Avere vent’anni: EXODUS – Tempo of the Damned

Su un ipotetico podio dei miei dischi thrash preferiti del 1985 metterei, nell’ordine, Bonded by Blood, Hell AwaitsFeel the Fire. Ho una fissa per Fabolous Disaster e provo sincera simpatia per il seguente Impact is Imminent ma è quel capolavoro dell’esordio, e solo quello, ad aver consegnato gli Exodus alla storia. Il resto sono buoni dischi o dischetti. Persino il secondo Pleasures of the Flesh non mi ha mai particolarmente esaltato.

A partire dal live Another Lesson in Violence era cresciuta gran curiosità per il ritorno in scena degli Exodus, nonostante il periodo fosse avverso al thrash metal. La chiave di tutto furono i Testament allorché rilanciarono il genere con The Gathering, nonché il fulmineo addio alla Century Media che portò la band di Gary Holt su Nuclear Blast, qualche anno più tardi, all’ennesimo annuncio del definitivo ritorno in attività. Fu a quel punto che perdemmo per sempre Paul Baloff.

exodus-tempo-of-the-damned-Cover-Art

Non riesco a immaginare il genere di considerazione che dev’essersi sentito addosso Steve Souza il giorno che lo richiamarono per il semplice fatto che l’altro era morto ma, nel 2004, incise la sua migliore performance vocale di sempre, in un misto di Overkill, AC/DC e quel che gli riusciva meglio dai tempi dei tempi, cover di Dirty Deeds Done Dirt Cheap annessa.

Non fosse per il ventennale inserirei di diritto Tempo of the Damned del 2004 nella rubrica Il confessionale, perché, se questo non è il mio disco preferito degli Exodus, allora poco ci manca; con certezza è quello che ho ascoltato di più. Trascorsi buona parte del 2004 a perlustrare la superficie di quel compact disc col laser del lettore, trascurando altre uscite che avrei recuperato solamente in seguito.

La formazione vantava nuovamente Tom Hunting alla batteria, e la coppia di chitarre Holt/Hunolt girava così magnificamente da non poter durare nel tempo in un mondo notoriamente di merda come quello su cui camminiamo adesso. Al basso c’era un tale di nome Jack Gibson e nessuno da allora l’ha più schiodato di lì. Tempo of the Damned è un bellissimo fermo immagine degli Exodus, poiché quella formazione, come sappiamo, si sarebbe sgretolata di lì a pochissimo con la perdita di Hunolt, quella temporanea di Hunting per motivi di salute e quella di Steve Souza con il momentaneo rimpiazzo di Rob Dukes. Non riesco a immaginare nemmeno il genere di considerazione che dev’essersi sentito addosso Souza il giorno che hanno cacciato Dukes in luna di miele.

Exodus-Loudwire-01

I singoli apripista furono un capolavoro totale, Scar Spangled Banner e War is my Shepherd. Impossibile preferirne una all’altra, cambierei idea con cadenza giornaliera. Pensai lì per lì, e non a freddo, che gli Exodus avessero inciso il loro miglior disco, ma non lo dissi a nessuno perché, tenuto conto dell’importanza storica e della bellezza di Bonded by Blood, affermarlo equivaleva ad aver sparato una cazzata alta almeno quanto me. Sono un metro e novanta.

Blacklist era il mid-tempo perfetto col riffone perfetto. Dopodiché l’album iniziava a alternare proiettili dal calibro minore e dal carattere ora moderno, non Force of Habit, ma un qualcosa di non distantissimo dai Pantera mediani, ora canonico e giocato sul sicuro. Quella parte centrale di Tempo of the Damned non è memorabile ma la conosco pressoché a memoria. L’urlo di Shroud of Urine nel ritornello, la tiratissima Forward March, un po’ banalotta forse ma di sicuro effetto, e poi avanti tutta fino al rifacimento di Impaler.

Se una forte sensazione di deja-vu dovesse improvvisamente cogliervi è perché il pezzo lo scrissero Tom Hunting e Paul Baloff assieme a un altro membro fondatore del gruppo, Kirk Hammett. Una volta giunto nei Metallica in sostituzione di un chitarrista infinitamente migliore, Kirk Hammett rielaborò uno di quei riff per un brano del secondo album della band californiana, Trapped Under Ice.

Impaler è semplicemente bellissima, la vecchia scuola allo stato dell’arte. Riascoltato oggi, Tempo of the Damned  conferma che il gruppo si riformò in uno stato di grazia destinato a non perdurare a causa di una serie di fattori, sia fisiologici sia legati alla sfortuna. E conferma che i loro dischi più recenti non gli legano neanche le scarpe a una roba del genere. Nel 2004 il metal cominciava a entrare in uno stato di profonda difficoltà, ma questo fu uno squillo fortissimo, e lo sentii subito. Gli Exodus furono per un breve lasso di tempo uno dei gruppi più riconoscibili in tutto l’ambito del thrash metal anche grazie a quel personalissimo suono delle chitarre, un pregio che all’epoca s’attribuiva perlopiù agli Slayer e a pochi altri e che non avremmo mai potuto attribuire alla loro produzione anni Ottanta. Furono, per un breve lasso di tempo, i migliori in quel contesto che personalmente amo. La prossima volta vi racconto perché mi piace Force of Habit. Promesso.(Marco Belardi)

9 commenti

  • Avatar di Cattivone

    So che dovrei vergognarmene, ma per me questo è il loro disco migliore, nella mia personalissima classifica lo metto anche sopra a Bonded by Blood.
    Felice che ci siano altri toscani oltre a me ad apprezzarlo, anche se al contrario di me hanno il pudore di ricordare che l’esordio era migliore.

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  • Avatar di Sabino Dt

    Per i miei personalissimi gusti “Shovel Headed Kill Machine” lo considero migliore e fino alla dipartita di Rob dukes di idee ne avevano ancora

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  • Avatar di Fanta

    1. Tempo of the Damned
    2. Fabolous Disaster
    3. Shovel Headed Kill Machine
    Questo ho appuntato sul “mio personalissimo cartellino”. Ovvio che l’importanza di Bonded by Blood è fuori scala. Ma non è il parametro con cui si amano i dischi.

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  • Avatar di Andrea

    The Gathering è importante ma questo disco lo è ancora di più. Per quanto ci fosse chi nel thrash aveva continuato (Slayer, Overkill e tedeschi seppur in larga parte sporcati di groove come i Testament), e che avessero esordito alcune nuove leve l’anno precedente (Municipal Waste e Toxic Holocaust), è da Tempo of the Damned che riparte tutto il carrozzone revival thrash moderno.

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  • Avatar di Hieiolo

    Mi uccidete se affermo che Bonded by blood non l’ho mai pienamente digerito? al primo posto Fabuolus, al secondo questo e qualche canzone quà e la’ nella vasta discografia.
    Tutto il resto per me è noia!!

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  • Avatar di cecaro

    Ricordo una data a giugno di quell’anno in un Circolo degli Artisti a Roma pieno all’ inverosimile. Sudavano anche le pareti. Prima del concerto li beccammo a cena in una pizzeria vicina al locale!!!

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  • Avatar di violacazzi

    Era uscito da poco. Ero seduto ad ingozzarmi un panino al Cetus, prima di esibirmi live, quando dalle casse del locale parte War is my Shepherd.
    “Ma che cazzo è ‘sta bomba!?”, esclamai ai miei compagni di tavolo.
    “L’ultimo degli Exodus… “, rispose senza scomporsi troppo uno di loro.
    Il giorno dopo (con la testa annebbiata dalla sbronza post concerto e le orecchie che ancora mi fischiavano) corsi ad ordinarmelo nel negozio di dischi della mia città di provincia.
    L’ho amato veramente tanto.

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