La docuserie Netflix che dà voce per la prima volta a Wanna Marchi e Stefania Nobile

Ho saputo dell’esistenza di Wanna, la nuovissima docuserie di Netflix su Wanna Marchi e su sua figlia Stefania Nobile, per puro caso tramite i profili social delle due ex televenditrici. Da mesi le bolognesi più famose d’Italia ne sponsorizzano l’uscita, avvenuta ufficialmente il 21 settembre 2022, letteralmente senza sosta. Oltre che dalla viva voce delle due protagoniste, il lancio del documentario (un’opera di Alessandro Garramone, Davide Bandiera e Nicola Prosatore) è stato pubblicizzato ovunque in rete, tra piccole testate, agenzie di stampa e quotidiani nazionali.

Ormai da anni ho sviluppato una tendenza a dir poco masochista: spesso do un’occhiata ai commenti sotto le notizie, a prescindere dalla  tipologia delle stesse, in cui mi imbatto fortuitamente su Facebook a causa dell’algoritmo. Il risultato è praticamente sempre sconcertante – un compendio di idiozia sfrenata, frustrazione, miseria umana ed ignoranza crassa da far paura – e il caso di specie non fa eccezione. Almeno il 90% della miriade di commenti sotto i link agli articoli in cui veniva annunciata l’uscita di Wanna su Netflix trasbordava puro odio. Il tenore era sempre il medesimo: madre e figlia sono le persone peggiori della storia del mondo e meritano l’ergastolo/la pena di morte e/o le sofferenze più atroci (un tizio ha addirittura scritto che meriterebbero di finire stuprate in cella). L’altro concetto praticamente onnipresente era il seguente: nessuno dovrebbe più portarle in televisione e chi lo fa, come chi ha pensato e poi realizzato questa docuserie, dovrebbe vergognarsi. Non ho mai visto un simile accanimento popolare e soprattutto unanime nemmeno nei confronti dei serial killer più efferati e perversi. Wanna Marchi e sua figlia, a distanza di circa due decenni dalla loro morte televisiva, fanno ancora discutere animatamente e quindi, è quasi lapalissiano specificarlo, anche nel 2022 destano notevole interesse nella gente. Nonostante il tanto tempo trascorso dalle loro pesanti vicissitudini, insomma, continuano a essere enormi. Le persone che le denigrano pubblicamente con veemenza non lo capiscono, essendo evidentemente troppo stupide per riuscirci, ma è proprio la loro fedele e duratura attenzione che ha dato vita sia al documentario in questione che a Wanna e Stefania come personaggi pubblici di gran successo: non c’è alcuna differenza, mediaticamente parlando, tra l’essere molto amati o molto odiati. C’è solo un modo per danneggiare una celebrità: ignorarla fingendo che non esista.

Prima di guardare questa docuserie, di getto, ho subito che pensato che, a prescindere dal risultato finale, la sua uscita fosse semplicemente giusta. Negli ultimi vent’anni abbondanti il canovaccio su queste vicende è stato dettato da Striscia la Notizia, quindi tutti i programmi televisivi che dopo la strafamosa inchiesta hanno finto di dar voce al duo Wanna/Stefania (o che ne hanno anche solo parlato) lo hanno fatto con l’unico scopo di continuare il remunerativo lavoro iniziato e portato avanti per anni dal noto tg satirico Mediaset: darle in pasto al pubblico in una vera e propria gogna mediatica senza fine. Nel nostro Paese, da sempre, trovano spazio in Tv praticamente tutti. A chiunque viene data una possibilità (ma anche una seconda, una terza e spesso anche una quarta). Chi muove i fili dell’intrattenimento di massa nostrano sa che gli italiani hanno la memoria corta e perdonano/dimenticano tutto, tranne una cosa: il successo. Personalmente non ricordo un linciaggio mediatico così duraturo e continuo come quello perpetrato nei confronti di Wanna Marchi e di sua figlia Stefania Nobile, nonostante, praticamente da sempre, le Reti televisive italiche abbiano  di frequente dato spazio e non di rado addirittura comprensione anche a personaggi davvero abbietti, al cui cospetto le due commercianti bolognesi sembrano suore di clausura. In virtù di quanto appena espresso, quindi, dare finalmente la possibilità al pubblico di ascoltare, com’è etico che sia, anche l’altra campana a me è sembrato sacrosanto. Terminato l’iniziale entusiasmo, però, ho cominciato ad avere dei dubbi sulla validità del prodotto in questione, vista la piattaforma che c’è dietro, Netflix, cioè il buonismo a stelle e strisce del nuovo millennio che ti arriva direttamente a casa per ricordarti che sei cattivo e razzista alla modica cifra di non ricordo quanti euro al mese. Mi sbagliavo.

Wanna è incredibile. È lo spaccato di più epoche, lo specchio di una società che, partendo dalla fine degli anni Settanta arriva all’inizio del nuovo millennio, con tutte le sue sfumature, i cambiamenti, i successi, i drammi, i fallimenti, i nuovi inizi. Su questa enorme nuvola grigia troneggia lei, la teleimbonitrice più famosa di sempre, la cattiva dei film per la quale parteggi, perché è sempre più simpatica e vera delle controparte buona, noiosa, stucchevole, sdolcinata, irreale, finta.

Nel documentario non c’è una voce narrante: tutti i fatti vengono raccontati in prima persona dai protagonisti (una ex centralinista della Asciè, clienti, ex collaboratori di vario genere, altri televenditori, tra i quali spicca Roberto Baffo da Crema, e così via). Lo spazio principale, ovviamente, ce l’ha lei, Wanna Marchi, e non ce n’è per nessuno: non solo oscura tutto e tutti (anche Stefania, nonostante personalità e carisma non le manchino di certo), ma polverizza ciò che le sta intorno nel raggio di chilometri, compreso lo spettatore, che magari si approccia alla visione col solo intento di puntare il dito e sentirsi moralmente superiore, ma alla fine ne esce con le ossa rotte, perché la Madre Superiora delle televendite gli ricorda in continuazione che la società occidentale, nonostante voglia apparire delicata e caritatevole, promuovendo ipocritamente altruismo e generosità, è in realtà da sempre cruda, cattiva, senza fronzoli, spietata, una vera propria giungla d’asfalto in cui se nasci preda vieni sacrificato per alimentare il predatore e di te, all’atto pratico, non frega un cazzo a nessuno, perché i perdenti vengono falsamente apprezzati empaticamente solo dai loro simili, mentre i vincenti vengono lodati da tutti.

Stefania Nobile, esattamente com’è sempre stata durante tutta la sua carriera televisiva, nel corso delle quattro puntate del documentario è un’ottima spalla di sua madre. Persino lei, insomma, viene messa in secondo piano da Wanna, anche se riesce comunque a ritagliarsi un piccolo spazio, a differenza di tutti gli altri, che praticamente non esistono. Tagliando le parti affidate alle comparse della storia il risultato sarebbe letteralmente identico. Non cambierebbe nulla: chiunque viene risucchiato dalla mastodontica figura della Marchi, ancora un vero e proprio sergente di ferro, nonostante abbia ormai ottant’anni suonati.

Arresti, processi, carcere, P2, malavita organizzata, soldi, raggiri, eccetera. C’è tutto, persino il Maestro di vita Do Nascimento, qui ridotto al suo stato naturale: l’ennesimo prodotto, paragonabile alle alghe o alla crema scioglipancia, venduto a peso d’oro dall’istrionica urlatrice emiliana.

Wanna è la versione del cattivo, un film, un ritratto, una lezione, una commedia teatrale. È l’essenza non edulcorata di più periodi del nostro Paese visti da una determinata prospettiva. In un certo senso, diciamolo, è la storia. O meglio: una parte della storia, quella che nessuno ha mai avuto il coraggio di raccontare. Se avete quattro ore scarse libere, ora sapete come impiegarle, ma a partire da un presupposto fondamentale: se siete poveri e miserabili, la colpa non è di Wanna Marchi, ma solo ed esclusivamente vostra. (Il Messicano)

9 commenti

  • “se siete poveri e miserabili, la colpa non è di Wanna Marchi, ma solo ed esclusivamente vostra.”.
    Messicano, sei infine emigrato negli USA?

    "Mi piace"

  • Sempre ottimo scrittore il Messicano. Certo, un articolo onanista – giustificazionista di quelle criminali, che in un posto più serio sarebbero state abbattute in quanto capi malati e pericolosi. Sullo stupro in cella, non vorrei mai così male allo stupratore.

    "Mi piace"

  • Da tanto non leggevo un articolo in rete di ottima qualità, a prescindere dal contenuto. Pensavo che la digitalizzazione sfornasse solo “ignorami” e gli scrittori bravi fossero estinti. Mi sbagliavo e mi rincuora.

    "Mi piace"

  • A mio avviso la loro unica colpa è stata minacciare le persone, soprattutto anziani, per estorcere denaro. Finché vendevano pezzi di corteccia a 50.000 lire o le lacrime della madonna non ci vedo nulla di male: in fondo è la stessa cosa che da millenni fanno le religioni organizzate

    Piace a 1 persona

    • Esatto.

      "Mi piace"

    • ottima osservazione.
      la mia, con un altro esempio: Corona. faceva foto a gente famosa che faceva cose “sbagliate”, e fin qui niente di illegale, poi però le ricattava. se credi al diritto di cronaca, fotografi e pubblichi, e cazzi di chi si fa beccare in pubblico con l’amante… ma se li ricatti sei un delinquente, punto.

      "Mi piace"

  • Ma per favore… Rimando al mittente la sequela di stupidaggini rivolte a chi non ha nulla di buono da dire a queste due figure. Evidentemente oltre alla massaia di Voghera che s’è fatta fregare a suon di tormentoni, sale e alghe, anche questo messicano ci è cascato come un pollastro. Le due signorine hanno avuto molto tempo per dire la loro in tribunale, e infatti sono state condannate (dal tribunale, non da me). Cos’altro hanno da dire? E cosa pensavano di doversi sentir dire? Volevano il riconoscimento dallo Stato di maestre del lavoro?

    "Mi piace"

  • Daje che da dopodomani al governo avremo la Meloni. E in tutta onestà preferirei Wanna Marchi. Molto semplicemente: la vecchia non è oberata di ridicoli valori medievali.
    Pregate di non ingravidare qualche secchiello a buffo.

    "Mi piace"

  • ho visto la serie,se qualcuno mi aiuta vorrei sapere di chi sono le musiche ,specialmente quando c’è la parte del matrimonio.grazie

    "Mi piace"

Lascia un commento