Chi vince il derby olandese del brutal tra HOUWITSER e SEVERE TORTURE?
Ciccio Russo: Gli Houwitser non facevano un disco dal 2010. Il loro migliore resta il terzo, Rage Inside the Womb, classe 2002, giustamente incensato dal demone Griffar ai tempi del ventennale. Damage Assessment, discreto, fu di un anno successivo. Gli olandesi non avrebbero mantenuto quei ritmi. Passarono sette anni finché uscì Bestial Atrocity, un tentativo un po’ goffo di buttarla sul goregrind. Da allora il silenzio totale fino a questo Sentinel Beast, con il ritorno del primo cantante Mike van Mastrigt e il chitarrista Michel Alderliefsten unico membro stabile. Sono tornati a fare quello che sanno fare meglio: un brutal death abbastanza lineare, molto buttato sui mid-tempo scapoccioni che, c’entrerà il chitarrista nuovo, si colora di sporadiche tinte morbidangeliane, come nella title-track.

Mi fa piacere rivedere in giro gli Houwitser ma il derby olandese se lo aggiudicano i Severe Torture. Anche loro non si facevano sentire da 14 anni, ovvero dal notevole Slaughtered, che mostrava una creatura ormai mutata, con un’identità autonoma e definita; gli esordi da discepoli dei Cannibal Corpse ormai passato remoto. E sono tornati con qualcosa da dire. Torn from the Jaws of Death è pieno di idee e sfoggia la tecnica con classe, senza ostentazioni, è sufficiente una varietà di soluzioni e strutture rara nel genere. A inserire melodia in modo organico nel brutal death ci avevano già provato certi gruppi tedeschi, come gli Obscenity o gli Anasarca, ma qua siamo su un altro livello. I duetti delle chitarre su Marked by Blood and Darkness. Lampi quasi progressive. Un basso inusualmente nitido che rende ancora più travolgenti le cascate di doppia cassa. In Putrid Remains vengono in mente addirittura i conterranei God Dethroned. Staremmo parlando di uno dei due o tre dischi death metal dell’anno se non fosse per la produzione più adatta ai Soilwork che a una band che comunque dovrebbe mantenere elevatissimi i livelli di violenza. È come se picchiassero tantissimo ma con guantoni imbottiti da set cinematografico. Comunque vincono la sfida coi connazionali. Sentinel Beast lo senti con piacere, Torn from the Jaws of Death continui a rimetterlo su senza rendertene conto. Bestemmiando ogni volta per i suoni, però.

Piero Tola: Il derby degli olandesi volanti per me invece si conclude con la vittoria degli Houwitser, per un semplice motivo: qua vince la forma più che la sostanza. Mi spiego: i Severe Torture propongono un death metal brutale classico, come pure gli Houwitser, diretto discendente della scuola olandese dei Sinister. Chi li conosce lo sa bene, e non ho bisogno di spiegarla io sta cosa. Torn from the Jaws of Death è ultracompetente, tutto è fatto a dovere e con perizia. Le soluzioni, i riff, le cadenze, sono tutte molto molto belle. Gli Houwitser invece propongono più o meno lo stesso genere con soluzioni simili, ma diciamo che dal punto di vista tecnico/compositivo sono inferiori, e si sente. Per farla semplice: è come paragonare la bonona della copertina di GQ con la vicina di casa caruccia e un po’ ruspante. La differenza sta nel fatto però che la bonona di GQ non ha assolutamente nulla di genuino, la faccia è di plastica, le tette sono di plastica, le natiche sono due cuscinetti di plastica. Di autentico non c’è più nulla. È una specie di proiezione delle caratteristiche della donna ideale.

La vicina di casa invece magari di faccia non è quella che ti fa perdere la testa, non ha le forme perfettamente proporzionate, però è genuinamente bona, gradevole da vedere, non c’è nulla da nascondere perché tutto è al posto giusto. Ecco spiegata la differenza tra forma e sostanza applicata ai due dischi di cui sopra. Torn from the Jaws of Death sta a Sentinel Beast come la bonona di plastica sta alla ragazza della porta accanto genuina e fresca e di gradevole aspetto. What you see is what you get, diceva quella vecchia hit degli anni Sessanta.
Naturalmente se i Severe Torture avessero scelto dei suoni meno posticci non staremmo nemmeno a paragonarli. Però non è così, ed è sinceramente un peccato. Personalmente mi puoi riscrivere il secondo Reign in Blood, ma se lo plastifichi ti mando affanculo in due secondi netti, mentre invece il carattere genuino è sempre da apprezzare. Sincerità batte plastica 10 a 0. Sempre.

Team pro plastica.
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Con questo paragone dó ragione a Piero ancora prima di ascoltare i dischi. Sempre preferito forne piú genuine ed autentiche, magari col volto coperto da una mascherina, ehm, ma forse non è di questo che stiamo parlando.
I Severe Torture peró mi piacevano mannaggia, ero convinto si fossero sciolti.
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