Frattaglie in saldo #14 – La grande abbuffata (part 2)

Spostiamoci oltreoceano con due sane randellate thrash ideali per non farsi venire un colpo di sonno al volante dopo una nuova serata di bagordi festivi: Forever Abomination (Prosthetic) e Worlds Torn Asunder (Century Media), nuove release di SKELETONWITCH  e WARBRINGER. Decisamente meglio i primi che i secondi, onesti gregari del metallo battente dediti a un revivalismo senza pretese con giusto una produzione moderna e una voce un po’ più roca a ricordare che siamo nel terzo millennio, tra pattern in stile Bay Area e qualche slayerata. Non un brutto album ma se dopo un po’ annoia anche un thrasher di stretta osservanza come il sottoscritto…  Gli Skeletonwitch hanno invece dalla loro una maggiore dinamicità e un suono più “europeo” e virato sul death, con gradevoli iniezioni di melodia che spezzano la tensione a dovere. Il riferimento principale sono infatti gli act svedesi venuti fuori sulla scia dei The Haunted nei primi anni zero, anche se non manca nel riffing qualche sottile richiamo al black. Nulla di trascendentale ma abbastanza sollazzevoli. Certo, colpisce sempre quanto la scena di Göteborg abbia influenzato nel profondo le ultime generazioni di teste metal americane. I NECROPHAGIA, dal canto loro, probabilmente non sanno manco chi diavolo siano gli In Flames e continuano imperterriti da ormai quasi trent’anni ad allietarci le giornate con il loro old school death metal a base di purulenti mid-tempo e tributi ai B-movies horror (non manca nemmeno questa volta una traccia dedicata a un classico del cinema di genere italiano: A Funeral For Solange). Terminato da un pezzo il sodalizio con Phil Anselmo, che lo convinse a rimettere in piedi la band, l’amico Killjoy ha reclutato tre nuovi membri e ci serve dieci inni allo squartamento in puro stile Necrophagia. Certo, erano più fighi quando andavano in giro con Iscariah e Titta Tani (li vidi con quella line-up e fu uno spasso, c’era pure Giordano) e, in generale, restano un gruppo divertente soprattutto come concetto. Onestamente non so per quanto tempo Deathtrip 69 (Season Of Mist), poco più di un simpatico cazzeggio, possa resistere nel vostro stereo ma come si fa a non voler bene a un tipo come Killjoy?

Dato che abbiamo menzionato Anselmo, vale la pena segnalare le ristampe per il  mercato europeo (a cura della solita Hammerheart) delle demo dei CHRIST INVERSION, uno dei vari, trascurabilissimi side-project trucidi risalenti all’epoca in cui l’ex ugola dei Pantera era in fissa con il black metal e il satanismo, e di Insecurity Notoriety, esordio degli ARSON ANTHEM, ensemble che vede Phil alla chitarra e Mike Williams degli Eyehategod alla voce. Il gruppo, grazioso ma prescindibile, sarebbe nato nei giorni immediatamente successivi all’uragano Katrina. In pratica Williams aveva perso la casa nell’alluvione e si era piazzato da Anselmo. I due novelli coinquilini, a quanto pare, passavano le giornate in coma ad ascoltare vecchi dischi HC tra un cannone e una boccia di Wild Turkey e, non avendo presumibilmente null’altro da fare tutto il giorno, decisero di mettere su la quarantacinquesima band insieme. Ma ve le immaginate le scene?  “Hey, Phil, hai visto la mia bottiglia di whisky?”. “Scusa, Mike, la stavo usando per fare un bong, mi fai un favore? Quando ti svegli per vomitare puoi cercare di centrare il lavandino?” “Dai, per farmi perdonare scendo a prendere un po’ di speed che poi ce lo tiriamo davanti alla nuova puntata di 24” “Grazie, Mike, senti, non trovo più l’insalata di pollo, non è che se l’è mangiata la prostituta che hai portato ieri?” “Tranquillo Phil, aveva già fatto la muffa! Piuttosto se vedi il batterista dei Soilent Green ricordagli che mi deve cinquanta sacchi” “Eeeh, lo so, a me ne deve cento, ma sai anche tu cosa succede con l’eroina” “A proposito, ne è mica rimasta dall’altra volta?” “No, l’altro giorno è passato il bassista dei Goatwhore in astinenza, mi ha fatto pena… Comunque abbiamo ancora un sacco di crystal meth”. Uffa, anch’io voglio vivere con Phil Anselmo e Mike Williams.

Non c’entra una beata mazza con la musica di solito trattata in questa sede ma, dato che avrei tanto voluto recensirlo ma non ho mai trovato né il tempo né l’ispirazione, concludo con quello che è stato uno dei miei ascolti non-metal favoriti dell’anno, che cade a pieno titolo nella categoria ‘perversioni personali’. Si tratta dell’allegrissimo Ukulele Songs, seconda prova solista di Eddie Vedder, dove il leader dei Pearl Jam elabora il dolore sorto dal suo passato divorzio con sedici ballate soffuse e minimali, solari e ottimiste come una prefica interista alla quale sia appena morto il gatto. Solo voce e, appunto, ukulele. Vi vedo perplessi, sappiate quindi che Tony Iommi era solito comporre i suoi immortali riff sull’ukulele. Lo ha spiegato lo stesso Vedder. Poi magari è una cazzata, non so. In Tonight You Belong To Me appare pure la mia eroina alcolizzata Cat Power (che tra una risacca e l’altra è riuscita a ripigliarsi abbastanza per rientrare in studio a lavorare al successore del bellissimo The Greatest), quindi capite bene che non posso dirne niente di brutto. Anzi, chiudo proprio con il video tratto da Ukulele Songs e auguro un 2012 pieno di ammmore a tutti i cuori sfranti. Che mica si vive di sole frattaglie. (Ciccio Russo)

7 commenti

Lascia un commento