The Principle of Evil Made Flesh, il disco che portò le tette nel black metal

Michele Romani: Parlavo di recente con i miei colleghi di Metal Skunk della vera e propria spaccatura tra blackster generata ai tempi da The Principle of Evil Made Flesh, sicuramente uno dei dischi più divisivi degli anni ’90 in ambito estremo. Siamo in un periodo in cui i Cradle of Filth erano ovviamente piuttosto noti nel circuito underground, ma niente a che vedere con la vera e propria esplosione successiva a Dusk… And Her Embrace: e se ne discuteva comunque parecchio anche prima, con i soliti discorsi sul doverli o no considerare black metal e le diatribe tra chi li apprezzava e chi li detestava. Ho sempre fatto parte della prima schiera, e continuo a pensare che Dani e soci, almeno fino a Midian, siano rientrati di diritto nel perimetro del metallo nero, pur usando voci femminili, tematiche vampiresche e quell’aura gotica che non fece che aumentare nel corso degli anni.

Questo debutto del ’94 conserva ancora qualche retaggio death metal dei demo precedenti ma pone le basi per quello che diventeranno i COF in futuro, raggiungendo l’apice in Vempire (che, continuo a ripetere, non è un EP) e coniando un vero e proprio sottogenere (il gothic black metal) nel successivo splendido disco. Al contempo però fecero anche parecchi danni, con gruppi imbarazzanti (Siebenburgen, Twilight Opera, Ancient Ceremony, Agathodaimon e potrei continuare) che tentavano goffamente di imitarli.

The Principle of Evil Made Flesh rimane comunque ancora oggi, a distanza di trent’anni, un signor esordio, un po’ acerbo sotto alcuni punti ma contenente 4-5 pezzi clamorosi (To Eve the Art of Witchcraft  e A Dream of Wolves in the Snow su tutte) che molte band di oggi non si sognano manco lontanamente di poter comporre.

cradle_of_filth

Ciccio Russo: I vampiri erano tornati di moda. Il Dracula di Coppola aveva fatto un botto incredibile e in quei mesi stava spaccando il botteghino Intervista col Vampiro, gradevole trasposizione dei romanzi di Anne Rice interpretata da due delle più grandi stelle di Hollywood degli ultimi quarant’anni. The Principle of Evil Made Flesh sembrava costruito a tavolino per un tredicenne con gli ormoni in subbuglio cresciuto tra maratone di videocassette horror e pile di Dylan Dog quale ero io all’epoca. C’era il romanticismo nero che si riallacciava alle letture puberali di Baudelaire. C’era l’Inghilterra dei castelli infestati e delle nebbie che celano gli orrori innominabili in agguato nei tascabili della Newton & Compton. E c’era l’elemento sessuale, che era poi quello davvero perturbante. Eros e Thanatos. Per un tredicenne non c’è mistero più oscuro e inquietante della donna.

ilovegoticheAvevo appena iniziato ad ascoltare black metal (merito di Piero Tola, prima mi fermavo a Deep Purple e Led Zeppelin) e le gesta dell’Inner Circle erano più che altro fonte di lazzi. Il satanismo non mi turbava perché da adolescente ero un risoluto positivista. Odino, i vichinghi, sì, fighi ma vuoi mettere con Omero e le guerre persiane. Le sparate paranaziste di qualcheduno mi lasciavano indifferente perché quasi tutti quelli della mia generazione hanno avuto il nonno o il prozio che al cenone, dopo il terzo grappino, asserivano che quando c’era Lvi si stava benissimo e nel ’39 aveva ragione il cancelliere. I Cradle of Filth, invece, un leggero turbamento me lo provocarono.

A rendere ancora più netta ed evidente la cesura filosofica, l’esordio degli inglesi esce subito dopo alcuni dei maggiori capisaldi del black norvegese e prende una strada del tutto originale, con il retroterra sonoro del cupo death albionico e un’estetica capace di cavalcare lo zeitgeist, un po’ come… quella di Dylan Dog. E proprio come avvenne in quel caso per il fumetto, il black metal smise di diventare un gioco al quale non far partecipare le femmine. Quell’immaginario, del resto, era perfetto anche per le signorine gotiche che ci piacevano tanto da sbarbatelli. Il genere più antifregna mai concepito si aprì all’altra metà del cielo. Se voi giovani, a differenza di noialtri all’epoca, incontrate un sacco di ragazze andando a vedere i Taake o i Gorgoroth dovete ringraziare anche Dani Filth.

cradle_of_filth

Griffar: Mi ricordo ancora oggi l’immortale aforisma che lessi un milione di anni fa nella posta dei lettori della storica rivista H/M, da parte di un tipo che si faceva chiamare Paieda il deo del creato (sic): “Delle troie tutti ne parlano male ma poi tutti le cercano, specialmente i maschietti” (chissà se è ancora vivo, doveva essere un bel personaggio) (prendiamolo a scrivere per Metal Skunk, ndbarg). Possiamo dire che The Principle of Evil Made Flesh calza a pennello in questo contesto? Sì, perché di questo disco ultraleggendario (quasi) tutti i blackster durissimi e purissimi parlavano solo ed unicamente come di un ammasso di letame fermentato, salvo poi ascoltarselo segretamente fino ad impararlo a memoria nota per nota. Però non si poteva dire pubblicamente che si ascoltavano quei pagliacci, se no si sarebbe persa la stima dei compagni di bevute di sangue di vergine.

Io lo acquistai per via della recensione di Claudio Sorge su Rumore, quando le riviste di musica erano prevalentemente in versione cartacea, cari vecchi tempi. E mi spiazzò, lo amai da subito per via di quella commistione tra il black metal, allora territorio quasi del tutto inesplorato, specialmente in Inghilterra dove sembrava se ne disinteressassero nel modo più totale, il death metal, che dei Cradle of Filth costituiva il background, le ombreggiature gotiche e l’immaginario demoniaco/erotico/vampiresco comunque accattivante.

cof_principle_retro

I Cradle avevano creato qualcosa che prima non esisteva, è da ottusi non riconoscerglielo. Non ho mai fatto alcun mistero del mio gradimento per i primi loro 4 dischi, al contrario di altri. Poi hanno iniziato ad autoriciclarsi e a sfruttare il successo dovuto al loro modo di porsi restando sempre ben lontani dai picchi creativi dei loro primi album. In tutto ciò non vedo niente di male anche se dei loro dischi più recenti mi piace solo Cryptoriana.

Aneddoto: per un pezzo fui convinto che i cantanti fossero due, Dani Filth ad occuparsi del suo inconfondibile screaming affiancato da un session che cantava il growl. Mi sembrava impossibile che la stessa persona potesse cambiare voce in modo così radicale. Oggi si sa che è possibile eccome, ma allora avevo vent’anni ed ero meno sgamato. Soprattutto m’innamorai dello stupendo inglese con il quale sono scritti i testi, del lessico vario e forbito che spazia da Shakespeare a Bernard Shaw; piacciano o meno gli argomenti toccati nelle liriche, lo stile che le caratterizza è sublime. Tutti i pezzi sono ai vertici della loro vena artistica, ma Of Mist and Midnight Skies e Summer Dying Fast mi fanno venire i brividi al solo scriverne i titoli. Non mi succede spesso. Trent’anni fa è uscito un capolavoro, questo è quanto.

6 commenti

  • Avatar di TonyLG

    Discone senza se e senza ma. Comunque ci stanno le perplessità e le accuse dell’epoca. Si era tutti regazzini, quindi intransigenti e un po’ coglioni.

    Piace a 1 persona

  • Avatar di Hieiolo

    Disco immenso ma strasurclassato dai due seguenti, in particolar modo da Dusk and her embrace…

    Soprattutto di questo esordio non ho mai digerito che Barker non fosse ancora in grado di fare i blast beat come poi avrebbe insegnato a tanti a fare, ovvero li eseguiva alla velocità corretta solo con le mani, dimezzando altresi’ i colpi della cassa… sentire per credere..

    "Mi piace"

  • Avatar di Giannina Demelas

    La musica deve darmi qualcosa, alcuni suoni graffianti per effetto della loro vibrazione sonora riattivano la circolazione , li sento nel cuoio capelluto, altri suoni hanno effetto tipo onde e favoriscono il rilassamento, altri ancora stimolano lucidità e l’attenzione. Ma devo essere articolati in un certo modo per entrare in circolo e produrre effetti.  

    Bene, questo brano: Summer Dying Fast,  sarà famoso quanti vi pare, ma a me non dona una mazza. L’ho ascoltato più volte per capire cosa c’è che non va: non si lega con le cellule. Con tutto lo strido di voci e di suoni, potrebbe almeno darmi un po’ di fastidio. Lo sento ovviamente perché lo ascolto, ma rimane all’esterno, non lo assimilo. Godetevelo voi che ci trovate qualcosa, io mentalmente ce lo sto buttando nel cestino.  

    "Mi piace"

  • Avatar di nonesovile97

    Per motivi anagrafici non c’ero ma mi risulta che le voci femminili le avevano già introdotte Opera IX, Evol e Mortuary Drape. Al massimo i perfidi albionici le hanno sdoganate presso un pubblico più ampio.

    "Mi piace"

  • Avatar di Cattivone

    Non li ho mai apprezzati appieno, ma sono felice della loro esistenza perchè al primo anno di universitá c’era una discreta goticona timidina con la borsa con sopra il loro monicker. Io li conoscevo, perlomeno abbastanza da riuscire a leggerne il logo, me ne finsi estimatore e poi… ma questa è un’altra storia.

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a Giannina Demelas Cancella risposta