HYPOCRISY – Worship
Gli Hypocrisy fanno da anni sempre lo stesso disco, ma stavolta il risultato sembra migliore del solito.
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Gli Hypocrisy fanno da anni sempre lo stesso disco, ma stavolta il risultato sembra migliore del solito.
Continua a leggereDue ragazzi, uno di Bergen e l’altro di Oslo, finiscono un po’ casualmente in classe insieme. In età giovanile hanno entrambi l’aria trasandata di chi ancora deve scoprire la fica e il panno scamosciato per finire di pulire l’auto. In sostanza sembrano molto affini, e così iniziano a giocare insieme a calcetto, a vedersi dopo cena per una birra e
Continua a leggereL’omonimo degli Hypocrisy si muove sulla sottile linea che divide i concetti di disco controverso e di disco di cui non frega un cazzo a nessuno. La sua genesi fu abbastanza particolare: il precedente album era The Final Chapter, di due anni prima, che – come suggerisce il titolo – secondo le intenzioni di Peter Tagtgren sarebbe dovuto essere l’ultimo.
Continua a leggereNella lunga storia degli Enslaved, Blodhemn è uno dei lavori meno citati; di sicuro è un episodio considerato minore, specie in rapporto alla discografia degli anni Novanta. Una definizione che poi non è sbagliatissima, ma non certo perché il disco sia brutto, o poco interessante: io stesso l’ho riscoperto parecchi anni dopo, dato che alla sua uscita lo accolsi con
Continua a leggereNegli anni di cui stiamo parlando, c’erano due sole entità capaci di inquietarmi col loro solo aspetto fisico: Devin Townsend e Peter Tagtgren. Avevo visto le loro foto su qualche rivista, e se il primo faceva del proprio disastro di capigliatura una sorta di manifesto, era lo svedese a non trovare scusanti. Si capiva subito per quale preciso motivo la
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