THE HAUNTED – Songs of Last Resort

Nel 2012, dopo lo scivolone di Unseen (a me non dispiace, in realtà), tentativo di svolta commerciale le cui avvisaglie si erano già sentite nei due album precedenti, i The Haunted si sfasciarono, vittime non solo del loro Load personale ma, soprattutto, della redditizia reunion degli At the Gates. All’inizio dovevano essere pochi concerti ma il prevedibile successo spinse i fratelli Bjorler a concentrarsi sempre più sul loro redivivo vecchio gruppo. E non li biasimiamo, considerando quanto poco raccolsero all’epoca. Ad ogni modo, Unseen non venne promosso dal vivo in modo adeguato e il giocattolo si ruppe, anzi, si fracassò. A mollare furono Peter Dolving (con annessa pesantissima coda polemica), il chitarrista Anders Bjorler e il batterista Per Möller Jensen, che secondo Dolving era finito addirittura a vivere per strada. I membri superstiti – Patrick Jensen e l’altro Bjorler, il bassista Jonas – richiamarono Marco Aro (che era subentrato dopo il debutto per poi lasciare di nuovo il posto al predecessore due Lp dopo) e Adrian Erlandsson (che invece dopo il debutto se ne era andato) e trovarono un valido sostituto di Anders in Ola Englund.

Nel 2014 uscì Exit Wounds, un discreto ritorno alla forma, sebbene 14 tracce fossero decisamente troppe. Tre anni dopo arrivò Strength in Numbers, ancora più riuscito e a fuoco. E ancora meglio è questo Songs of Last Resort, che vede il gruppo continuare a risalire la china con buoni risultati, seppure ormai lontano dai radar. Perché da Strength in Numbers sono passati otto anni e nel frattempo sono usciti altri due Lp degli At the Gates. E noi quarantenni che vivemmo il trauma di vederli sciogliersi subito dopo Slaughter of the Soul prendemmo l’esordio dei The Haunted come il metadone del Sert, non per quello che è, cioè il devastante debutto di una realtà con una sua identità, per quanto le radici siano quelle. Insomma, in questi otto anni non ci eravamo manco chiesti in tanti quando sarebbe uscito il nuovo dei The Haunted. E un po’ ora mi sento in colpa, perché Songs of Last Resort (chissà se c’è una sfumatura autoironica nel titolo) è davvero un buon lavoro. Eppure un sacco di gente oggi si sarà quasi scordata di loro.

I due pezzi piazzati in apertura, Warhead e In Fire Reborn, sono due bombe a frammentazione che intorno lasciano solo macerie e grida di dolore. Il marchio inconfondibile del death/thrash di Goteborg. Quei riff non suoneranno originali nel 2025 ma i The Haunted (o quantomeno chi ci suona e chi ci ha suonato) non solo questa roba l’hanno inventata ma continuano a farla meglio di qualsiasi altro. Certo, un intero Lp su queste coordinate avrebbe potuto stancare ma il bello di Songs of Last Resort è che ripropone tutti gli elementi del suono degli svedesi, inclusi quelli meno ortodossi. Prendete To Bleed Out, giro melodico quasi alla Kiss, ritornello acchiappone ma non senza una vena melanconica. L’uomo in più, come aveva giustamente scritto Carrozzi, è Ola Englund, che ha svolto in modo egregio il difficile compito di sostituire Anders e firma cinque brani su dodici. E alcune delle intuizioni più interessanti sono sue, come i toni oscuri e meditativi di Collateral Carnage.

Se i The Haunted non fecero il botto che avrebbero meritato è perché il filone a cui diedero il la divenne subito talmente inflazionato da renderlo presto indigesto anche a chi prima lo amava. Ora che le orde di cloni non esistono più, è il momento di godersi questo ritorno alla forma e magari ripercorrere con meno pregiudizi gli episodi più controversi di una discografia con pochi veri punti deboli. Bentornati.

Per chi si stesse domandando che fine abbia fatto, Dolving ora vive in Brasile e da Bahia gestisce a distanza un’azienda svedese che produce cannabis terapeutica. (Ciccio Russo)

10 commenti

  • Avatar di Old Roger

    E chi se li dimentica sti tizi ?!?! E colpa di gente come loro se in camera da letto ho appeso un bandiera della Svezia 🇸🇪 Unseen era piaciuto anche a me , e questo ultimo player è una carezza al viso con il tirapugni!!

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  • Avatar di Cure_Eclipse

    Proprio in questo periodo sto ripassando/ascoltando per la prima volta (dato che qualcosa mi ero perso per strada) la discografia di casa The Haunted. Quest’ultimo devo ancora sentirlo, anche se mi aspetto belle cose – il riffing di Ola lo conosco bene, seguendolo da anni su youtube: in ogni video spara qualche mitragliata death/thrash di ottima fattura.

    Tra ieri e oggi però li ho un attimo parcheggiati…c’era da tributare un amico che urlava

    Can you feel the pain I feel?
    I’ve lost all sense of what is real
    I’m lost, in a world I detest

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  • Avatar di Ennio

    allora scrivo qui perche solo voi sapete ste cose. Era il 2001 e avevo accattato una rivista metal col cd con compilation come si usava all’epoca con converge pig destroyer godflesh e altri gruppi ma io adesso, letteralmente adesso ( devono essere state le salsiccie a cena ) mi sono impuntato con sto gruppo metal che a meta’ canzone aveva il lago dei cigni. Dopo un po’ a me google fa venire lo sbrocco e non posso permettermi un laptop o telefono nuovo per cui eccomi qui. Pensavo ai lacuna coil o qualcosa del genere

    Lo so che qualche vecchio marcione fra di voi sa esattamente di cosa cazzo sto cianciando mi avete gia’ salvato una volta trovandomi l’introvabile. Ovviamente siccome che I’m broken non mi aspetto nulla solo na cortesia da uno zozzo ad un altro. Vi voglio bene se ci fosse ancora metal shock a sto punto ne avrei un vault pieno da cima a fondo ma non si puo’ avere tutto e devo pure andare a dormire adesso. Buona notte

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  • Avatar di Fanta

    Oppure questo brano degli Accept:

    Ma in questo caso c’è un richiamo a Tchaikovsky (iniziale) e nella sessione centrale (il solo di Hoffmann) la citazione è a Beethoven (Per Elisa).

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