Un Natale rosso sangue: JULIE CHRISTMAS – Ridiculous and Full of Blood
Giulia Natale. Che poi Natale pare sia solo il secondo nome, non il cognome. Fosse comunque conosciuta col suo nome tradotto in italiano, la cantante di Brooklyn, l’effetto straniante della sua musica sarebbe per noi ancora maggiore. Non so se è particolarmente conosciuta, anche col suo nome natio, qua da noi. Io la conosco, anzi, la segue da un bel po’. Dal secondo album dei Made Out Babies, prima band di rilievo, e da quel capolavoro che era l’unico album lasciato dai Battle Of Mice, sorta di supergruppo con dentro gente di Pere Ubu, Red Sparowes e Neurosis (nientemeno), cui la Christmas prestava la voce. E che voce. Voce pulita, umana, e urla disperate, ferali, ferite. Mai in growl, ed erano un po’ gli anni in cui le fotomodelle cominciavano a mostrare, appunto, grazie e growl. Non Julie Christmas, sempre su un altro terreno di gioco. Inquietante per davvero. Urla che manco Medea e incubi antichi, infantili ed ancestrali. Spesso mi viene da accostarla a Jonathan Davies, non per la potenza (Julie Christmas lo divora, su quel piano), ma per l’espressività ed il tipo, di espressione. Mica poco. Poi dopo quel superdisco boh, un album solista che non mi accontentó particolarmente. Poi boh, il silenzio, per un po’, fino a quella collaborazione su disco e dal vivo coi Cult Of Luna, per quell’altro disco splendido che è stato Mariner. Ma quanto era bella Cygnus, eh? QUANTO CAZZO ERA BELLA CYGNUS??? Bene, a quattordici anni dal primo solista esce ora il secondo, Ridiculous and Full of Blood, alla chitarra e a qualche growl c’è proprio Johannes Persson e questa è già una buona ragione perché ve ne interessiate. Certo non l’unica. Anche perché il resto della formazione è una specie di selezione di gente che con Julie collabora da anni e viene sempre da situazioni serie. Per dire, la chitarra storica è nelle mani di John Lamacchia, che viene dai Candiria, che erano un nome, a un certo punto. Nucleo rodato con un innesto importante, formula che include un po’ tutte le esperienze precedenti, quindi post-hardcore, post-metal, melodia e botte di psichedelia andata a male.
I presupposti per fare bene. E infatti Ridiculous and Full of Blood è un disco riuscito, bello, senza particolari se o distinguo. Le anime, le espressioni della Christmas ci sono un po’ tutte, gioca in casa e gioca bene. Quindi, se come me la seguivate già ed eravate curiosi di questo ritorno, andate sul sicuro. Per gli ascoltatori che dovessero capitare qui per caso, spendiamo qualche parola in più. Come dicevo, ci vuole avere un po’ di dimestichezza col noise e col post-hardcore fine novanta e tutti i duemila. Non tantissima dimestichezza, perché non è un gioco tipo settimana enigmistica a trovare i riferimenti. Le canzoni stanno in piedi da sole, tra cantilene infantili e mazzate in faccia, come in Blast. Mazzate che in Thin Skin non si vergognano di organizzarsi su ritmiche e riffacci nu metal (e ve lo dico che sono quasi nostalgico, almeno ai tempi si provava a tirare fuori suoni nuovi). Il “lato Cult Of Luna” è rappresentato dai pezzi in cui si sente che Persson è entrato prepotentemente nella scrittura e ci mette pure il growl suo (o quello che è). Tipo End of the World, che ha una pezza che scansati, ma che finisce tipo come un duetto romantico. Comunque il lato che preferisco io è quello della psichedelia, che prende forme anche diverse. Tipo nel bel singolo Supernatural, acida new wave. Tipo nella coda spettacolare, ottimista e quasi solare di Silver Dollars. Meglio ancora, i bagliori che schiariscono la notte buia di Lighthouse, nelle pensose strofe intervallate dalle esplosioni di urla e chitarre a mo’ di ritornelli. Brano per cui non sarebbe stato davvero difficile immaginare una collaborazione vera con Mark Lanegan.
Non prolificissima, Julie Christmas. Venti anni o più di carriera e alla fine i dischi in cui compare non sono tantissimi, con lunghissimi periodi di silenzio. La maggior parte bellissimi, però. E in tutti il suo apporto ha un peso specifico notevole. Mariner e Day of Nights sono dischi splendidi sicuro per via di chi li ha composti, suonati e registrati. Ma in entrambi i casi il magnete vero è la voce della cantante di Brooklyn. Se lo chiedete a me, una delle migliori in circolazione. Temevo quindi un po’ l’uscita di questo disco. Con tutta quella distanza in termini di anni. E invece Ridiculous and Full of Blood di intensità ne offre parecchia, riempitivi forse giusto un paio. Sicuramente ha pagato l’essersi circondata di gente fidata, rodata da tempo, da dischi, da tour, anche se in esperienze separate, anche se forse non è una vera e propria band. Ma suona come se lo fosse e magari dal vivo lo è, magari venissero dalle nostre parti, ce ne accerteremmo. Anche perché questo è un disco che si presta bene al palco e alle mazzate di watt che qualcuno va ancora a ricercarsi proprio dal vivo. (Lorenzo Centini)
Ogni tanti infatti mi chiedevo che fine avesse fatto, mi piacevano assai i made out of babies.
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