Guido Meda contro la Napalm Records

Tempo fa beccai un video che immortalava l’ultimo e adrenalinico giro del motomondiale. Situazione battagliera. Sicuramente era coinvolto Valentino Rossi. A poche curve dall’arrivo il regista si soffermò su una bella figliola – certamente moglie d’uno dei coinvolti nel rush finale – seduta in tribuna con l’espressione e la calma piatta di chi è dall’estetista. Guido Meda, che in quell’istante rischiava l’attacco cardiaco, si mise a inveire contro la regia per interminabili secondi, urlandogli di tutto. Quel Via la signorina! divenne celebre su YouTube per qualche tempo, e con quella frase era riuscito a toglierla dall’inquadratura prima che il traguardo fosse varcato dal vincitore.

Ma andiamo con ordine: che dire dell’ottimo e imprescindibile Jailbreak delle Nervosa?

Detta alla maniera più schietta possibile, queste fotomodelle aventi base in Brasile hanno già inciso cinque album e non ne ricordo una sola canzone. Tradotto, a casa mia, significa che non valgono niente di niente. A casa vostra fate come volete, perdete pure tempo a decifrare la malvagità dell’atto stesso d’averle chiamate le Nervosa, a fare overthinking sul fatto che Jailbreak subisca un’imprecisata ingiustizia per il solo averlo messo in discussione. Approfondiamolo.

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Michaela Naydenova, Nervosa

Jailbreak – a patto che ci sia altro da dire a riguardo – è impreziosito dai cameo di Gary Holt (gli Exodus hanno firmato per Napalm Records e ora sono costretti a questo; il prossimo a mettersi la gogna al collo sarà probabilmente Tom Hunting in casa Delain) e di Lena Scissorhands. È doveroso che io indaghi su di lei.

Lena Scissorhands (!!!) è la cantante di origini moldave dei Death Dealer Union. Nonostante siano un po’ indietro nel programma Agenda 2030 di sostituzione di genere avviato dalla storica e irriconoscibile Napalm Records (ovvero: via tutti quegli inutili maschiacci dagli strumenti), mi sono ascoltato il loro Initiation in mattinata e fragorosamente v’intimo di starne alla larga.

Adesso vengo al punto: i due singoli di Jailbreak su Spotify sono giunti rispettivamente a 220.000 e 131.000 click. Dei bei numeri. La meno ascoltata Nail the Coffin non raggiunge però i 14.000 ascolti, al che sento puzza di bruciato. Un decimo dei potenziali fruitori di Jailbreak in sostanza non ha proprio sentito l’album; il Belardi sì, contribuendo al lievitare della carriera delle suddette più dei fan delle suddette.

In teoria a un fan di un gruppo musicale interessano proprio i suoi dischi, il che non accade in questo frangente.

Saltiamo per un attimo su YouTube, dove il singolo Endless Ambition tocca quota 465.000 visualizzazioni: mandria di disonorevoli segoni che non siete altro. In pratica le statistiche, e non la mia personalissima e deplorevole opinione, mi stanno suggerendo che i fan delle Nervosa semplicemente le loro beniamine se le guardano senza ascoltarsi gli album. Potreste ribattere sostenendo che oggi vanno per la maggiore i singoli, e che i due summenzionati sono andati forte: dal canto mio, propendo per non pigliarci per il culo e per dire le cose come stanno.

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Cobra Spell

Se stiamo parlando di musica e non di un red carpet allestito per una mandria d’allupati agghindati di nero, tutto questo è sbagliato alla base. Riprenderemo questo discorso verso la fine, insieme a Guido Meda.

Svelato ora il reale significato di un album come Jailbreak con l’auspicio di non ascoltarlo mai più, passiamo alle olandesi Cobra Spell. La titolistica del loro nuovo 666 fa leva su Satan is a Woman, Bad Girl Crew, Love=Love seguita da Love Crime, e, distante in scaletta, da Hotline 666. Chiude High on Love. La archenemiana The Devil Inside of Me al sesto posto trancia letteralmente in due la tracklist, quasi un monito ai futuri ascoltatori che le cose potrebbero di lì a poco precipitare. Diversamente da Lena Scissorhands non indagherò su chi abbia scritto i testi, capaci di dare un tono serioso a gente del calibro dei Poison.

A pochi chilometri di distanza da Tilburg, Olanda, è stata rinvenuta una fossa comune che occultava i resti degli ex componenti maschili licenziati dalle Cobra Spell: Mike Verhof, Sebastian Silva e Leronard Cakolli, mentre un tenace Alex Panza, dopo aver raggiunto in fin di vita la Spagna alla maniera di Igor il Russo e aver convinto le autorità locali che il suo passaporto non fosse fasullo, suona ora negli Hitten. Il cui album in uscita è per l’appunto un buon album.

La chitarrista delle Cobra Spell, Sonia Anubis, era nelle Crypta, quelle che si strappano i capelli a vicenda con le Nervosa. Quelle del crowdfunding finito in malora. I dati su Spotify in merito a queste ultime sono ad oggi irrilevanti. Quelli su YouTube pesano tre volte tanto, il che conferma che siete una mandria di disonorevoli segoni.

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Le Burning Witches mi fanno capire perché almeno di loro dovrò scrivere positivamente

Al pari delle Nervosa, le musiciste delle Cobra Spell sono tutte preparate tecnicamente, e nessuno avanzerà nei loro riguardi le accuse avanzate ai Rhapsody, a fine anni Novanta, riguardo a Daniele Carbonera. Al netto degli anthemici titoli su cui 666 fa leva, in esso non individuo traccia d’attitudine. La stessa cantante Kristina Vega, spagnola, ci va troppo leggerina, così come ricordavo il gruppo un po’ più centrato e arcigno nell’ambito delle passate sortite su Spotify via singolo. Va detto che 666 è il loro primo full, e che le Cobra Spell avranno tutto il tempo per centrare al meglio le soluzioni oggi adottate. Oppure non accadrà per il semplice fatto che non interessa a nessuno, in primis a loro.

Ne consegue che è un altro il prodotto che va comprando il fan d’alcuni di questi gruppi all female che oggi spopolano.

Se devo ascoltarmi un gruppo al femminile uscito nel 2023 su Napalm, dico Burning Witches. The Dark Tower è il quinto titolo in studio delle ormai veterane svizzere, il cui stile priestiano e potente maturato dalla leader Laura Guldemold prende i due sopraccitati gruppetti e li frulla, per poi berseli e ruttare fragorosamente. È lo stile del gruppo a essere più tosto e attitudinale in senso stretto: World on Fire è il classico mid-tempo alla Knights of the Cross, Unleash the Beast il power metal che sputtana un po’ la cantante non appena affronta la ripida pettata dei toni più alti. I ritornelli però li sanno scrivere, e i riff pure, come dimostrato da quello in apertura a Renegade. Queste qua sono metallare, non fotomodelle istruite ad adoperare uno strumento: capite dov’è la differenza? Non è un problema di maschi o femmine, ma delle persone giuste messe al posto giusto. Non abbiamo già avuto abbastanza grane dall’hair metal, all’epoca in cui la questione si stava subdolamente spostando dal comporre bei dischi all’apparire in un certo modo, vale a dire, il meno sostenibile che esistesse? E ve lo dice uno che di hair metal ne ha ascoltato e apprezzato un bel po’.

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Lita Ford, classe 1958, leggenda nelle Runaways al fianco di Joan Jett. Il giorno in cui non ricorderete più dell’esistenza di questa gente che s’atteggia su Napalm, vi ricorderete di lei o vi sarete persi qualcosa per strada.

Sotto dunque con Lita Ford, Joan Jett, Debbie Harry e l’adorabile Doro Pesch, e sotto persino con le un tempo trascurabilissime L7, che oggigiorno rimpiango in preda agli eventi ai quali tento di non soccombere. All’apparire di codesta gentaglia su Headbangers Ball, un Guido Meda si sarebbe messo a inveire a urlacci contro il regista affinché tornasse sullo schermo il protagonista, l’heavy metal. Non il sottoprodotto di un’epoca in cui colui che ha capito che aria tira centrerà una media di un disco su dieci, perché non sono i dischi quel che gli importa, bensì creare un esercito di ultrafregne il cui scopo è fare i numeri più alti possibile con la tecnica di un colpo e via.

Con questo mi rammento di sottolineare quanto Napalm Records non stia mercificando la figura delle donne, una parola che definirei ricorrente. Chiunque finisca “mercificato” lo fa di propria e spontanea volontà se è consapevole di non disporre del necessario talento, e, con ciò, di poter calcare immeritati palcoscenici solo in virtù della propria estetica e di un pubblico che quell’estetica, e non un nuovo Master of Puppets, va pretendendo a suon di ululati e elicottero sopra le braghe calate. E oggi che un novello Master of Puppets creerebbe soltanto ingombro in un mercato che ben si guarda dal ricercare i nuovi capolavori di domani, vorace com’è nell’accumulare contenuti dimenticabili su altri contenuti dimenticabili, all’occorrenza si respira l’aria che tira e s’offre la possibilità – a chiunque voglia mercificare la propria immagine, e non il proprio talento – di vendere fregna un tanto al chilo. Accade con i video virali di Elodie e accade nell’heavy metal, laddove il pelo non s’è ancora intravisto e avidi nerd trascorrono sul Tubo le nottate in attesa che il prossimo livello della sfacciataggine metallara si sblocchi, proprio come in un videogioco platform. Chi all’epoca si è fatto due o duecento seghe su Anneke van Giersbergen, Donna con la D maiuscola e Musicista con la M maiuscola, cari amici, magari con indosso il senso di colpa di esser partito con Mandylion e finito con quel genere di cose manuali, oggi certamente inorridisce.

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Fossero i dischi a importare – in casa Napalm o altrove – non si adunerebbero plotoni inarrestabili di gnocca ma metallare in grado di comporre un buon disco, il migliore possibile. Le Anneke di oggi e di domani, o una cento volte più brutta eppur cento volte più capace. Le stesse che probabilmente non trovano un contratto discografico di livello per il semplice fatto che oggi la buona musica non interessa quasi a nessuno. Mandria di disonorevoli segoni, fosse la buona musica a importarvi ci sarebbe, in qualche luogo del mondo, arido, temperato o innevato che esso sia, una metallara con l’aspetto di Cronos, i capelli attaccati allo zenit, le rughe tali e quali ai crepacci della parete Rakhiot e un culo equiparabile a un letto contenitore, che l’etichetta di punta di turno sottoporrebbe all’ascolto di una demo accertando che, cazzo, questa qua è brava e va messa sotto contratto adesso. L’effetto boomerang, il paradosso, lo scomodo e inevitabile controsenso in tutto questo, è che con queste quote rosa non state dando spazio alle più meritevoli ma confezionando un prodotto, l’ennesimo, che non volge lo sguardo alla musica che amiamo, ma al culo. E noi, che il culo delle donne lo amiamo come Al Pacino in Heat, che ce ne facciamo di un disco per finire col guardare un culo con le orecchie tappate? Chiunque tu sia e dovunque tu sia, Cronos al femminile, emergi, entra in quegli uffici, sfascia tutto e autoproclamati degno successore di quelle musiciste il cui nome è inciso nella storia. Fallo con pieno merito per noi che in fondo ai dischi ci arriviamo per principio. (Marco Belardi)

24 commenti

  • Avatar di TonyLG

    Il miglior disco all female uscito l’anno scorso , per me, è quello delle Lovebites, che è una gran bella sassata (finalmente senza insopportabili ballate, che sono il tumore del power). Ciò detto, non ho nulla contro il fan service. Ben vengano i gruppi di sorche incapaci , tali da illudere noi maschietti di avere ancora qualche forma di superiorità o controllo. Le Cobra Spell, per altro, mi stanno pure simpatiche perchè, nella loro assoluta mediocrità, giocano pulito, atteggiandosi da troioni e non da one of the boys

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  • Avatar di weareblind

    Il carro di buoi. Maledetto, sempre lui.

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  • Avatar di Fanta

    Articolo molto divertente.
    P.s. Cammie Gilbert degli Oceans of Slumber è una grandissima cantante.
    Senza dimenticare Aleah Stanbridge, resa immortale da un disco come Hour of the Nightingale (Trees Of Eternity).

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  • Avatar di fabio rossi

    Corre voce che Jeff Loomies abbia lasciato gli Arch Enemy, per suonare nelle Crypta.

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  • Avatar di Stefano

    Lena S. è più conosciuta come la cantante degli Infected Rain sicuramente.

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  • Avatar di Queen Beryl

    Lita Ford se la ricordano tutti, le Babes in Toyland in pochi (Fontanelle per dio!). Risultato della stessa cultura che imposta il frame mentale per tutte, salire sul palco vendendo altro perché (sottinteso) il resto non basta, quindi perché non giocare facile. Il pubblico ha quel che si merita e lo rispecchia, così come i cittadini con i politici, ma di gente che ha avuto le palle di uscire da quel frame ce n’è stata poca. In genere non è gente che ha bisogno di vendere altro e prendere scorciatoie, sarà per questo che non se le ricorda nessuno poi, mentre le girl-band pseudo metallare hanno fatto lavorare milioni di falegnami solitari. A ognuno il suo, no?

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  • Avatar di fabio rossi

    Perché un video ,su You Tube, risulti visualizzato,bastano pochi secondi e nessuno può sapere il sesso di chi le va a vedere.Che poi vediate fotomodelle ,dove non ci sono, è un altro discorso.

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  • Avatar di Preu

    Che poi io non capisco il senso di seguire una cantante o un gruppo al femminile perché sono fighe, neanche ringraziassero i fan uno ad uno portandoseli a letto.. un conto è sbavarci davanti, un altro è spenderci soldi..

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    • Avatar di TonyLG

      D’altronde perché spendere soldi su onlyfan , quando c’è pornhub gratis? Quando si tratta di figa, diventiamo irrazionali

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    • Avatar di tapiroubriaco

      Calma, però.
      Il rock and roll è anche il carisma del frontman che fa volare con la fantasia nei luoghi più vari: certo, Mark Shelton e Joan Jett ti fanno volare in luoghi diversi, ma insomma, ci siamo capiti:
      Togli Jim Morrison dai Doors e mettici un cantante blues qualsiasi che non faccia istantaneamente smutandare tutte le fan, ed ecco che non hai più i Doors.

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  • Avatar di Sandro

    I Liv Sin di Liv Jagrell , una vera mazzata nei denti.

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  • Avatar di fabio rossi

    Domenico Bini è un super figo.

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  • Avatar di Renegadrian

    E la bravissima cantante degli unleash the archers la dimentichiamo?

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  • Avatar di Sam

    Esatto Marco.
    L’attitudine.
    Queste debosciate non sanno cosa sia il metal.
    Parlando di band solo al femminile, le già citate Lovebites sono un bel po’ sopra certi nomi da te riportati.
    In ambito voci femminile, fantastici sono gli Scardust. Noa Gruman non è il tipico figone attira-click ma che voce e che attitudine, appunto!

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    • Avatar di tapiroubriaco

      Non voglio buttare la discussione in macelleria, ma mi fai venire il dubbio che ci sia qualcosa di sbagliato in me.

      La Gruman mi pare una donna bellissima e affascinante.

      Vabbè, ci sono abituato, a scuola mi prendevano per il culo perché mi piaceva Doro…

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  • Avatar di tapiroubriaco

    una metallara con l’aspetto di Cronos, i capelli attaccati allo zenit, le rughe tali e quali ai crepacci della parete Rakhiot e un culo equiparabile a un letto contenitore

    Stai descrivendo con precisione impressionante Denise Dufort delle Girlschool – l’unica delle quattro compagne a non avere avuto una relazione con uno dei tre Motorhead, per capirci.
    Che rimane anni luce sopra ‘ste cialtrone, musicalmente e umanamente.(E vediamo fra quarant’anni se riempiranno i palchi, ammettendo che non saranno invecchiate anche peggio…)

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