Avere vent’anni: ICED EARTH – The Glorious Burden

Purtroppo Ripper Owens, sicuramente un simpatico, bravo ragazzo americano dell’America rurale, di quelli venuti su a pulled pork e pannocchie imburrate, come cantante non rende. Cioè, non è che non rende su disco, anzi come tutti sapete ha delle doti canore fantastiche, è che – ahinoi! – dal vivo ha il carisma di un orso ubriaco e non coinvolge il pubblico come dovrebbe. Capirete che è un bel problema, perché  il cantante è il biglietto da visita di qualsiasi gruppo, e se sul palco non coinvolge nessuno, e anzi non è preso manco lui, può cantar bene quanto vuole ma saranno sempre scontenti un po’ tutti, specialmente il gruppo stesso, particolarmente chi del gruppo tira le fila, e precipuamente quei due che hanno lasciato Ripper col culo per terra, ovvero Glenn Tipton e Jon Schaffer (Yngwie non lo conto perché cambiava cantante almeno ogni paio di dischi, però c’è da considerare che Ripper è stato l’ultimo cantante che ha avuto, per quanto inadatto al metal neoclassico, e quindi Basettone ha deciso che dopo di lui, sia in studio ma soprattutto dal vivo, non gli sarebbe servito più un cantante, della serie: meglio io che un orso ubriaco – o comunque l’orso lo faccio io che risparmio pure).

Devo dire che, per quanto mi riguarda, mi è dispiaciuto molto di più quando è stato mollato dai Judas Priest piuttosto che alla notizia dell’uscita dagli Iced Earth, anzitutto perché Jugulator è un disco bellissimo, poi perché in genere non amo troppo le reunion tra gente che s’è gettata secchi di merda addosso, e poi perché, ecco, The Glorious Burden è brutto assai e quello appresso pure (ma ne parleremo un’altra volta). Che poi Schaffer in realtà qualcosa di buono pure ce lo ha messo, vedi Attila o Red Baron/Blue Max o anche Greenface, il problema sono le mattonate sulle palle del calibro di Hollow Man, When The Eagle Cries (Madonna mia che lagna), The Reckoning, ma soprattutto la suite Gettysburg, un trittico di tre pezzi, della durata complessiva di poco più di mezz’ora, uno più tronfio, pretenzioso e soporifero dell’altro, qualcosa che dagli Iced Earth e da Jon Schaffer non mi sarei mai aspettato e che fa sembrare i pezzi peggiori del precedente Horror Show dei veri cazzo di capolavori immortali. Peccato, oltretutto perché sul disco suona qualche assolo anche il compianto Ralph Santolla (molto meglio di tutti i chitarristi che hanno affiancato Schaffer fino ad allora), c’è il sommelier anale Richard Christy alla batteria e come detto Ripper offre una prestazione ottima, ma se già i pezzi sono spompati di loro figuratevi come potevano rendere dal vivo col cantante meno carismatico di sempre o quasi. Ripeto: un vero peccato. (Cesare Carrozzi)

Un commento

  • Avatar di Carolina84

    Un gruppo con due dischi bellissimi, The Dark Saga e il successivo. Sul resto si può soprassedere. Quanto a Schaffer, è una fine tristissima trovarsi a fianco dello Sciamano in quel 6 gennaio 2021, anche se già da tempo si beveva tutte le peggiori teorie del complotto.

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