IGORRR, ovvero: non è colpa mia che sono troglodita, è lui che è francese

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Bisogna avere veramente qualche tara mentale per fare della musica del genere, ovvero ritenersi particolarmente intelligenti. Che poi non si può neanche definire tale, cioè musica. Non saprei come definirla. Cacofonia? Scemità? Non capisco nemmeno perché un metallaro debba ridursi ad ascoltare questo genere di cose e non capisco perché io debba sorbirmi questa roba. Però l’ho fatto, perché sentivo sempre parlare di questo Igorrr come di un fenomeno, una roba che levati proprio, la nuova frontiera del metal, roba per palati fini, musica per gente con gli occhiali, cose di un certo livello, etc. etc. Scopro ora (e vorrei non averlo mai scoperto) che questo tizio, un francese, ha inciso anche quattro album e questa ultima cacata sarebbe per l’appunto il quarto e si chiama Spirituality and Distortion, ed è, ça va sans dire, una cacata. Ah, lo avevo già detto che è una cacata? Mannaggia, a volte mi ripeto, sarà la vecchiaia, devo fare più attenzione la prossima volta. Però il francesismo ci stava. Rispetto a questa voglia di stupire con effetti speciali a tutti i costi, far vedere come si guida senza mani facendo l’elicottero col pene, mischiando cose, eccetera, il primo riferimento che mi viene a mente è il Mike Patton solista. Tanti altri hanno tentato di dare dignità a una qualche miscellanea di generi presi a capocchia (qualcuno ha detto bububu?), ma, insomma, lui è il primo che mi è venuto a mente.

Che il parallelismo non offenda Mike, ma a me il Patton solista piace e non piace. Nel senso, a volte riesco ad apprezzarne la fantasia, altre volte mi fa venire il nervoso. Molto spesso mi sento anche coglionato dal suddetto Michele. Lui mischia spesso cose, raramente cose a caso, mai come uno scemo di guerra. Epperò Michele è Michele, non un cammelliere qualsiasi o uno che ha messo addirittura tre R dopo lo pseudonimo per avere più carisma e sintomatico mistero. Michele ha una storia alle spalle e può anche permettersi di divagare ogni tanto. Quanto voglio bene al mio amico Michele, vorrei prenderlo a schiaffi certe volte però. No, non è proprio amico mio, ma ormai è come se lo fosse. Mike, diventiamo amici VERAMENTE? Ti invito a casa mia, ti preparo il ragù napoletano, sono bravo sai, la nonna mi ha trasmesso la ricetta originaria, è o’ ver Miché. Ora ti spiego: tutto comincia da una semplice pentola di terracotta, poi quando vieni a casa ti faccio capire bene perché la terracotta sì e l’acciaio no, ma pure la ghisa no (cioè, la ghisa, devi sapere, spinge troppo e se non ti sai regolare col dosaggio del fuoco e coi tempi rischi di bruciare il sugo e la carne, quindi sei costretto a stare sempre a girare la cocchiarella, ma certo, dimezzi i tempi di cottura quindi se hai fretta va bene ma devi stà con l’uocchie aperte, e comunque Miché, la ghisa non è per tutti, è roba da livello avanzato di raù, tu sei americano e non capisci un cazzo di cucina, quindi fidati di me, però hai vissuto a Bologna e, cazzo, qualcosa lo avrai pure interiorizzato e sicuramente riesci a seguire questo ragionamento; un francese, per esempio, non sarebbe in grado di seguirlo; io, per dire, ogni tanto la uso la ghisa ma lasciami perdere perché io sono cintura nera di ragù). Dunque, la terracotta perché sì e poi la terracotta ti permette di far pappuliare il sugo. Che è? Aspe’, ci arriviamo.

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Allora, tu fai un bel trito abbondante di carote, cipolla e sedano, una cosa semplice Miché, perché il successo sta nelle cose semplici, non nelle giargianate da kebabbaro che fa musichette da scemo per darti l’illusione di essere meno scemo. La semplicità è dei grandi, e tu sei un grande Mike, anche se a volte ci prendi per il culo. Dunque, fai andare per un bel po’ questo trito in abbondante olio, ma tanto olio. Miché, non bisogna mai lesinare con l’olio, porca puttana. L’olio vergine di oliva, quello che facciamo in Puglia, in Molise, in Basilicata, in Campania, in Toscana, in Umbria. Non il burro, il burro va bene per altre cose, io adoro il burro, quello valtellinese per esempio, ma lo uso solo quando occorre, non come quei francesi che lo adoperano pure per umettarsi il secondo canale prima di fare tu sai cosa. Insomma, hai fatto andare per parecchio questo trito, detto anche soffritto, perché non deve friggere, deve soffriggere, che è una cosa ben diversa. Non farmi incazzare su ‘ste cose, che voi americani friggete pure il cazzo che vi si frega, avete inventato pure la doppia frittura, li mortacci vostra, e poi schiattate giovani e obesi. Non devi avere fretta. I fondamentalisti, come il sottoscritto, ci mettono addirittura la sugna al posto dell’olio. Come cos’è la sugna? Vaffanculo Mike. Le dosi? Ma quali dosi, bisogna andare a occhio. Sì, perché la cucina, come la musica, è soprattutto una cosa di cuore e di esperienza, dove a volte devi andare a occhio, a sentimento, ma sulla base di una esperienza tramandata e consolidata, non come certi francesi che si siedono a tavolino e mettono cose prese a caso da tradizioni altrui dentro una vomitevole piadina ripiena di confusione culturale.

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Poi aggiungi la carne, ma non pezzi di carne presi da qualche animale esotico equo e solidale, bensì carne di manzo, vitello e maiale e, nello specifico:

  • prepari le polpette e le metti dentro (qualcuno le fa soffriggere a parte prima – tipo io – poi le butta nel sugo a far finire di cuocere), e mi raccomando il rosso dell’uovo, sale, pepe, aglio e pangrattato, un goccio di latte non ci sta male, ma un goccio eh, non facciamo pastrocchi;
  • poi le tracchiole di maiale, quelle che i profani chiamano spuntature;
  • poi pezzi di manzo interi, non macinati, non farmi bestemmiare la madonna;
  • poi le braciolette. Bada, sulle braciolette si apre un capitolo a parte, perché la bracioletta è una religione, non si pazzea con la bracioletta. La braciola, caro Mike, non è quella che i profani confondono con la bistecca di maiale, bensì, e mo’ appizza bene le orecchie, è una fetta sottile di terzo taglio di bovino adulto, non di cammello, di yak kirghizo o di capra di montagna himalayana, ma di manzo nostrano, che va appositamente lardellata, cioè ricoperta con uno strato di sottile grasso, ma va bene anche un bel prosciutto crudo, con aggiunta di aglio tagliato fine fine, sale, pepe e prezzemolo, poi arrotoli tutto e chiudi con lo spago da cucina;
  • la salsiccia, preferibilmente al finocchietto, e non bucarla mai per dio;
  • ci devi mettere pure una bella sleppa di cotica, legata a rotolo con dentro della salvia profumata e un mazzetto di rosmarino. Ci sei?

Infili tutto nel pentolone in una sequenza precisa, ragionata, non a cazzo di cane come la tracklist di un disco francese, aggiungi abbondante conserva di pomodoro e fai andare per circa sette/otto ore, sì, sette/otto fottute ore, a fuoco lentissimo, e fai pappuliare il sugo, che è una onomatopea e significa che il sugo deve sobbollire e fare pap pap, come quando ti fai una pippa (perché quando vedrai il mio sugo ti farai una bella pippa, credi a me). Dopodiché ‘sto cazzo di sugo deve pippiare, che è un’altra onomatopea, cioè deve fare pip pip, come una pipa, ed è la fase successiva che si palesa nel lancio di piccoli sbuffi di vapore profumato, allorquando il ragù si è ristretto. Fatto questo, quando tutto l’olio, in virtù dello stesso principio che fa sciogliere il sangue di San Gennaro, è risalito e si è stratificato sopra il sugo vuol dire che ci siamo, la magia è compiuta, è pronto, lo facciamo riposare un po’ e ce lo possiamo mangiare. Io ti invito a casa mia e ti preparo questo ben di dio, hai capito? Come colonna sonora non mettiamo su il disco di uno che usa tre R alla fine del nome, no, ci scegliamo un bel disco di musica metal fatta bene, decidi tu, io propongo le Konvent, e non ce lo ascoltiamo alla moda francese, cioè con un braccio infilato nel culo e una pinza attaccata al cazzo, bensì alla moda italiana, seduti a tavola con un bel piatto di paccheri al sugo fumante davanti a noi. Ci apriamo pure un bell’aglianico di Solopaca e ce lo scoliamo alla faccia di chi ci vuole male e si crede più furbo di noi. (Charles)

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36 commenti

  • E paccheri furono per davvero.

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  • Antonio Capronica

    Premio Nobel per la letteratura subito!

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  • Cioè, tu spifferi ai 4 venti i segreti ancestrali della nonna? Onore a te, l’umanità ti è graticola.
    Però non vedo il citato vitello, e qui mi sa che ci azzecca il barbatrucco topsecret 😉

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  • orcatroia signori, questi giorni a causa di stomaco messo malaccio è un continuo sfilare di carote bollite, brodini e riso in bianco. leggere la preparazione di quel ragù mi ha distrutto

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  • Io sono della provincia di Benevento, quindi…

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  • Il problema vero è che io non morirò di Coronavirus, ma di cirrosi epatica.

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  • miii quanto sei vecchio dentro, cmq a me piace anche la baguette.

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  • Bho…a me piace🙂 non posso non amare uno che ha la gallina al posto del cane

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  • ma questi qua non facevano il gongorzola?

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  • questo individuo avrebbe qualcosa da dirle

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  • Supermariolino

    Tutto ‘sto casino per un ragù?

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  • Supermariolino

    Mai visto tutto ‘sto casino per un ragù.

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  • Premesso che Igorrr non lo conosco e non ho intenzione di ascoltarlo, ma pensavo di leggere una recensione, non uno stream of consciousness su come preparare il ragù dopo una sequela di insulti e volgarità perché solo dicendo che è una merda viene acclamato come grande pensatore. Non fai nemmeno ridere, leggere tutto è stata una pugnalata parola dopo parola. Magari è il tuo stile, non lo gradisco.
    Se tu sei un recensore,imho, io sono la regina Elisabetta.

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    • Concordo, è una recensione di merda.
      Non è neanche una recensione, non parla neanche della musica o del album.
      Spero non lo abbiano pagato, perché sarebbe un’offesa per il giornalismo di settore.

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    • Metal Skunk (e in parte anche Metal Shock) hanno da sempre dato voce alle derive mentali dei recensori e l’approccio di chi scrive è sempre stato quello di non prendere nè se stessi nè la scena Metal (perchè qui di Metal parliamo) troppo sul sul serio. Lo spirito dissacrante e ciarlatano (a tratti scorretto se vuoi) è l’in sè di questo spazio ed è quello che il lettore affezionato cerca. Basta leggersi le roboanti “recensioni” del masticatore (suggerisco “The paradigm shift” dei Korn) per capire cosa intendo. Io ho comprato il mio primo Metal Shock nel ’98 e ho continuato a seguirlo proprio per questa sua esplicita attitudine, differente da tutta la scena delle fanzine in ambito metal; ricercare logicità, serietà, compostezza, oggettività ecc. da questa masnada di folli scribacchini sarebbe come pretendere che Nico Girardi salga in cattedra a spiegarci il multiverso. Non è il campionato del giornalismo di settore, questo, e se cerchi questo non è Metal Skunk che devi leggere.

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  • Per colpa delle vostre critiche l’azienda METAL SKUNK S.p.A. ha deciso di licenziarmi in tronco! Questo solo perché ho osato scrivere una recensione che a voi non è piaciuta. Adesso non so proprio con quali soldi potrò pagare la spesa per far mangiare mia figlia e con questo covid19 non posso neanche uscire di casa per cercarmi un nuovo lavoro. Volevo ringraziavi tutti, prima che mi togliessero pure l’account. Sarete contenti adesso.

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    • Che bello l’internet: ognuno si sente in dovere di dare un proprio giudizio senza avere la benché minima idea della storia o del contesto. Lamentele su di una recensione da parte di Metal Skunk (il nome del blog dovrebbe già fornire qualche spoiler) reincarnazione di Metal Shock, testate su cui un giornalista (pagato profumatamente) durante un’intervista litigò con Gene Simmons a causa dei Nirvana; dove un altro giornalista (pagato ancora di più) chiese più volte ad Axel Rudi Pell se indossasse una parrucca; dove il boss si mise a litigare con Enrico Paoli per loro screzi passati, il tutto senza censura e senza scuse. Perché se vuoi leggere una recensione track by track di un album di merda, forse questo non è il posto giusto. Metal Skunk rappresenta chi andrebbe fino al Polo per supportare i Manowar. Chi si prende le denunzie per aver parlato male di chi organizza concerti di merda. Per chi chiede a Cadaveria, non quali siano i suoi brani preferiti, ma cosa guarda per primo in un uomo (risposta: gli anfibi).
      Moriremo di politically correct. Che fine di merda

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      • Della denunzia vergonniosa so, il resto è tutto vero?

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      • Sergente Kabukiman

        Madò Six Catalano me lo sono sempre immaginato col sangue agli occhi durante l’intervista a Gene dei kiss, Noi c’eravamo ed è difficile abituarsi al “dopo” quando associ il mondo del giornalismo musicale a certi standard( in poche parole: le recensioni degli altri blog/siti mi fanno addormentare e non le leggerei manco morto)

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    • Charles, a me serve un collaboratore. Che paga vuoi?

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  • Non c’entra un cazzo il politically correct. Questa roba non fa ridere, non fa piangere, non fa nulla, fa solo cagare a spruzzo. Anche a me Igorrr fa veramente schifo e non capisco il perchè sia entrato nella Metal Blade, ma scrivere una roba del genere non ha senso. Fine. Non dovrebbe nemmeno esistere una cosa del genere su internet perchè non serve a nulla.
    Non parla della musica, non parla del concept dietro, parla solo di ragù, mike patton (che non è l’unica persona in ambito “”””metal”””” a potersi permettere di unire più di due generi insieme) e del fatto che sia francese.
    Boh, cazzo prendete me a scivere per questo sito che vi faccio recensioni più belle, almeno vi metto delle buone ricette.

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  • Sono molto confusa da questa “recensione”. Cosa dovrebbe comunicarmi? Qual è il point? E’ super tediosa e sconclusionata, la metafora per quanto sensata è diventata qualcosa di astratto e fine a sé stesso che per una scrittura creativa ci sta anche, ma per una recensione…?

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  • Quello che la gente non coglie è che sta cosa dei Francesi non è spicciolo campanilismo. É che se tu fai la Carbonara con la panna e i piselli e vuoi legittimarla come “Carbonara Francese”, vuol dire che stai cercando di prendermi per il culo. Echecazzo.

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