Alla fine ONE PIECE è la miglior trasposizione dal vivo di un manga mai fatta in Usa

C’erano tre motivi principali per cui non avrei mai visto una serie TV su One Piece. Il primo è che le versioni americane live action (cioè con attori in carne e ossa) dei manga fanno tendenzialmente tutte schifo. Diciamo il 99%, ma sulla fiducia. Il secondo è che, tra tutti i manga mediamente popolari da cui potevano trarre una serie TV, One Piece è forse quello meno adattabile di tutti: troppo surreale, troppo sopra le righe, troppo prolisso, troppo grottesco, troppo tutto, al punto che spesso la lettura in sé diventa faticosa, con le scenette comiche prolungate, i due miliardi e mezzo di personaggi, le sottotrame che si incrociano, i riferimenti a fatti avvenuti quaranta albi prima e di cui ti sei ovviamente scordato, eccetera. Il terzo motivo, beh, è che è una roba Netflix del 2023, dalla quale quindi ti devi aspettare qualità infima, il cosiddetto cast da barzelletta sulle nazionalità (avete presente, c’è un italiano, un francese e un tedesco etc) più tutti i vari pipponi petalosi sulle categorie protette e via dicendo.

Alla fine però l’ho visto per il classico motivo che me ne hanno parlato tutti bene. Potete comunque immaginarvi il livello delle mie aspettative, aspettative che hanno poi condizionato la visione. Ma è come il discorso sull’ultimo Blind Guardian, che a molti è sembrato un gran disco per il semplice fatto che non è una carrettata di merda come gli altri loro ultimissimi album. Quindi alla fine se mi chiedete com’è la serie TV di One Piece io non posso fare altro che rispondere non lo so. Il che va comunque molto oltre le migliori aspettative.

La prima cosa da dire è che l’atmosfera surreale del fumetto è stata resa a metà, il che è comunque molto di più di quanto sperassi, perché spesso queste operazioni cercano di rendere verosimili storie che di verosimile non hanno niente. Voglio dire, nel film americano di Dragonball Goku era uno studente liceale bullizzato. Qui invece, complice una certa fedeltà alla storia, è tutto sufficientemente fumettoso.

Parlando di personaggi principali, Rufy è stato trasposto bene. Non è così scemo come nel manga, ma lo è sufficientemente. Nulla da dire neanche su Zoro e Nami (a parte le tettone), mentre Usop è molto normalizzato (e non parlo del naso) e Sanji insomma, così così. Mihawk invece è terribile e al LuccaComics ho visto gente vestita infinitamente meglio, per Shanks sembra che abbiano preso il primo che passava da quelle parti mentre per Bagy il Clown niente da dire, anzi complimenti sia all’attore che ai costumisti. Certo aleggia sempre l’effetto-cosplay, con questi personaggi assurdamente cartooneschi che si muovono all’interno di scenografie normalissime, e la cosa è abbastanza straniante e sa di sciatteria, ma qui si ritorna a ciò che si diceva all’inizio: One Piece è talmente sopra le righe e surreale che al confronto Jacovitti pare un azzimato neorealista.

Ho sentito dire che hanno in programma una dozzina di stagioni, il che a questo ritmo – a meno di non tagliare intere saghe – li porterebbe più o meno a metà della storia completa, o anche meno, e non oso pensare a come potrebbero rendere molti personaggi e situazioni senza usare quintalate di CGI e aumentare vertiginosamente il budget a disposizione. Ad esempio qui arrivano fino alla saga di Arlong Park, con gli antagonisti che sono uomini-pesce e sono resi con un makeup grossolano che li fa sembrare i vampiri di Buffy, avete presente. Se la seconda stagione dovesse arrivare fino alla saga di Alabasta, come farebbero a trasporre Crocodile, che è un uomo-sabbia tipo quello della vecchia trilogia dell’Uomo Ragno di Raimi? Ed è solo il primo che mi viene in mente. Ma non solo: i prossimi membri della ciurma sono una specie di piccolo cerbiatto antropomorfo, uno scheletro canterino coi capelli afro e un grosso cyborg; e sono membri della ciurma di Rufy, quindi compariranno in ogni puntata. Se già in questa prima stagione hanno avuto difficoltà a rendere un paio di puntate con gli uomini-pesce, tremo a immaginare che cosa succederà in futuro.

Sembra uno dei cattivi di Hercules

A proposito del budget: pare che ogni puntata sia costata 16 milioni di dollari, più di quanto era stato speso per le singole puntate della prima stagione di Game of Thrones (che ne costavano 13). Durante la visione invece ero convinto che il budget fosse risicatissimo, perché la CGI è relativamente poca e spesso grossolana, e il makeup è al livello dei telefilm degli anni ’90. L’aver speso – male – così tanti soldi è un’aggravante non da poco.

Tutto considerato, però, ci si potrebbe anche turare il naso e chiedere che si continui a mantenere una certa fedeltà alla storia e ai personaggi, ovviamente tenendo conto dei tempi televisivi e del fatto che giocoforza moltissime situazioni vengono tagliate, fuse tra loro o addirittura saltate, perché altrimenti dovrebbero fare una settantina di stagioni. Da questo punto di vista diciamo che, tutto considerato, c’è stato un certo rispetto dell’opera originale.

Qui arriviamo però al vero, grande difetto di questa serie TV: i combattimenti. One Piece è uno shonen, un manga di combattimenti, e tutto si svolge attorno ad essi; il resto è contorno. Capisco che la maggior parte dei personaggi si trasforma, ha poteri strani, fa cose assurde e difficili da trasporre se non con un dispendio esagerato di denaro, ma a tutto c’è un limite: se vedo One Piece, io pretendo di vedere combattimenti fatti bene. Altrimenti non ha senso. Vi immaginereste un live action di Dragon Ball o di Naruto in cui i protagonisti parlano, parlano, parlano, poi si danno un paio di cazzotti e finisce lì? Il combattimento con gli uomini-pesce, che è il culmine della stagione e che nel manga porta via un sacco di tempo, qua dura pochi minuti. E in questo caso non ci sono scusanti che tengano: One Piece non ha senso senza i combattimenti. D’accordo l’avventura, d’accordo i personaggi, d’accordo tutto: però vedere Rufy che sconfigge Arlong in due minuti non è accettabile.

Di cose da dire ce ne sarebbero parecchie, quindi mi fermo qui altrimenti finiamo dopodomani. L’ultimo appunto è però al suddetto atteggiamento petaloso di Netflix, qui rappresentato dalla quota trans. Eh già, cari amici. Perché la pregiata piattaforma ha preso un personaggio talmente marginale da potersi definire inesistente, cioè Kobi, lo ha fatto interpretare da una donna “diventata uomo” e lo ha ficcato tra i protagonisti senza alcuna ragione, inventandosi una storia apposta e regalandogli minutaggio tolto alle storie principali. Attrice ovviamente terribile, perché questo succede quando qualcuno viene assunto non per le sue capacità ma per questioni ideologiche. Speriamo che la eliminino già dalla seconda stagione, perché non ha proprio senso di esistere.

Detto questo, non so se la serie su One Piece possa piacere a chi non ha mai letto il manga né visto l’anime. Io seguo il manga da più di vent’anni, e ho avuto piacere nel ritrovare le vecchie storie e i vecchi personaggi, con tutti i distinguo del caso, ma davvero non ho idea se possa piacere a chi ne è completamente digiuno. Poi certo: One Piece è il manga più letto di tutti i tempi, quindi il solo pubblico di fan potrebbe essere bastante alla riuscita dell’operazione. Vediamo come va a finire, ma con tutti i suoi tantissimi difetti è comunque il miglior live action tratto da un manga che mi ricordi di aver mai visto. (barg)

11 commenti

  • Avatar di weareblind

    Se l’autore finisse sto cazzo di fumetto sarebbe meglio. Lo compro che andavo alle superiori. E lo devo ancora leggere, perché leggo solo serie finite. Pensate cosa a successo a Berserk…

    "Mi piace"

    • Avatar di trainspotting

      Aspe, hai cento e passa volumi in libreria e non li hai mai letti?

      "Mi piace"

      • Avatar di weareblind

        Bravissimo. 105 numeri. Avevo 16 anni, ne ho 46. Lo acquisto da 30 anni e non l’ho mai letto.
        Ma ho anche comprato e non letto, da 30 anni, i volumi de “Il trono di spade”.
        Perché voglio leggere solo opere finite.

        "Mi piace"

      • Avatar di weareblind

        Ho notato ora una cosa che hai scritto, mi ha folgorato. Sai perché ho iniziato a comprare One Piece? Perché nel primo numero vidi il disegno di alcune mucche, e mi pareva fosse un Jacovitti giapponese. Era molto simile al classico salame tagliato che salta fuori in Jacovitti.

        "Mi piace"

  • Avatar di TonyLG

    Non che ci volesse molto a divenire la miglior serie americana tratta da un fumetto giapponese. Tutte le altre fanno cagare a spruzzo.

    "Mi piace"

  • Avatar di Matteo Pasini

    Dire che in One Piece tutto ciò che non sono i combattimenti è secondario significa non aver capito l’opera, cioè è come metterlo sullo stesso piano di un Demon Slayer. Per carità, i combattimenti sono importanti, ma non sono loro a rendere One Piece un manga così seguito dopo 26 anni, è proprio tutto il resto. Detto questo, i combattimenti in un live action non possono per forza di cose essere lunghi tanto quanto nel manga, e la durata della battaglia finale contro Arlong ha i tempi giusti per essere un combattimento di una serie, fosse durata di più sarebbe stata solo una rottura di cazzo.

    Soprattutto, però, spendere un intero paragrafo per denigrare un attore trans solo in quanto trans non solo è transfobico, ma indica anche che chi ha scritto questo articolo non ha davvero capito nulla di One Piece, un’opera che tra i suoi temi fondamentali ha l’accettazione del diverso e il rifiuto della discriminazione.

    "Mi piace"

    • Avatar di weareblind

      Bah. Lettura distorta da preconcetti appunto petalosi. La critica è: la trans nel fumetto non c’è e non in quel personaggio. Qui l’abbiamo presa, quindi, per le quote genere.
      Ma mi raccomando, che non lo si dica, che non sei più parte del consesso civile.
      Per il resto: sono combattimenti uno via l’altro, con la solita menata del “sto per perdere ma poi ho lo scatto di reni”. C’è sicuramente altro: il viaggio, l’amicizia, il diverso. Tutto vero. Ma se non è centrato questo fumetto sui combattimenti…

      "Mi piace"

  • Avatar di Peril

    Mah! tanti dubbi, fare un live action quando già l’anime, per stare al passo (lento) del manga, è una rottura di balle. Dopo aver visto le porcate fatte su dragon ball e death note non son proprio fiducioso. Comunque tagliando i combattimenti si mettono in pari con poche stagioni.
    Per weareblind inizia a leggerlo, 2-3 capitoli a settimana e l’investimento frutta, se schiatti domani che l’hai presi a fare?
    Berserk brucia… lì ha vinto il male

    "Mi piace"

  • Avatar di TBO

    E Alita: Battle Angel?

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a trainspotting Cancella risposta