L’importanza di chiamarsi Alex Panza: HITTEN – While Passion Lasts
Dalla fascetta rossa nella foto promozionale su Spotify capisci subito che questi andranno a mirare dritto al cuore degli anni Ottanta. Ce l’ha in testa Mr C, il loro bassista – all’anagrafe Horacio Rodriguez – il quale pare un Ralph Macchio che ha scavalcato i decenni per finire allo strumento più sfigato in un gruppo anacronistico. Gli Hitten li ho affrontati qualche tempo addietro e il loro Triumph & Tragedy mi aveva convinto non poco. Uno di quei rari casi di gruppi odierni per i quali, non appena finito di metabolizzare l’album, già penso a come suonerà il seguente; nell’heavy metal mi è accaduto con i Venator e con pochi altri, e questo è il loro principale pregio.
Gli Hitten, spagnoli, sono attivi da un decennio abbondante e di dischi ne hanno già tirati fuori cinque. Uno ogni due anni, diciamo. A ogni giro di boa è lecito aspettarsi delle buone nuove canzoni, non che andranno a parare in chissà quale frangente. Il problema dell’heavy metal di oggi è che sa esattamente come muoversi: un filo di hard rock da qualche parte, un buon bilanciamento fra rapidità, potenza e delicatezza da qualche altra, e hai risolto. Nessuno farà più come i Judas Priest all’epoca di Point of Entry o Turbo. Nessuno farà mai il suo disco che negli anni verrà ricordato come “caratteristico”, come “diverso”. E questo lo trovo un male.

Il nuovo Hitten è buono all’incirca quanto il predecessore. Alex Panza, sopravvissuto nei Cobra Spell a un trattamento per i maschi ai limiti della derattizzazione con esche in polvere, è un cantante esperto e perfettamente in grado di dosare acuti, cori e quant’altro. Non è uno che suona esagerato, eccessivo, sguaiato o colto da manie di protagonismo come il tale finito nei Toxik per distruggerli dall’interno. Dietro ad Alex, musicisti preparati ed efficienti. Il punto di forza degli Hitten è che non possono in alcun modo spaccare i coglioni con una proposta così multiforme, altrimenti vuol dire che dell’heavy metal non t’importa niente. Trovano luogo in While Passion Lasts un sacco di soluzioni differenti fra loro: Unholy Games il blues, la title track un inno dokkeniano in piena regola fra riffoni e raffinatezza quasi AOR, Mr. Know it All un titolo del cazzo come solo agli Helloween riesce. Blood from a Stone tosta come immaginabile seguita a ruota dalla velocissima Dark Stalker, interpretata da Panza non come c’immagineremmo, quasi delicatamente. Di rischi del genere vorrei se ne prendesse qualcuno in più. Di rischi tipo la copertina che hanno scelto e fatto disegnare a un povero cristo, ecco, no.
Se qualcosa manca agli Hitten è per l’appunto un pizzicotto di sfacciataggine: mostrarsi davvero grintosi nei pezzi grintosi e davvero paraculi nei pezzi che trentacinque anni fa avrebbero potuto ambire a una qualche parvenza di classifica. Un po’ più hard rock e un po’ meno power metal sulla scia degli esordi, francamente, è un bottino un po’ povero per cementare un nuovo titolo nella memoria. In un certo senso è tutto troppo perfettamente al suo posto e troppo ordinario, come se azzerare i rischi fosse l’obiettivo primario da centrare. Continuerò a seguire questo gruppo così come ho continuato a seguire, sempre restando in terra iberica, gli Angelus Apatrida: a un certo punto però una virgola in più bisognerà che me la spostiate. Bel disco, ma, se dovete partire da uno e da uno soltanto, azzardate e fatelo con State of Shock: parti veloci alla Helloween delle belle annate, un pizzico di spontaneità e verve in più, e purtroppo, a quell’epoca, un frontman da karaoke alla pizzeria in piazza del mercato a Scandicci. Si chiamava Aitor, forse ora lavora proprio lì. (Marco Belardi)


Grazie della segnalazione!
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Ps.: Mrknowitall è anche una canzone dei Primus…
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