Avere vent’anni: STRATOVARIUS – Elements part 1
Una lenta e triste agonia in cui si può assistere in presa diretta al disfacimento totale di quella bella favola che la band finlandese fu ai tempi d’oro.
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Una lenta e triste agonia in cui si può assistere in presa diretta al disfacimento totale di quella bella favola che la band finlandese fu ai tempi d’oro.
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L’impavido Belardi ha avuto lo stomaco di sorbirsi per voi le ultime deiezioni discografiche di Machine Head, Amon Amarth, Behemoth e Arch Enemy. Quale gli avrà fatto più schifo?
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Un milione di note di cui ottocentomila di troppo, cambi di tempo da mal di testa e palese assenza di rabbia nell’estenuante death metal tecnico di questi canadesi.
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Un’approssimazione inspiegabile e tanta puzza di sfiga nel disco che avrebbe dovuto essere la rivalsa di KK Downing sugli ex compagni. Spiace per il povero Ripper, sempre in gran forma.
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Sedici ore di musica con la partecipazione dei personaggi più improbabili: The Metallica Blacklist è un mattone di cui non si capisce bene quale possa essere il destinatario ideale.
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