messinscena ce ne frega pochissimo, e ci frega poco pure del ripristino dello storico e cvltissimo nome dei Terrorizer per un disco appena nella media delle uscite death metal odierne. I Terrorizer a metà anni ’80 erano veramente una rivelazione dell’hardcore/metal ibridato e affogato nella paranoia reaganiana. Il loro esordio ufficiale era però già una mezza reunion se teniamo presente che Pintado era già passato ai già celebri Napalm Death e la Earache aveva pensato bene di foraggiare oculatamente il cavallo pazzo del grindcore.

Certo che di sveglie come quelle di World Downfall ce ne sono state poche. Un disco che non è manco figlio delle sonorità più classiche dei Napalm Death perché è già passato dall’altra parte della staccionata (certo, poi ci sarebbe un discorso da fare a parte per i Brutal Truth ma vabbè). È già nel death metal ma ha ancora strutture tipiche di certo hardcore-thrash. Non c’è più l’acerbo sapore del crust (o quasi) e il look crassiano d’ordinanza, non c’è neanche il desiderio un po’ pazzoide di caos puro à la Sore Throat o Doom. C’è già la rigida razionalità dei riff di Pintado e una batteria inesorabile che spiana tutto quello che ha davanti. Etc.

La band aveva in organico persino Sandoval e Vincent, figuriamoci. Una roba da far tremare i polsi. E così nacque World Downfall. Poi, vent’anni dopo Pintado riunì la band (previa uscita dai Napalm Death: causa alcolica, pare) e tirò fuori un disco con una line-up un po’ rimaneggiata. Darker Days Ahead è però un disco veramente mediocre, cioè lo ascolti e lo dimentichi subito. E mica riesci a pensare che quel chitarrista solo pochi anni prima aveva inciso pezzi belli belli come quelli contenuti in Order Of The Leechper inciso, uno dei dischi della band in qualche modo minore ma anche un’ultima testimonianza del tiro death-grind prima che questa si aprissa alla riscoperta di sonorità più groovy dei dischi che vanno da The Code Is Red… in poi. Insomma, se le chitarre erano due, se quei riff bellissimi oggi non ci sono più e restano solo le grattuggiate thrashy di Mitch Harris, allora qualche merito Pintado doveva pur avercelo, no?

Ma quindi? Com’è che mi tiri fuori una bella mazzata come il secondo dei Lock Up (la prova del nove: il nuovo dei Lock Up fa schifo) e poi mi torni con un nome del genere e con una robetta così debole?

Misteri metallici. Ora io al chitarrista latino volevo bene, diciamo. La sua facciona mi ha accompagnato per lunghi anni e me lo ricordo ancora mentre occhieggiava dal retrocopertina dei dischi della Napalm Death mk. III. Me li ricordo certi riff spaccaossa che ti piegavano in due mentre un Sandoval blastava o un Barney Greenway ti urlava nelle orecchie i suoi gutturali slogan. Me lo ricordo quel DVD in cui si faceva casino prima del concerto alla ULU di Londra. Etc.

E ora sto disco che è forse meglio di Darker Days Ahead ma infinitamente peggio di tutto il resto, a ben vedere. Troppo classico, troppo pulito, chitarre fuori tempo massimo, doppia cassa secca e mitragliante (e che sarà mai, al giorno d’oggi?) nello stile pur nobilissimo di Sandoval. Demodé è la parola giusta. Una bella voce, questo sì, ma a che pro se il resto è una noia mortale? E poi scusatemi ma voglio che i miei nodi vengano al pettine una volta per tutte. Come si fa a riesumare il nome dei Terrorizer senza che la line up sia comprensiva di un membro fondamentale? Va bene che a Sandoval basta dargli una TAMA beeeeella triggerata (ma sarà poi vero?) ma come la mettiamo con Vincent? E chi sono Katina Culture e quell’altro? Dov’è Oscar Garcia?

Riporto parte dei commenti circolati sul disco citando direttamente gli ormai noti collaboratori della stampa estera, opportunamente tradotti con google:

Resistente Cultura chitarrista Cultura Katina sostituito Pintado e David Vincent ricongiunto al basso. Orde di zombie è solo il terzo full-length dal grindcore / metal Terrorizer morte leggende. E la loro prima uscita dal 2006, che fu anche l’anno chitarrista Jesse Pintado scomparso.

E fin qui ci siamo, ma la cosa che più sconvolge è

Canzoni tipicamente iniziare con uno thrash o battito esplosione, ripetere per alcune misure, che passare a qualsiasi ritmo non è stato utilizzato nella intro.

Ed è purtroppo vero anche che

Anthony Rezhawk di cava, stanco ringhia sono completamente pedonale. Sembra letteralmente come entrò in studio sul sonno poco e cintura fuori la sua voce durante la lettura.

Parole forti. Come dar loro torto?

Insomma per tornare al principio, almeno stavolta Pintado non centra. È tutta colpa del saltapicchio dietro le pelli, del cantante e di quel serioso bassista.

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