I maestri dimenticati del romanticismo nero: STORMWITCH – Tales of Terror

Nei primi anni Ottanta l’heavy metal in Germania era prospero e si articolava in due correnti principali: una, che derivava direttamente dalla NWOBHM e ne produceva esiti spesso più intensi, speed e power, mentre ce n’era una seconda la quale, travolta dai Venom, spingeva l’heavy metal verso estremi più aggressivi, dando origine al famoso thrash tedesco. Tra i pionieri della prima corrente ci furono i Rvnning Wild, che erano attivi già alla fine degli anni Settanta e, poco dopo, furono seguiti dagli Stormwitch. Il loro primo album fu Walpurgis Night del 1984, mentre il loro secondo disco, che è il loro classico per eccellenza, è Tales of Terror e lo ricordiamo proprio nella giornata di oggi: venne pubblicato il 7 giugno 1985 dalla Scratch Records in Europa e dalla Banzai Records in Nord America, ed è una sequenza ininterrotta di bellissimi brani di metal classico europeo. Era un album chiaramente ispirato ai miti degli anni Ottanta come Iron Maiden, Judas Priest, Saxon e, in generale, allo stile britannico dei primi tempi, ma era anche arricchito da elementi stilistici distintivi che conferivano agli Stormwitch una personalità unica.

Il problema che hanno sempre avuto gli Stormwitch, che abbiamo già evidenziato sulle nostre pagine e del quale ogni tanto si legge o si sente dire, è che non sono mai riusciti ad avere il seguito né la fama che si sarebbero meritati, nonostante l’altissimo pregio delle loro composizioni. Sono forse rimasti intrappolati in quel limbo di metà anni Ottanta, quando l’heavy metal classico stava terminando il suo primo corso e stavano iniziando i sottogeneri più estremi, per cui le attenzioni erano tutte rivolte a chi percorreva le nuove strade, ma questa fu davvero una grande ingiustizia, perché gli Stormwitch sono sempre stati un grandissimo gruppo, animato da musicisti di altissimo livello. Sono stati chiamati “maestri del romanticismo nero”, definizione che derivò dalla stampa e dai fan dell’epoca, perché nei loro testi e nell’immagine del gruppo si ispiravano alla letteratura gotica e horror e per il loro stile musicale immaginifico, melodioso e appassionato.

Tales of Terror rimane il loro disco più rappresentativo ed è quello da cui cominciare, se ancora non li si conosce. È un album tutto bello da ascoltare, è ispiratissimo, è composto molto bene e presenta apici di rara grandezza, come i brani Point of No Return, Masque of the Red Death, Arabian Nights, Sword of Sagon, Trust in the Fire, Lost Legions. Sono brani che fecero breccia nelle menti di chi li ascoltò all’epoca, ma anche in quelle delle generazioni successive, perché chi è davvero appassionato del nostro genere non può che soffermarsi di fronte alla bellezza incontaminata di questi capolavori, che si possono affiancare a pieno diritto ai classici del metal di ogni tempo.

Il pregio degli Stormwitch e, in particolare, di Tales of Terror, negli ultimi anni è stato confermato anche dal crescente interesse da parte dell’editoria musicale e difatti lo si può trovare in numerose versioni: è del 2004 la prima ristampa su CD da parte della Battle Cry Records, che include quattro tracce bonus registrate dal vivo tra il 1984 e il 1985. Nel 2013 la Heavy Forces Records ne ha prodotta una versione in picture disc a tiratura limitata di 333 copie; poi, a partire dal 2018 se ne è occupata la High Roller Records, che ne ha realizzate molte versioni differenti, fra cui una recente uscita alla fine del 2024 limitata a 500 copie in doppio colore rosso e arancio.

Quale che sia la vostra edizione preferita, vi prego, andatelo ad ascoltare.

Face the dragon’s evil eye
smoke is darkening the sky
raise your weapon, start to fight
metal power, sharp steel bites

(Stefano Mazza)

2 commenti

  • Avatar di weareblind

    Ahhhh, molto interessante.

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  • Avatar di tapiroubriaco

    Discone.
    Songwriting a livelli incredibili.

    La sfiga con la S maiuscola degli Stormwitch si evince anche dal fatto che i master dei primi album siano finiti sotto acqua in qualche momento nei tardi anni ’80, rendendo le ristampe impossibili.

    Le riedizioni su CD degli anni 2000 altro non sono che il risultato di un prelevamento da LP con una buona testina microlinea e un software di elaborazione.

    La caratteristica distorsione nelle voci, soprattutto nelle consonanti sibilanti, col povero cantante che sembra Daffy Duck, rimane comunque avvertibile nei brani alla fine di ciascun lato (Masque of the Red Death in particolare, peraltro pezzo della Madonna).

    E va quindi da se che le riedizioni su LP degli ultimi 5-10 anni concedono quindi il lusso di ben DUE diversi livelli di distorsione :-)

    In aggiunta alla sfiga e al cambiamento dei gusti, a mio avviso, i lavori della band, anche se tutti con songwriting dal “buono” all'”ottimo”, diventano complessivamente più fiacchi col passare del tempo.
    Anche se, certo, Beauty and The Beast ha Tigers of the Sea, che Rock’n’Rolf va a nascondersi sotto il letto.

    Il disco del rilancio (con musicisti tutti nuovi) del 2002 non è malaccio, non fosse per una produzione a infimo budget (ha i suoni preset di una fetente batteria elettronica Roland dei tardi anni ’90, udibile pari pari anche su Be dei Salem Hill) e testi annoiati.

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