Late Summer Night of Death @Traffic, Roma, 07.09.2024
Se nella generazione Instagram dei metallari, quelli che oggi sono poco sopra la trentina e hanno avuto come gruppi di formazione gente come Alestorm e Sabaton (che piacciono anche a me della generazione Facebook, per carità), emerge spesso un approccio nerdistico e post-ironico, quella che si è affacciata da poco alla maggiore età sembra più incarognita e, per certi versi, simile alla mia, almeno per quello che percepisco girando per concerti. Con la differenza che noi non avevamo nessun problema serio e ci inducevamo depressioni posticce a botte di grunge e gothic metal. Questi qua si sono visti strappare dal confinamento gli unici anni della vita di una persona davvero irripetibili e irrecuperabili, quelli dell’adolescenza. Ci sta che siano incazzati. E si mettano a suonare grind velenoso. Queste le riflessioni che mi suscita l’ascolto dei FLOEMA: batterista sedicenne, un suono già maturo e sfaccettato in modo impressionante, che pesca dai Nasum come dal post-hardcore più psicotico. E tanta rabbia. Bene così, la gioventù deve essere convizione arrogante. Possono solo crescere. Sentitevi il loro disco su bandcamp e mi direte.
È la serata d’apertura del Traffic nonché primo evento della stagione targato Death Over Rome. Non potevo mancare perché in quella precedente non mi sono fatto vedere da nessuna parte, a causa di una drastica intensificazione degli impegni lavorativi che ha immediatamente occupato il tempo lasciato libero dalla crescita anagrafica della prole. E infatti la prossima trasferta mi farà perdere sia Belphegor/Malevolent Creation che Nile, mannaggia. All’ingresso becco l’Arioli, che i vecchi lettori di Metal Shock ricorderanno, e gli chiedo cosa diavolo ci faccia a una serata death metal. Scopro che è il nuovo bassista degli headliner 5RAND, dei quali mi vedo quindi costretto a trattare in modo democristiano per evitare sospetti di amichettismo. Un caffè e due chiacchiere sui vecchi tempi e mi perdo, non me ne vorranno gli interessati, buona parte dell’esibizione degli SPOILED, autori di un divertente thrashcore, tirato e aggressivo al punto giusto, debitore dei Municipal Waste, a partire dall’apparato iconografico fumettistico, ma anche, gratta gratta, della scuola OI! de noantri. Del resto se incidi un singolo che si chiama, rullo di tamburi, Phate I Nabbath (se non cogliete il riferimento you are not my friend) … Mi riprometto di approfondire.

Si cambia atmosfera in modo drastico – il bello di questa serata è proprio che suonano quattro gruppi dagli stili diversissimi – con i CRAWLING CHAOS da Rimini. Come il nome dall’ispirazione lovecraftiana lascia intuire, la proposta è un death metal di nuova generazione, tecnico, dalla scrittura spezzata e non euclidea, a volte un po’ dispersiva ma senza quella pretestuosa ricerca del caos (ahem) che sovente affligge chi cerca di rendere tributo in musica al solitario di Providence (i Portal hanno fatto scuola ma non figli, insomma). Il ringhio profondo di Manuel chiama a raccolta i cultisti e si sposa bene con le atmosfere solenni evocate da un suono che pesca tanto da Dead Congregation e affini quanto dal techno-death d’antan, tra tapping di basso che paiono il gorgoglìo di Cthulhu sott’acqua e assoli dal buon gusto melodico che spezzano a dovere la cappa di oppressione.
Dei 5RAND, come detto, non mi è semplicissimo scrivere, avendo scoperto un paio d’ore prima che il nuovo bassista è un vecchio amico. È comunque un gruppo che seguo dagli esordi, dai primi concerti; li ho visti passare dalla dimensione locale a una discreta affermazione internazionale. E quanto siano rodati sul palco si sente subito. Julia è una trascinatrice consumata e la voce pulita viene utilizzata in modo meno scontato rispetto alla media del genere, ovvero un deathcore dagli elementi melodici mai troppo invadenti o “svedesi”. I brani suonano meglio dal vivo che in studio, in particolare quelli del secondo, e finora ultimo, Lp del 2019, Dark Mother, che assumono una resa più diretta e cattiva. Mi convincono però maggiormente i pezzi dal primo album, come la ferale Paint of Pain. Performance solida e professionale, della quale mi perdo purtroppo il finale, atteso come sono da una sveglia antelucana. Se capitano dalle vostre parti, andate a vederli anche se non è la vostra tazza di tè, potreste rimanere sorpresi. (Ciccio Russo)

ma non era pane per i vostri denti. Qua si beve la sgnappa
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