RADIO FECCIA #28: Dave Mustaine è il vostro nuovo vicino di casa

Dave Mustaine per un’Italia più sicura

Vi sarà capitato numerose volte di pensare che non viviamo affatto in un paese sicuro. Proprio oggi, leggevo su Facebook, hanno portato via uno zaino fotografico al matrimonialista che scattò alle mie nozze otto anni orsono. E in quello zaino c’era materiale tecnico per un valore approssimativo di diecimila euro. Ma non preoccupatevi: in questo paese di sbarellati impuniti sta per trasferirsi lo sbarellato numero uno, ossia Dave Mustaine. Potrebbe essere lui il vostro prossimo vicino di casa e, quando l’incontrerete in un vicolo, vi vomiterà sistematicamente addosso, vi insulterà, vi offrirà un valido motivo per buttarla in rissa e, una volta alla mercé di giuria e avvocati, scaricherà tutto su Lars Ulrich.

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Il rosso afferma che ha già comprato casa nel Belpaese, ma non specifica dove. Ben comprendo questa scelta, certamente suggerita dal sindaco locale, impaurito dalla prospettiva di vedere spopolarsi il suo abitato in men che non si dica. A quel punto si è messa in moto la macchina della curiosità, il che – Mustaine lo scoprirà ben presto – è tipicamente italiano. Non è stato facile risalire alla sua cantina, House of Mustaine, dapprima un brand tutto californiano poi esportato da moglie e figlia nientemeno che nelle Marche, a Fermo. Lì la famiglia Mustaine detiene uno stabilimento che produce vini fra cui l’imprescindibile Holy Wars e sempre lì, per ragioni comprensibili, il biondo cantante avrebbe scelto di stabilirsi. Precisando che farà la spola con gli States, in cui aveva venduto alcuni possedimenti immobiliari proprio negli ultimi anni. Niente male per me, che, tutti gli anni, faccio una capatina d’almeno una settimana proprio nelle Marche. Perso un testimonial poco attendibile come Roberto Mancini, ora in Arabia, la regione ne guadagna un altro: ora lo spot televisivo contro la droga, Dave, proprio come il mancio.

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Gli Exodus sono finiti su Napalm Records

Un tempo era la Nuclear Blast quella che li metteva tristemente sotto contratto tutti, Alcest inclusi. Scrissi un articolo in proposito nel 2019, sottolineando con preoccupazione come troppe band si fossero ritrovate a suonare nella stessa maniera, standardizzata, una volta finite nel catalogo dell’etichetta tedesca. Purtroppo gli Alcest hanno continuato a essere gli Alcest. Tornando a noi, dopo un’estate trascorsa a vedere calciatori di qualunque etnia e campionato firmare per club improbabili e dal nome impronunciabile a suon di petrolquattrini, ecco che Napalm Records si conferma il campionato saudita delle etichette metal contemporanee, tirando dentro persino gli Exodus, i quali, gli va detto, non hanno nessuna donna in formazione ma ben presto faranno la fine delle Cobra Spell. In attesa quindi che sia un dannato ficaio a eseguire i classici di Bonded by Blood o del più recente e comunque acclamato Tempo of the Damned, codesta è la seconda notizia di rilievo non positiva che giunge al mio orecchio sul loro conto dopo la disavventura romana capitata al fratello di Gary Holt. Correva il mese di maggio, un taxi l’aveva buttato sotto e in un paese la cui sanità è pagata dai contribuenti si era tentato di raccogliere fondi per evitare che il corpo fosse lasciato a decomporsi dagli infermieri in qualche corridoio con tutta probabilità infestato da ratti e bigattini. E ora sotto col nuovo album, Persona non curata.

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Dave Ellefson apre bocca e sono subito doppi sensi

Una settimana fa Dave Ellefson dichiarava testualmente che “I let things come as they come”, inutile tradurlo, già avete capito dov’è che intendo andare a parare. La frase è stata pronunciata in un faccia a faccia con Jonathan Montenegro nel suo My Three Questions To, una specie di catalizzatore di casi umani metallari che già aveva spinto Chris Barnes a nominare una cinquantina di dischi a fronte di una semplice domanda come “dimmi i tuoi tre album preferiti”. Non male quel programma. Fatta un po’ di pubblicità ai suoi Dieth, che non si sta cacando di striscio nessuno eccezion fatta per il nostro Piero Tola, Dave si è ritirato in silenzio finché un altro podcastaro non è andato a bussare alla sua porta. E Dave Ellefson è tornato il fiume in piena, tutto schizzi, flutti e sbuffi che conoscevamo. Alla domanda sul perché non abbia provato a coinvolgere Marty Friedman nei Kings of Thrash, un progetto di merda che porta in giro la roba dei Megadeth, Dave ha stavolta risposto con molta, forse troppa diplomazia. Pertanto a Jamey Jasta rispondiamo noi: perché Marty Friedman è troppo furbo per infilarsi in una roba del genere, così come fu troppo furbo per restare nei Megadeth quando prese il primo aereo per il Giappone. (Marco Belardi)

4 commenti

  • non ho capito perche “purtroppo gli Alcest hanno continuato a essere gli Alcest”. gusti a parte, è lodevole che un gruppo entri in Nuclear Blast senza ottenere in cambio quel suono di merda compresso che infesta tutti i dischi dell’etichetta. Chiedo scusa se non ho colto l’ironia.
    Ciò detto, non vorrei come vicino di casa Mustaine o Ellefson…

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    • La mia preoccupazione riguardava proprio quello, che un gruppo con un suono particolare come loro e gli altri appartenenti al filone, potessero snaturarsi. Purtroppo non mi piacevano prima e non mi piacciono adesso, ma quelli sono gusti personali e con loro non ce l’ho mai fatta

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  • Visto che la House of Mustaine produce anche un Verdicchio dei Castelli di Jesi, credo che abbia vigneti anche dalle mie parti. Già prevedo una collaborazione tra Dave e i Kurnalcool, con titoli come “Il tempo de Marty Friedman” o “Vì sells…but who’s beving?”

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