IL SEGNO DEL COMANDO al Rock Inn Somma, una storia strapaesana

Qui su Metal Skunk abbiamo sempre avuto una particolare inclinazione per Il Segno del Comando, al cui leader Diego Banchero abbiamo anche lasciato due volte la parola, dapprima in occasione del ventennale del debutto e poi in veste di “semplice” bassista, nell’apposita rubrica del Mazza. Si può allargare il discorso affermando che da queste parti subiamo una forte fascinazione per il cosiddetto italian dark sound in generale, di cui il gruppo genovese è uno dei maggiori interpreti in attività (e già il nome che si sono scelti la dice lunga); fascinazione sublimata nella splendida ed enciclopedica rubrica, purtroppo chiusa, di Centini. Capirete quindi come mi dovessi sentire io a non averli mai visti dal vivo; e capirete anche che non potevo proprio mancare all’appuntamento del Rock Inn Somma, ad appena una quarantina di minuti da casa.

Il festival dura quattro giorni e si tiene dalle parti di Somma Lombardo, il paese delle Bestie di Satana (a proposito di italian dark sound…), è giunto ormai alla diciassettesima edizione ed è completamente gratuito. La cosa che mi colpisce di più una volta arrivato è la capacità di farti sentire a casa. Per molti versi è organizzato con lo stesso spirito di una sagra, sia detto nella migliore accezione possibile e assolutamente senza alcuna sfumatura negativa. Grande cucina a vista con amplissimo menu che spazia dal ragù di cinghiale al panino con polenta e gorgonzola, vasto tendone con panche e tavoli dove consumare, riffa di beneficenza e addirittura attrazioni tipiche da lungomare in festa (punchball e tirassegno alle lattine di Coca-Cola). La quintessenza dello spirito italiano, come avevo già detto qui. Se chiedete a uno straniero di descrivere brevemente l’Italia, quello vi tirerà fuori il Colosseo, il Rinascimento e, non so, Leonardo da Vinci. Se lo chiedeste a me, ribatterei con il panino con salamella e melanzane grigliate preso al furgoncino.

Questo dovrebbe essere il menu per ogni concerto metal

Ed ecco perché questo è l’ambiente perfetto per un gruppo che ha saputo interpretare così profondamente una particolare sfumatura dello spirito nazionale. Ci si sente a casa ed è tutto intimamente italiano. Purtroppo siamo pochini, anche considerando la gratuità dell’evento, ma è anche vero che siamo nella profonda provincia di Varese e le previsioni meteo non sono delle migliori. Quando arrivo stanno finendo di suonare i Wheels of Fire, che non è un gruppo cover dei Manowar (o dei Cream) ma una rispettabilissima banda di hard rock melodico con anche una discreta storia alle spalle. Riesco giusto a sentire un paio di pezzi, forse meno, dopodiché faccio un giro e capito alla suddetta riffa di beneficenza. Cinque euro tre tentativi e si vince sempre, anche se il mio bottino avrebbe fatto tremare un concorrente di Affari al Buio: quattro copricuscini rossi all’odor muschiato, uno svuotatasche ricavato da un finto 45 giri di Rita Pavone e un gancio da parete con allegato scacciaspiriti di legno. Se qualcuno in zona Milano fosse interessato scriva qua sotto che può venirseli a prendere. I copricuscini ho subito provato a sbolognarli a una signora che passava di lì con la famiglia (essendo un evento gratuito in paese, c’erano anche dei semplici curiosi che facevano un giro), ma ella ha garbatamente declinato l’offerta.

Il secondo e penultimo gruppo sono i Dying Awkward Angel, piemontesi, che suonano una specie di death/thrash abbastanza peculiare, che in alcuni passaggi mi ricorda i Dark Tranquillity del periodo Character. Reggono bene il palco, sono simpatici e hanno la giusta cazzimma. A un certo punto mi fisso sul batterista (già negli Highlord e attualmente anche negli Opera IX) e non capisco se è lui a essere troppo imponente o la batteria a essere troppo piccola. Probabilmente entrambe le cose. La band comunque è fresca di terzo album e gira parecchio in questo periodo, quindi seguite la Pianura Pagana e non perdeteveli se vi piace il genere.

Durante il cambio palco comincia a piovere e la temperatura si abbassa, dando ragione alle pessimistiche previsioni meteo. Si rifugiano tutti sotto al tendone, ma io per evitare la tentazione di bere una seconda birra e rischiare di farmi ritirare la patente, mi piazzo alle transenne esattamente al centro e aspetto là. Dopo un breve soundcheck si parte con gli eroi della serata e fortunatamente smette anche di piovere quasi subito. Loro sono rodatissimi, si divertono e si vede, e la loro esibizione è esattamente come immaginavo fosse, insieme evocativa e precisa. Purtroppo suonano solo un’ora o poco più; verso la fine Banchero prende la parola e specifica che quest’anno cade il trentennale dalla fondazione della band, per celebrare il quale stanno per dare alle stampe un disco dal vivo chiamato Sublimazione. Dopodiché chiudono con la bellissima canzone eponima Il Segno del Comando, tratta appunto dal debutto. Alla fine vado via felice: tra il concerto e l’evento in sé è stata davvero una bella esperienza, nonostante i copricuscini mi abbiano impestato di muffa il portabagagli. (barg)

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