Il chitarrista dei Marduk ha pezzi del cervello di Dead in frigo

Charles tenta di convincere Matteo Ferri a dare una chance a ‘La Grande Danse Macabre’

Non sono d’accordo con quanto scritto da Matteo Ferri (che, al pranzo di redazione, abbiamo scoperto somigliare in modo impressionante all’attore che interpreta Lord Baelish in Game Of Thrones, anche se non ci risulta gestisca un bordello) a proposito di Serpent Sermon, da una parte perché lo swedish black, pur essendo una scena di rilevanza giocoforza secondaria rispetto a quella norvegese, ha comunque regalato al genere delle perle assolute (giusto per non tirare fuori i soliti nomi, invito l’udienza a recuperare due cultoni come i debutti di Dawn e Throne Of Ahaz), dall’altra perché trovo i Marduk una band così esplicitamente cazzarona da non poter essere in alcun modo presa sul serio. In questo contrasto ideologico (che verrà risolto con una gara a chi mangia più arrosticini al ristoro di Martignano) rientrava anche la considerazione per la quale gli svedesi non hanno la stessa tendenza alla psicosi criminale dei confinanti, a parte qualche significativa eccezione come Jon Nödtveidt o il nano bastardo degli Ophtalamia. Ad esempio ricordavo Morgan Håkansson, che intervistai parecchi anni fa, epoca World Funeral, come una persona pacata e tranquilla che avrei presentato pure a mia nonna, con o senza corpsepaint.

E invece leggo su Loudwire una conversazione dove il leader dei Marduk si bulla di essere tra le pochissime persone al mondo a possedere dei frammenti di cranio e materia cerebrale appartenuti al compianto Per ‘Dead’ Ohlin.

“Mi arrivarono all’epoca, subito dopo la sua morte”, racconta il chitarrista, “Allora i Mayhem vivevano nella stessa abitazione e non se la passavano benissimo dal punto di vista economico, quindi non avevano manco un telefono. Ricordo che stavo festeggiando il Capodanno con Dead a casa, in Svezia. Quando tornò in Norvegia mi scrisse una lettera e poco dopo mi dissero che si era ucciso. Inviai un’altra lettera alla band e Euronymous mi rispose: Beh, si è sparato, ecco un pezzo del suo cranio. Mi mandò anche due frammenti di piombo e un brandello di cervello fresco. Ce l’ho ancora, lo tengo ben conservato… Li spedì a tutti i vecchi amici di Dead. Non erano molti… Forse cinque”.

A questo punto la prima cosa che mi è venuta in mente è questa:

Non riesco a non associare la vicenda della diaspora dei pezzi di cranio di Dead a quella della pietra Dokrostone. Mettete che gli altri destinatari non si siano comportati ammodo come Morgan, che tiene le reliquie ben conservate, e si siano invece disfatti dei preziosi memorabilia sotto pressione della prima fidanzata arpia che ha rotto loro le palle.

Ormai c’hai un’età, non vorrai mica continuare a tenere i pezzi del cervello del tuo amico morto in bella vista in soggiorno?!?

Ma, cara, era il cantante dei Ma…

Stasera ho invitato a cena le mie amiche del corso di spinning, fai sparire immediatamente quella schifezza o non facciamo più quel giochino con il guanto di crine e la salsa Worchester che ti piace tanto.

Dove si troveranno gli altri frammenti ossei e cerebrali appartenuti a Dead? Nella basilica di Sant’Apollinare mischiati ai resti di Renatino De Pedis?  O forse nel cortile di Aristide Massaccesi? E se mettendoli insieme si riuscisse a ricostruire la calotta cranica del caro estinto cosa succederebbe? Si aprirebbero le porte dell’Inferno? Si risveglierebbe Yog-Sothoth? La Norwegian Air Shuttle si convincerebbe finalmente a mettere la faccia di Euronymous sulle code degli aerei? Non lo possiamo sapere. Sappiamo solo che dobbiamo recuperarli tutti prima che ci riesca il trio Drombo, che magari se li rivende su Ebay e finiscono nella cameretta di un architetto trentacinquenne vergine della periferia di Varese che colleziona action figure dei Dimmu Borgir. YATTA! (Ciccio Russo)

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