Eco-friendly Metal: ELDRITCH – Gaia’s Legacy (Scarlet Records)

Finalmente convincenti. Lo posso affermare con certezza: gli Eldritch tornano con una produzione degna della loro storia e delle proprie capacità. Gaia’s Legacy è la continuazione concettuale e musicale di El Niño. Siamo di fronte a una band che è stata grandissima negli anni ’90, meno convincente nel decennio successivo e che dai ’10 del terzo millennio ritrova la chiave che ha aperto le porte del (meritato) successo. Inseritisi perfettamente nella wave prog-metal della seconda metà ’90, dopo la svolta dagli Zeus, con l’esordio Seeds Of Rage e col successivo Headquake (due album che hanno fatto scuola – almeno in Italia), chiudono il periodo col tombale (superbo) El Niño. Sono affezionato a Eugene Simone e Terence Holler e sono contento siano di nuovo nel mio stereo con un cd che, con molta probabilità, consumerò. Risulterò tranchant e semplicistico ma credo che nel mezzo non ci sia stata tantissima virtù, come invece sosteneva quel tale, bensì una deriva artistica che non a tutti è piaciuta, durante la quale i livornesi non hanno brillato come al solito. La svolta interna di Reverse, sebbene spiazzante ma tutto sommato non criticabile, ricordo che fruttò loro anche un passaggio sui media più maistream grazie alla riuscitissima cover dei Knack, My Sharona – uno dei rari casi in cui la cover è migliore dell’originale. 

Un grande ritorno, dunque, sebbene – guardando i segni – tutto sommato atteso, o almeno sperato: a fine 2008 viene dato alle stampe Livequake che ripropone brani del glorioso trascorso ma che riprende vari elementi da quel passato come la copertina (periodo Seeds Of Rage/ Headquake) e musicisti come Giacomo Biagini, AKA Oleg Smirnoff, grande tastierista del periodo d’oro.

“Fai come me, alle prossime elezioni sostieni gli Eldritch”

Gaia’s Legacy è un manifesto contro lo scempio che di questo mondo stiamo tutti facendo (a cominciare dai Morbid Angel). Le lyrics ruotano intorno al documentario di Al Gore ‘An Inconvenient Truth’ e riflettono quell’aura di negatività frutto della semplice osservazione di quanto stiamo messi male ecologicamente parlando. Non solo concettuale si diceva (da El Niño, fenomeno climatico, all’uragano Katrina) ma soprattutto musicale: ritorno al thrash tecnico, non lo speed thrash early-Annihilator/ Iced Earth di Blackenday, e ad un progressive metal duro da morire che però alterna passaggi ipertecnici (complici un tastierista all’altezza) a fraseggi melodici più limpidi e comprensibili. Gaia’s Legacy funziona eccome, non ha punti deboli, e Mario Tarantola spinge alla voce come sempre. Se proprio dovessi trovare una pecca a tutti i costi mi concentrerei sul video ufficiale di Everithing’s Burning, tra l’altro uno dei migliori brani dell’album, dal cui ascolto ci si distrae a causa di una clip forse non proprio “a fuoco”. Facezie a parte, gli Eldritch sono tornati e questa è LA notizia. Boia de! (Charles)