L’apoteosi dei MOONSPELL al Metal for Emergency 2025
Trescore Balneario è a un’ora da Milano, e io riesco a mettermi in macchina molto tardi. Il navigatore mi porta in una stradina buia alla periferia del paese, bloccata da una transenna su cui è appoggiato un omino in pettorina, non più di verdissima età e visibilmente grande esperto di grappe locali. Mi fermo davanti a lui, abbasso il finestrino e, con tono fermo, gli dico: “Mi fa passare, ché devo parcheggiare più avanti?”. Quello, forse tratto in inganno dal mio approccio perentorio, sposta la transenna per farmi passare. Purtroppo proprio in quel momento arriva, contromano da una stradina laterale, un altro tizio con un’aria molto meno convinta della mia, a cui l’omino in pettorina dice che da lì possono passare solo i residenti. Io, stupidamente, gli dico che non sono un residente e che sono lì per il concerto. Lui chiude la transenna e, con fortissimo accento bergamasco e tono strascicato, mi biascica di tornare indietro, riprendere la provinciale e andare verso il cimitero. Ora, non è che io sappia dov’è il cimitero di Trescore Balneario, né di solito i cimiteri sono segnalati con lucine lampeggianti e insegne al neon. Potrei chiedere indicazioni, ma immaginatevi uno che alle nove e mezza di sera arriva nel paesino e chiede alla gente “mi scusi, dov’è il cimitero?”, che ci manca solo un tuono in quel preciso istante e sembra di essere dentro Frankenstein Jr. Quindi inizio a girare come un dannato, imprecando come ai vecchi tempi, e, tagliando via i vari dettagli, dopo mezz’ora di peregrinazioni riesco a trovare un parcheggio a un chilometro dal posto.
Non sapevo cosa aspettarmi dal Metal for Emergency, perché non c’ero mai stato. Venivo dal Rock Inn Somma del giorno prima, altro festival gratuito in un paesino lombardo, in cui ci saranno state, boh, trecento persone a essere generosi, e con un’atmosfera piuttosto casereccia. Certo i Moonspell sono un nome molto più di richiamo del Segno del Comando, ma il resto della scaletta non è che fosse il Gods of Metal, quindi mi immaginavo una situazione grossomodo simile ma con sette-ottocento persone al massimo. Invece il colpo d’occhio è devastante. Un’area gigantesca, migliaia di cristiani assiepati nel pratone davanti al palco e altrettanti sotto a un tendone enorme con centinaia di panche, pizzeria, ristorante, bar, e c’è pure un megaschermo dall’altro lato dell’area per guardare il concerto mentre ti mangi una capricciosa.
Non c’è molto tempo, perché ormai è tardissimo e sta per finire il penultimo gruppo, ovvero i Dark Lunacy, band parmigiana ormai storica che da sempre ha testi incentrati sulla Russia (chissà come se la passano adesso, peraltro). Insomma, mi metto in fila per la birra e vengo bombardato da questa fastidiosissima voce al megafono che chiama le persone in fila per il cibo. È terribile, sembra un bingo per anziani con gravi problemi d’udito. Incontro anche il potentissimo lettore di vecchia data Andrea e ci scambio due chiacchiere, ma ogni tanto devo fermarmi perché questa strilla TONNO E CIPOLLA PER GIACOMO o qualcosa del genere. Comunque le proporzioni della serata sono surreali, onestamente non credo che i Moonspell abbiano mai fatto un concerto da headliner davanti a così tanta gente, quantomeno al di fuori del Portogallo. Poi certo, era gratuito, e questo ha attirato tutta la gente del circondario che si è venuta a fare un giro perché immagino che a Trescore Balneario non è che di solito ci sia tutta sta movida. Magari mi sbaglio, eh, fatto sta che c’era di tutto: comitive di liceali vestiti da sabato sera in discoteca, famiglie normalissime con figli al seguito, signori col borsello e le mani giunte dietro la schiena, venticinquenni fighetti con la camicia bianca insieme a fidanzate agghindate sciantosissime, pure un sacco di immigrati. E questi si sono visti i Dark Lunacy sparati a cannone insieme a tutti i gruppi prima, che per la cronaca erano Lili Refrain, Motel Transylvania, Husqwarnah (qui sarebbe stato divertente vedere le facce dei passanti) e Norsemen.
Comunque quando finiscono i Dark Lunacy non ho altro da fare e quindi mi piazzo davanti, perché oh, l’occasione è una di quelle storiche. Wolfheart è uno dei miei dischi della vita, lo comprai nel 1997 subito dopo essermi innamorato di Irreligious e da allora l’avrò sentito, non so, duemila volte. Ne conosco ogni passaggio, ogni verso, ogni nota, ci sono sentimentalmente legato perché me lo sentivo nel walkman mentre andavo a scuola e tuttora, anche cercando il più possibile di essere freddo e obiettivo, non riesco a considerarlo meno di un capolavoro assoluto. Quel disco è perfetto: riffoni pazzeschi, linee di batteria da studiare in accademia, atmosfere magiche, assoli di una bellezza abbacinante e in generale non ha alcun tipo di difetto. Non mi piace troppo Trebaruna, ma l’ho sempre considerata poco più di un simpatico intermezzo. E poi è un disco unico: di che genere musicale è Wolfheart? Mi dite un disco che gli somigli? I tre pezzi iniziali li ho sempre considerati una specie di lunga suite di venti minuti, e là in mezzo c’è di tutto e di più, dal black metal a parti rockabilly. I tre pezzi finali sono uno diverso dall’altro e sembrano composti da tre gruppi differenti, e sono tutti e tre spettacolari. Insomma, VAI FERNANDO!, come urla a intervalli regolari un tizio dietro di me durante la mezz’oretta di cambio palco.
E quando finalmente Fernando entra insieme a tutti gli altri parte Wolfshade, poi Love Crimes e poi Of Dream and Drama, tutte d’un fiato. Dopodiché si fermano, confermando la mia convinzione che quelle tre siano davvero considerabili un’unica suite, e fanno la prima Tenebrarum Oratorium, da Under the Moonspell, l’Ep del ’94 che per qualche motivo non è mai riuscito a piacermi troppo. Dopodiché riparte il piatto principale, con Lua d’Inverno, che mi ha fatto venire i brividi, Trebaruna e – rullo di tamburi – Ataegina, un pezzo bellissimo che era stato inserito come bonus track in un’edizione in digipak dell’epoca. Dopodiché BUM BUM BUM: Vampiria, An Erotic Alchemy e Alma Mater. Niente da dire, sapete già tutto. Loro suonano bene, stanno bene, sono in palla e sembra si divertano pure; del resto stanno suonando di fronte a una quantità impressionante di gente e ce n’è parecchia che canta tutto a memoria, compreso il vostro affezionatissimo che nel frattempo è riuscito a raggiungere la seconda fila, si sta quasi per mettere a piangere e al would you die for THIS finale perde due terzi buoni della voce. Quando finisce il coro da stadio in coda ad Alma Mater non ho idea di cosa potrebbe succedere, e sono rassegnato al dovermi sentire qualcuna delle canzoni da gothic lolitas in cui i Moonspell si sono specializzati negli ultimi vent’anni, ma è a quel punto che il tutto si trasforma in concerto della vita, perché suonano quattro pezzi di Irreligious: Opium, Awake, Mephisto e Full Moon Madness. Dopodiché salutano, bella per tutti e se ne vanno. La scaletta perfetta: hanno suonato solo pezzi dal 1994 al 1996. Poi a me piacciono fino a The Antidote, e Sin/Pecado è proprio un discone splendido, ma è giusto così: non si poteva celebrare un disco come Wolfheart se non in questo modo. Grazie a questo concerto il nome dei Moonspell è stato definitivamente riabilitato, e giunti a questo punto loro potrebbero fare uscire le peggiori porcherie ma noi sapremo sempre che i Moonspell veri sono solo questi. E la cosa bella è che ora sappiamo che lo sanno anche loro. (barg)





Wolfheart tra i dischi della vita, e da quanto scrivi figata assoluta! Invidiaaaa
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Concerto memorabile, gruppo in forma strabiliante e location ottima: si poteva seguire tranquillamente il concerto a 10 metri di distanza con un prato in pendenza che facilitava la visibilità.
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Io c’ero. Ho portato moglie e figlia, con loro sommo dispiacere. Io, da bresciano, mi sono avvicinato alla nemica terra orobica (si scherza eh).
Concerto splendido e ammetto, non ricordavo fossero così bravi e coivolgenti: non era la prima volta che li vedevo….il primo contatto con loro dal vivo era il tour di Irreligious, ma poi dopo Sin/Pecado li persi un po’ di vista.
Apro una parentesi nostalgica: per i generazione x come me che hanno amato la fase gothic metal (pre gothic pipparolo) ad un certo punto si arrivò ad un momento di rottura che per me fu Host per i Paradise Lost, fu Skeleton Skeletron per i Tiamat, fu 34.788% per i MDB e fu, appunto, Sin/Pecado per i Moonspell. Questi platter mi fecero “scendere la catena” e mi allontanai da certe sonorità. Solo gli Anathema, forse, non mi hanno mai “tradito”.
Esito finale: mia moglie continua a dire che i metallari sono brutti (in effetti l’età media era altina e ad un certo punto quando la calvizie da incipiente si fa a livello hellboy certe acconciature si dovrebbero dimenticare my2c), mia figlia mi ha detto che vorrebbe tornare al Bum Bum per vedere Big Mama e io sono tornato a casa col sorrisone.
Alma mater.
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Wolfheart è un capolavoro assoluto. Invidia per te che li hai visti. Dalla descrizione dev’essere stata una Figata Gigante!
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beh che dire…mi sono commossa ad ascoltare dal vivo certe canzoni, avevo la pelle d’oca. Nei miei 30 anni di concerti metal,waken ,summer breeze e gods of metal vari i Moonspell purtroppo non ero mai riuscita a vederli dal vivo e taaaac….io e il mio Jack ce li gustiamo pure gratuitamente. Semplicemente fantastici, Semplicemente meraviglioso sentire dal vivo Vampiria e Opium e per di più in un festival organizzatissimo con buona birra a 5 euro.ottimo modo per concludere l’estate .
with blood and love
Mandy and Jack
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Diamo credito anche ai Dark Lunacy dell’ottima prova e diciamo peccato che si vedano così poco perché i primi album sono dei capolavori.
I Moonspell erano particolarmente performanti. Mi ha fatto piacere che abbiano ringraziato i Dark Lunacy citandoli per nome. Le ultime 5 canzoni da Alma Mater a Full Moon Madness mi hanno indotto ipnoticamente a buttarmi nel pogo a respirare un po’ di polvere che sputo ancora oggi. Ne è valsa la pena.
Ah, e ieri invece c’erano i Necrodeath al Rock In Somma. Eravamo in 300 a essere generosi.
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