DARK TRANQUILLITY – Endtime Signals

Devo ammettere di essermi approcciato a quest’ennesima fatica dei Dark Tranquillity con più di una perplessità, viste le ultime prove non proprio indimenticabili e quella tipica sensazione di pilota automatico che regolarmente mi affligge all’ascolto di tutte le produzioni post-Damage Done. Diciamocelo: del periodo che va da Character a Construct si salva veramente poca roba, essendo tutta una serie di dischi piuttosto scialbi ed estremamente cervellotici, nei quali mancavano soprattutto i pezzi e si aveva quella sensazione da compitino e poco più.

Le cose, per quanto mi riguarda, sono cambiate da Atoma, non a caso un grandissimo successo nonché considerato un po’ il disco della rinascita dei, chiamiamoli così, nuovi Dark Tranquillity, diventati estremamente più catchy e melodici, e con quell’aura pseudogothic che riporta ai per me bellissimi Projector e Haven, di cui sento numerosi riferimenti sia nel penultimo Moment che in questo nuovo Endtime Signals. È palese che a Mikael Stanne di suonare death melodico novantiano non gliene freghi più un cazzo ( e si capisce dalla forzatissima Unforgivable), inoltre dei musicisti di quel periodo non è rimasto più nessuno, e gli unici ad avere qualche voce in capitolo sono il chitarrista Johan Rainholdz e Martin Brändström. A proposito di quest’ultimo, il suo contributo alle tastiere è più dominante del solito e presente nelle più varie sfaccettature, da semplice tappeto sonoro a struttura portante nel brano, come nella malinconica The Last Imagination.

È proprio la malinconia l’elemento portante di Endtime Signals, disco dai connotati molto oscuri e pessimistici. Lo dimostrano pezzi come Not Nothing o la toccante One of us is Gone, commosso tributo al vecchio chitarrista Fredrik Johansson, deceduto nel 2022, brano che tra l’altro si basa su un paio di riff composti proprio da Johansson, poi rielaborati dalla band in questa bellissima dedica all’amico scomparso. Ripeto, paradossalmente è proprio quando il gruppo spinge sull’acceleratore che convince di meno: dei brani più veloci e diretti non se ne salva quasi nessuno, sembrando perlopiù una specie di contentino poco convinto ai fan di vecchia data, di cui non si sentiva realmente il bisogno. È comunque un lavoro nel suo insieme abbastanza godibile, con i tipici alti e bassi delle ultime produzioni Dark Tranquillity, ma sicuramente molto meglio di quanto mi aspettassi. (Michele Romani)

4 commenti

  • Avatar di magus79

    che a stanne non interessi suonare death svedese melodico novantiano non direi visto che a gennaio esce il secondo disco degli halo effect, gruppo di death svedese melodico novantiano

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  • Avatar di Federico

    Sono ancora in attesa di ascoltarlo. Ne parlano ovunque con lodi sperticate, quindi sarà vero…

    Riguardo Atoma, detto che non conosco i dati di vendita, definirlo la “rinascita” mi pare sinceramente eccessivo.
    Continuo a pensare che abbiano fatto sostanzialmente solo due passi falsi: We Are the Void e Moment.
    Per il resto è comunque chiaro che dopo Damage Done il declino c’è stato.

    Ascolterò sicuramente, ma senza particolari aspettative.

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  • Avatar di Fredrik DZ0

    per ora non mi sta prendendo particolarmente, gli Halo Effect sono su un altro livello di gradimento

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