ENSLAVED – Thorn (Soulseller Rec.)

Negli ultimi dodici mesi gli Enslaved si sono scatenati: prima l’album Axioma Ethica Odini, poi l’EP (gratuitamente scaricabile) The Sleeping Gods, e ora Thorn, un sette pollici di dieci minuti limitato a mille copie. Un’operazione che assume ancora più valore se si pensa al comportamento sempre schivo della band rispetto al successo che da Isa in poi sta riscuotendo in un pubblico molto più vasto di quello esclusivamente black metal della prima parte della loro carriera. Nonostante gli Enslaved abbiano ormai poco a che vedere col metal estremo -se non col metal in generale, almeno ad ascoltare le sempre più estese e strutturali digressioni prog di Axioma Ethica Odini– nonostante tutto, dicevo, continuano a presentarsi per quello che sono, e cioè metallari di quarant’anni che avranno anche ampliato i gusti e la sensibilità musicale, ma -che diamine- sono sempre metallari. Il poco rispetto che stanno dimostrando per le regole del musicbiz li mantiene saldamente ancorati all’attitudine strafottente di chi fa musica perchè ci crede e perchè ama ciò che suona.

Anche per questo ci si riesce ad immedesimare nella loro musica; ci si riesce a calare nelle loro atmosfere perchè chi ascolta possiede lo stesso filtro usato per intesserle. Il loro retroterra, le loro radici, il percorso fatto fino a quel momento per arrivare in quel dato punto, sono sempre in evidenza, qualsiasi cosa la band stia suonando. L’approccio al prog degli Enslaved è in questo senso estremamente peculiare, non avendo i norvegesi mai rinnegato sè stessi neanche per un solo istante, mantenendo sempre un filo rosso sotteso a tutta la loro discografia, a partire da Vikingligr Veldi fino ad arrivare a Thorn; e tenendo presente che il loro cammino evolutivo non è stato ordinato e lineare ma, anzi, piuttosto caotico.

I pezzi qui sono due: Disintegrator e Striker. È musica molto diversa sia dalla linea evolutiva dei full lenght sia dal terrorismo dei generi di The Sleeping Gods. Il tappeto di tastiere predomina, allarga gli orizzonti, costringe gli altri strumenti al semplice accompagnamento, sospende le note in un panorama vasto e bianco e glaciale, un limpido giorno di gennaio nella tundra. La voce è inintellegibile, la produzione cruda e asciutta, così come asciutti sono gli arrangiamenti, con una band che si muove all’unisono, senza che gli strumenti prendano in alcun modo l’iniziativa. Si riprendono forse alcuni spunti del precedente EP, specie in Striker, concettualmente ambient e vagamente burzumiana anche se marchiata nel profondo dallo stile dei suoi autori. Thorn devia dalla strada intrapresa dagli Enslaved proprio per una marcata accentuazione delle ripetizioni ipnotiche e per il recupero di un approccio più primordiale sia sotto l’aspetto compositivo che di produzione e arrangiamento. Ed è un’ennesima conferma che gli Enslaved sono uno dei pochi gruppi rimasti dai quali ci si può ancora aspettare qualcosa, potendocisi peraltro fidare abbastanza. Disponibile solo in vinile sul sito della Napalm a 8 euro. (barg)