Trent’anni fa un capolavoro del death passò inosservato: MOLESTED – Blod-draum
Norvegia, 1995: le attenzioni dei metallari di tutto il mondo erano rivolte per lo più a questa nazione. Il black metal la faceva da padrone e aveva raggiunto il picco artistico nel ’94, ma quell’anno comunque uscirono, tra gli altri: Kronet til konge dei Dødheimsgard, Bergtatt degli Ulver, Battles in the North degli Immortal, Panzerfaust dei Darkthrone. Uscì anche un altro capolavoro, passato però inosservato fino a poco tempo fa: Blod- draum dei Molested, uno dei dischi death metal più belli, più originali, più violenti di sempre. I suoi problemi furono quelli classici di luogo e tempo: uscire nel posto sbagliato, in Norvegia appunto, e nel momento di declino del death. Per questi motivi la stampa musicale lo liquidò in fretta; di conseguenza lo fece anche il pubblico. La piccola e neonata etichetta che lo produsse, la Effigy, non ebbe a sua volta molta fortuna, affossando così ulteriormente le speranze di successo.
I Molested si formarono nel 1991 a Bergen. Nei due anni che seguirono pubblicarono un paio di demo. Arrivò poi l’esordio ufficiale. L’album non cavalcava affatto l’onda del death scandinavo del periodo. I Molested, integravano nel loro stile una maggiore oscurità, che strizzava l’occhio al black metal primordiale, e una buona dose di furia del death americano, Incantation su tutti. Le chitarre suonavano riff intricati, dissonanti e affilatissimi, spesso in tremolo. Basso e batteria seguivano la complessità ritmica, aggiungendo potenza con pesantissimi blast beat e ritmi serrati che lasciavano poco respiro all’ascoltatore. Ma ciò che rendeva Blod-draum un’opera distintiva nel panorama del 1995 era il suo sottile ma palpabile richiamo a un’atmosfera arcaica e misteriosa. I testi evocativi di canzoni come Unborn Woods in Doom e A Strife Won at Wraith suggerivano narrazioni oscure e leggendarie. Si percepiva un legame con il paesaggio norvegese, con le sue foreste impenetrabili e i suoi miti pagani. Era più, se volete, una cosa da black metal, e questa, forse, fu la prima causa di incomprensione.
Il disco infatti all’epoca non fu capito. Molti trovarono la produzione dell’album eccessivamente sporca e caotica. Gli strumenti sembravano in costante battaglia tra loro per emergere, e la voce era spesso appena udibile. Questa scelta stilistica, sebbene intenzionale, non fu così apprezzata. Inoltre, l’album era estremamente intenso. Tale peculiarità risultò respingente per chi non era particolarmente incline alle sonorità più estreme del death metal, che avrebbero iniziato ad essere apprezzate a pieno di lì e qualche anno, con la consacrazione dei Suffocation, e l’arrivo di Hate Eternal, Nile e Dying Fetus. Altro punto che lo rese indigesto erano le composizioni complesse e piene di cambi di tempo, che rendevano l’ascolto impegnativo e non immediato. Infine, la copertina non suggeriva un’identità definita. E, insomma, il nome stesso della band non era proprio accattivante.
Il gruppo ovviamente non durò a lungo. Il suo fondatore, Øystein Garnes Brun, l’anno dopo esordì con l’altra sua band, tali Borknagar, e nel 1997, dopo un ultimo Ep, il notevole Stormvold, abbandonò definitivamente i Molested.
Nonostante le critiche iniziali, con il tempo Blod-draum ha guadagnato un certo status di culto all’interno della scena death metal per la sua originalità. Le ristampe successive, alcune delle quali con un mastering differente, hanno offerto nuove prospettive sull’album, che rimane un’importante testimonianza del periodo d’oro del metal estremo norvegese. (Luca Venturini)


