Hushed and Grim, cosa resta dell’ultimo disco dei MASTODON con Brent Hinds

L’ultimo disco dei Mastodon, Hushed and Grim, ai tempi della sua uscita non fu recensito su questo glorioso blog. Rimediamo ora, anche per fare il punto della situazione, vista la recente uscita di Brent Hinds e i suoi sbrocchi su internet contro gli ex compagni che, grazie a nostro Signore il Mostro di Spaghetti Volante pastafariano, non hanno (ancora?) risposto. Se l’uscita del chitarrista rossocrinito influenzerà, positivamente o negativamente, il nuovo corso della band non lo sappiamo, almeno finché non sarà annunciato un sostituto. Sempre che ad un sostituto stiano pensando, e non preferiscano andare avanti in tre, con in più lo youtuber Nick Johnston come turnista per i live. Vero è che la parte più libera e jazzata, spesso ispirata al country, viene da Hinds, ma la maggior parte dei riff che poi finiscono sui dischi è di Kelliher che ha uno stile più rock e metal. I due, tra l’altro, lavoravano ciascuno per conto proprio, creando i propri giri di chitarra e poi discutendone in studio. Da questo punto di vista, non sarebbe quindi una tragedia l’uscita di Hinds. Staremo a vedere.

La musica dei Mastodon nasce spesso da tragedie personali che sembrano colpirli con inquietante regolarità: durante la stesura di Crack the Skye Hinds finì in coma a causa di un’aggressione e la sorella di Dailor morì di overdose. Il fratello di Hinds morì poi per infarto mentre cacciava nel periodo precedente a The Hunter. Durante il periodo di Emperor of Sand la moglie di Sanders fu colpita da un cancro e morì la madre di Kelliher. Durante la scrittura di Hushed and Grim morirono il manager storico Nick John e il tour manager Bob Dallas; poi si ammalò di amiloidosi la moglie di Kelliher. Metteteci pure la pandemia e il lockdown. E quindi, con questo disco, tutto ciò che era sommerso nei precedenti Mastodon ha trovato modo di uscire. La malinconia è ciò che si percepisce di più, ma la band è troppo intelligente per fare un disco in cui piangersi addosso; ecco perché si passa da riff tristi a riff aggressivi a riff epici, in maniera del tutto fluida. Prendendo spunto dal titolo stesso, quest’opera è silenziosa, cioè molto meno caciarona dei precedenti album, e cupa, per gli ovvi motivi di cui sopra. Sicuramente anche il cambio di produttore, passando da Brendan O’Brien a David Bottrill (già con i Tool per Ænima e Lateralus), ha avuto la sua importanza.

Hushed and Grim dura un’ora e mezza ed è diviso in due dischi. La prima è più strutturate, più concreta, e ha i pezzi più belli. La seconda è più libera, meno votata al dover essere all’altezza del nome Mastodon e maggiormente psichedelica. Il primo disco è nettamente superiore al secondo, dal quale spicca comunque la traccia Gobblers of Dregs. Io preferisco ascoltarli separatamente, proprio perché la seconda parte richiede maggiore pazienza per essere comunque apprezzata, e se vengo da 40 minuti della prima parte va a finire che mi distraggo.

Ho come la sensazione che la band avesse pubblicato il disco che cercava di scrivere da anni, abbandonando il tiro, le sfuriate, la cattiveria a tutti i costi per un approccio più meditativo e introspettivo. Quello che ne esce è ancora una volta eccezionale. Non scrivo che è un capolavoro, perché non lo è (quello era Crack the Skye, se vi interessa la mia), ma ci va molto vicino. È superiore sicuramente al precedente Emperor of Sand (da più parti ingiustamente bistrattato), ma anche a Once More ‘Round The Sun, The Hunter e Blood Mountain.

Non mi dilungo oltre nella descrizione del disco che ormai ha 4 anni, e che molti di voi avranno già avuto modo di sentire decine di volte. A questo punto si chiude un cerchio nella loro carriera, e, in attesa di vedere cosa succederà poi, propongo un mio personale pippone sociologico da due soldi sull’utilità della musica dei Mastodon per il metal odierno, argomento che ogni tanto salta fuori con diverse interessanti interpretazioni. Se non volete restare, avete tutta la mia comprensione.

Io ho estrema fiducia nelle capacità di questo gruppo e nella sua potenzialità di trainare il metal moderno verso nuovi lidi. Ma non mi sento di dire che saranno loro ad attirare nuove generazioni verso la musica del demonio, come io stesso pensavo fino a qualche anno fa e come ogni tanto mi capita di sentire. Quello deve essere fatto da gruppi giovani, che praticano ibridazioni con generi più commerciali, giacché il metal è poco attraente nella sua forma più pura, sia esso heavy, speed, power, death, black o quello che volete. Lo stanno facendo gli Sleep Token perché mettono insieme il meglio del pop internazionale (alla Imagine Dragons) con il djent; se vogliamo guardare al recente passato lo ha fatto il nu metal ibridandosi col rap. Oppure lo fa chi ha un’estetica accattivante, vedi i Lorna Shore dall’arrivo di Will Ramos; o band come Sanguisugabogg e Blood Incantation, che attirano perché capaci di comunicare efficacemente tramite i social. O ancora band anche belle rodate ma che inseriscono uno youtuber tra i loro membri, vedi gli Slipknot. Ma il comune denominatore è che sono tutti giovani, appunto. Se io oggi avessi 15 anni col cazzo che ascolterei i Mastodon, con i loro ritornelli psichedelici stoner e i capelli arruffati e la barba sfatta di Troy Sanders lì al centro del palco. Da che mondo è mondo servono giovani per attirare giovani, meglio se con una loro estetica che distrugge quanto fatto prima e si contrappone, anche solo apparentemente, alla precedente generazione. I Mastodon, in tutto questo, ci servono per trattenere chi si approccerà a questa musica e vorrà rimanere. (Luca Venturini)

6 commenti

  • Jacopo Marazzato
    Avatar di Jacopo Marazzato

    Aspettate, Nick Johnston non è uno youtuber, ma un musicista affermato.

    Lo youtuber era Ben Eller.

    Comunque sono curioso di vedere come andranno avanti. Per me in Hushed and Grim di Brent c’era ben poco, quindi credo possano trovare la quadra anche senza di lui. Chi inseriranno e come è da vedere, certo è che il contesto non è semplicissimo: fatico a vedere un semplice turnista, uno che si limiti a suonare quel che gli viene detto di fare.

    Poi boh, bisogna anche vedere come funzionano i processi creativi all’interno della baracca, io questo non lo so.

    Staremo a vedere. Intanto Brent me lo vado a vedere a novembre, vediamo in che condizioni sta lui. Sono più preoccupato del suo futuro da (forse) solista che per quello dei Mastodon, onestamente.

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  • Avatar di nxero

    Once more fu una delusione cocente, veramente un disco non alla loro altezza: il generale ammorbidimento prog mi restituì una noia mortale (e le voci “melodiche” veramente poco efficaci) ed è il loro peggior secondo me. Emperor lo salvo, questo mi piace avbbastanza ma è quasi inascoltabile nella sua interezza. Non amo molto in generale la discografia post-the hunter, il futuro non so cosa possa portare, ma sarà comunque difficile ritornare al valore dei primi tre dischi.

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  • Avatar di Cure_Eclipse

    Non sono mai riuscito ad apprezzare come meriterebbe questo disco.
    Adoro i Mastodon anche nella loro versione “prog” (appunto Crack the Skye, che è un disco assurdo, ma forse non il loro capolavoro solo perché esiste Leviathan), ma qui non ho ritrovato l’urgenza e l’immediatezza del passato. Loro sono forti perché, anche in pezzi molto dilatati, riescono a farti capire dove vogliono andare a parare, a farti ricordare i riff, le armonie e le melodie, a incastonare i segmenti in qualcosa di organico. Beh, qui – limite mio, molto probabilmente – ci ho sempre trovato parti soporifere e in definitiva quella fastidiosa sensazione di rompersi i coglioni durante l’ascolto.
    Riproverò ad ascoltarlo per l’ennesima volta, nell’attesa di vedere cosa combineranno in futuro.

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  • Avatar di Fanta

    E invece non è affatto un pippone sociologico da due soldi. Hai fatto una considerazione molto intelligente. È quando fai forzatamente il finto coglione che dai fastidio.

    Non fraintendermi, bisogna anche fare i coglioni. Ma per scelta, non per necessità.

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  • Avatar di Supercöven

    Dopo tanti ascolti, ma veramente tanti, anche dilazionati nel corso del tempo, lo reputo un buon album. I primi ascolti sono stati veramente ostici perché l’album è chiaramente più stratificato e meno immediato rispetto ai precedenti(Emperor, Once More). Certamente l’eccessiva lunghezza non ha aiutato, e qualche taglio avrebbe sicuramente giovato all’economia dell’album: in più occasioni, ho dovuto interrompere gli ascolti perché, semplicemente, mi ero rotto il cazzo. Ancora oggi evito di ascoltarlo nella sua interezza.

    Adesso vedremo cosa ci riserveranno in futuro.

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  • Avatar di Federico

    Trovo Emperor un disco abbastanza di passaggio e mi deluse parecchio.Once invece fu un po’ un dolce amaro.
    Questo Hushed invece lo accolsi con un po’ di diffidenza, ma mi sorprese.Nonostante rimanga un disco oggettivamente ostico per durata e concentrazione.
    La riflessione sociologica è quanto di più razionale si potesse fare.Quella è la realtà, poi può piacere o meno, ma se vogliamo vedere un’evoluzione del genere (e in generale della musica) quella è la strada.

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