The Regeneration Itinerary, l’ennesima conferma degli …AND OCEANS

Ridendo e scherzando siamo già al terzo disco degli And Oceans dopo la reunion, e sarebbe il caso di fare il punto su quest’ultima fase della  loro discografia. Il primo dei tre, Cosmic World Mother, era uscito più o meno a sorpresa nel 2020 (o almeno, io non me lo aspettavo) e stupiva per essere sorprendentemente tradizionalista, considerato che il gruppo finlandese non aveva mai fatto uscire un lavoro uguale ad un altro e che, con l’ultimo Cypher, aveva provato a spingersi più in là di qualsiasi altro gruppo analogo. Col successivo As in Gardens, So in Tombs erano rimasti grossomodo sulle stesse coordinate, il che, tenendo presente quanto appena accennato, faceva notizia di per sé. Oltre alle somiglianze stilistiche, però, c’era un’altra caratteristica che accomunava i due album succitati: erano entrambi molto, molto belli. Perfettamente a fuoco, senza momenti di stanca, con pezzi che pur essendo tradizionalisti suonavano in qualche modo freschi, e graziati da una produzione capace di risaltarne ogni peculiarità. Ovvio che a questo punto le aspettative erano diventate altissime anche per il terzo album del dopo-reunion; saranno state ben riposte? Let’s find out.

E le speranze sono state ottimamente riposte, perché non solo The Regeneration Itinerary è un gran bel disco come da tradizione di un gruppo che non ha mai sbagliato niente, ma spezza anche la continuità stilistica coi due predecessori. Questa cosa si era già intuita con l’anticipazione di Inertiae, e il disco intero non solo conferma tutto ma rilancia pure. Il salto in avanti è concreto e palpabile, non solo a causa di una maggiore influsso di elettronica ma anche per una più generale varietà stilistica, che permette addirittura qualche passaggio thrash metal qua e là, il che – vado a memoria – mi pare una novità assoluta per loro. The Regeneration Itinerary, nonostante indulga parecchio nei ritmi velocissimi in blast beat esattamente come i suoi due predecessori, ha però uno stato d’animo in qualche modo più atmosferico, ripescando parecchio dalla primissima parte della discografia degli And Oceans, quando gli Emperor erano ancora un’influenza abbastanza primaria. Ci sono momenti rilassati e melodici, la chitarra solista tende a prendersi un po’ più di libertà e poi, come detto, l’elettronica fa capolino svariate volte, anche se non poi così troppe.

Nonostante tutto The Regeneration Itinerary resta un album solidamente inserito nella tradizione del post-reunion degli And Oceans, e anche i suoi elementi di discontinuità non lo rendono mai un disco troppo diverso dai due precedenti, senza quel salto netto che caratterizzava i passaggi tra i primi quattro dischi. Probabilmente questo è dovuto anche alla stabilità della formazione e alla presenza in sede di produzione di Juho Räihä (chitarrista di Before the Dawn e Swallow the Sun, tra gli altri), che qui addirittura si supera. The Regeneration Itinerary dura poco meno di un’ora e non stanca mai, oltre a essere una gioia da sentire in cuffia. Non è da tutti. Come da tradizione, un posto nella top ten di fine anno agli And Oceans non glielo leva nessuno. (barg)

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