Ho letto, ho compreso, ho condannato: ROTTING CHRIST – Pro Xristou

Andiamo subito al dunque, perché di spiegoni e di lungaggini siamo già pieni: Pro Xristou è un disco di indubbio fascino, ma ripete formule già molto usate in passato. Comunque sia, si tratta delle intenzioni degli stessi Rotting Christ o, meglio, di Sakis Tolis. Questo nuovo album, come si può sentire, si basa essenzialmente sul ritmo e sulla melodia, ma c’è anche un terzo elemento portante in Pro Xristou: la maggior parte dei testi riguarda il mondo poco prima dell’arrivo del cristianesimo, da cui il titolo, che in greco significa “prima di Cristo”. Nemmeno questa sarebbe una novità, perché i nostri amici greci hanno già celebrato e ripreso antiche tradizioni precristiane di varie culture. Nel caso di questo album in particolare, il tema diventa ancora più strutturale, con la celebrazione di figure come Giuliano l’Apostata, nel primo brano The Apostate, oppure in Yggdrasil, dove avvertiamo chiare suggestioni dallo Havamál dell’Edda poetica, a ricordo dell’ultimo periodo pagano dell’Europa scandinava, fino al re mitologico irlandese Amergin Glúingel, ricordato nell’ultima Saoirse. Abbiamo anche momenti più intimisti, come nel singolo Like Father Like Son, o speculazioni filosofiche, come in La Lettera del Diavolo.

Dal punto di vista prettamente musicale e compositivo, i brani sono quasi tutti basati su tempi medi, a volte intensificati dall’uso della doppia cassa e dalla poliritmia, ma il registro è sempre solenne ed epico, adeguato ai temi trattati. Sono ben evidenziate le melodie, che spesso sono guidate dalla chitarra o dai cori. Le strutture delle canzoni sono molto semplici: sono tutte invariabilmente strofe e ritornelli, con poche variazioni e con molte ripetizioni, che danno ai brani il consueto andamento ieratico e liturgico. Chi conosce già i Rotting Christ e li segue avvertirà subito una ovvia sensazione di già sentito e la accoglierà come conferma del loro lavoro degli ultimi anni, oppure potrà criticarla, ritenendo che il gruppo si trovi in un periodo di scarsa creatività e che dunque compensi con queste formule già collaudate. Chi invece non li conosce, o li conosce poco, potrà sentire semplicemente un bell’album, anche migliore di quanto abbiano fatto recentemente. Noi, come il già citato Giuliano l’Apostata, abbiamo letto, abbiamo compreso e abbiamo condannato questo album, ma non possiamo non ammettere che Pro Xristou sia un lavoro molto ispirato e ben scritto. L’ispirazione premia sempre e conquista chi ascolta, la si avverte anche al di là dei dubbi che sovvengono sulla originalità o attualità del lavoro. E questi, ancora una volta, sono i Rotting Christ, che vi piaccia o no. (Stefano Mazza)

7 commenti

  • minchia, pure i Greci si mettono a fare i video con ‘sti specie di vichinghi…eccheduemaroni…. il singolo sicuramente ha una linea melodica banale, e voce troppo ripetitiva.
    Boh, se fosse stato un gruppo esordiente secondo me sarebbe stato liquidato con due righe di commento ed una sufficienza risicata.

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  • A una certa età uno dovrebbe lasciar perdere. Non parlo di anagrafica, parlo di una specifica posizione che si assume nei confronti della vita. La chiamo “riassorbimento nel conformismo”. Accade prima o poi quasi a tutti. E capirete che facendo riferimento a un accomodamento progressivo sto anche sostenendo, implicitamente, che nel passato si è avuta la forza di aver lasciato una traccia culturale importante. Fuori dalle righe. I Rotting Christ sono stati una grandissima band. Ovvio. E quella traccia l’hanno scolpita nella storia del black metal.
    Ma Sakis Tolis non ascolta più black metal. Da? Vent’anni? Più o meno. Dichiarazione sua. Niente della sua attuale identità si può commisurare ai significanti fondamentali del black metal. Niente.
    Per cui, benissimo fare un disco che col black metal non c’entra un cazzo manco di striscio. È coerente ed ha senso. Il punto è che sta roba è una sequenza di “intercapedini nel tempo” buttata giù e cucita in non più di qualche ora. Reminiscenze, scarti, riff cadavere riesumati durante una cena in piedi o mentre fai la cacca. Questo è. Non c’è il sostegno di una visione, non c’è più niente di ragguardevole da trasmettere a chi fruisce dell’esperienza estetica. Non è nemmeno mestiere, per me. È intercapedine, ribadisco. Ovvero assenza di soluzione di continuità tra un tempo e l’altro del vivere, aspettando di rimettersi comodi.

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    • Ci son più cose in cielo e in terraOraziodi quante siano sognate nella tua filosofia
      ammetto che sono di parte, ma al netto di alcuni (voluti) autoplagi non si può dire che l’esperienza estetica non sia fruibile e anzi nel complesso godibile

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  • Premetto la mia totale ignoranza in campo black metal. Conosco i nomi grossi, ho provato ad affrontare qualcosa senza mai terminare l’ascolto di un album intero, si tratta di musica per niente nelle mie corde e con la quale proprio non riesco ad entrare in sintonia.Probabilmente per questo motivo, fino a qualche settimana fa non ho mai ascoltato niente dei Rotting Christ e ammetto d’aver commesso un errore enorme.L’uscita del nuovo album mi ha però incuriosito e ammetto d’essere stato attratto dalla copertina: inflazionata quanto volete ma quell’iconografia non può che rimandare a certe sonorità che invece si che sono nelle mie corde.L’album mi sta piacendo molto.Ho fatto una bella immersione nella loro musica e in questo poco tempo dedicatogli mi sembra di cogliere con questa ultima uscita una sorta di sintesi delle loro sonorità più epiche e sinfoniche.Non li conosco abbastanza bene per confermare quanto scritto da Fanta, ma al di là di discussioni sul già sentito io con Pro Xristou sto ascoltando musica affascinante che soddisfa pienamente quanto la copertina promette.
    P.s. Mi sono completamente innamorato di Triarchy of the Lost Lovers che vedo più che altro classificato come black metal ma che di black metal non ha nulla. Musica dannatamente heavy dedita come poche al culto del riff e tanto misurate quanto efficaci aperture sinfoniche…ma come si fa a parlare di black?

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    • Per chi come te, Squalo, ha cominciato da poco con loro, capisco benissimo che il disco in oggetto possa piacere. Personalmente li seguo dal ’93, per me, tu capirai, la prospettiva sui Rotting Christ è totalmente diversa.
      Triarchy non è un disco black metal nel senso pieno del termine. Esatto. Ma lo è in parte e lo è alla maniera dei greci. Lo specifico perché posso intuire che se tu non rilevi tracce di black metal in Triarchy è perché hai codificato le caratteristiche BM a partire dalla Norvegia degli inizi degli anni novanta.
      Almeno così capisco, smentiscimi pure se sto dicendo una stupidaggine.
      https://metalskunk.com/2016/04/30/avere-ventanni-aprile-1996/
      https://metalskunk.com/2017/09/07/avere-ventanni-rotting-christ-a-dead-poem/
      Qua trovi due spunti interessanti su quel periodo dei Rotting Christ che io trovo competenti.
      Per il resto, mi fa piacere che a molti il disco piaccia, Bonzo compreso. Io passo, non ci tornerò su, così come non sono mai tornato su quello che è venuto dopo Κατά τον δαίμονα εαυτού.

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      • Non dici stupidaggini e sicuramente ho codificato le caratteristiche black metal a partire dalla Norvegia degli inizi degli anni novanta.

        Forse si sbagliò nel classificare black la scena greca, quando invece sarebbe stato giusto coniare un nuovo termine?

        Sono curioso di scoprire col trascorrere del tempo e degli ascolti se, avendoli conosciuti con il loro ultimo album, mi appassionerò di più ai loro classici ridimensionando l’entusiasmo per Pro Xristou.

        Tornando su copertine e loghi mi chiedo perché abbiano deciso di utilizzare il loro logo classico. Su Pro Xristou (ma anche su The Heretics) avrei visto molto meglio quello di A Dead Poem (che già sarebbe stato perfetto per Triarchy.

        Obiettivamente sono entrambi anonimi e impersonali e a questo punto avrei scelto in base al tipo di musica registrata e alla copertina.

        Mi appare come un tentativo di ancoraggio ad una certa tradizione completamente sparita quando invece musicalmente mi sembra di capire che Tolis abbia sempre disatteso le aspettative.

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    • welcome under our cult (semicit.)

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