I THE FLIGHT OF SLEIPNIR sono grandiosi ma sembrano piacere solo a noi

Stavo per cominciare questa recensione con qualcosa tipo “i Flight of Sleipnir li conosciamo tutti” quando poi l’occhio mi è caduto su un particolare che mi ha sconvolto: hanno 912 ascoltatori mensili su Spotify. Quindi novecentoundici stronzi più il sottoscritto, chiaramente il più stronzo di tutti, che almeno una volta al mese se li ascoltano in macchina o sul tram o in una qualsiasi delle occasioni in cui si ascolta la musica su Spotify. Io sono rimasto seriamente sconvolto, perché pensavo che fossero molto ma molto più conosciuti di così. Ora non voglio fare quei discorsi inutili e infantili tirando fuori gruppi famosissimi (nel nostro ambito) che meriterebbero di avere un centesimo degli ascolti dei Flight of Sleipnir, come che so gli Arch Enemy, gli Amon Amarth o quei caconi degli Amaranthe, che viaggiano tutti tra il milione e il milione e due di ascoltatori mensili. Chiaramente sarebbe stupido da parte mia, perché quei gruppi hanno un seguito per motivi facilmente comprensibili, seppure non condivisibili, diciamo così. Però a questo punto facciamo un giochino e andiamo a vedere gruppi che personalmente avrei scommesso fossero molto meno conosciuti dei Flight of Sleipnir, giusto per perdere un altro po’ di fiducia nell’umanità.

Gli Hatebeak, gruppo death con un pappagallo alla voce. 16mila ascoltatori mensili su Spotify

Quindi guardo per curiosità tra le ultime recensioni di Griffar, colui che più di tutti qua dentro – e non solo qua dentro – va a grattare il fondo dell’underground alla caccia di perle limitate a 20 copie numerate col sangue di capra. Come questi Noctambulist, olandesi, fautori di un funeral doom che lui descrive “malinconico, mesto, avvilito, desolato, in cui non si avvista alcuna possibilità di uscire da situazioni compromesse, di migliorare la propria condizione esistenziale e patire meno sofferenze” (1300 ascoltatori mensili). O ancora i Mesarthim, australiani “iniziatori del filone cosmic black metal”, il cui stile viene descritto come “un incrocio tra i Depeche Mode più elettrici, i Muse di Knights of Cydonia, lo speed/thrash e il black atmosferico” (4500 ascoltatori mensili). Infine i Trh, uno di quei gruppi black che tirano fuori una media di dieci uscite l’anno e che premono tasti a caso per scrivere i titoli. Il loro ultimo album si chiama, copioincollo, Ducel ëf ∂acet’asde§ den alëcaáhabna ë∫ igatenamëc. já sjaboj. já qá§mëna. ëmat’alsob nimëde eh enΩëcunnab nipi¶e. Mensilmente fanno 13mila ascoltatori su Spotify.

A parte i gruppi recensiti da Griffar, qua c’è tutto un mondo da scoprire e da analizzare. Gli Eldamar, progetto solista di un ragazzino che suona tutto solo nella propria cameretta canzoni di black atmosferico di quindici minuti con un paio di riff, una drum machine e un sintetizzatore, ma in compenso non ha mai fatto un concerto in vita sua, ha quasi 27mila ascoltatori mensili su Spotify. I Bloodywood, quel gruppo indiano che suona come una caricatura del rap metal deteriore fuori tempo massimo di inizi anni Duemila, ed era infatti iniziato come uno scherzo sui social (e tale doveva rimanere), ha quasi un milione di ascoltatori mensili. Porca puttana, persino i Kurnalcool, gruppo che io adoro e che considero il miglior gruppo metal italiano di ogni tempo, ma che si autoproduce, è famoso praticamente solo nelle Marche e canta in marchigiano, ha 600 ascoltatori mensili, mica troppi di meno dei CAZZO DI FLIGHT OF SLEIPNIR.

Mi rendo conto che probabilmente in pochissimi tra voi avranno capito il senso di questa sfuriata. E certo, buste di piscio che non siete altro, perché a questo punto mi pare chiaro che i Flight of Sleipnir siano un gruppo ultra-underground che non conosce nessuno e al cui ascolto viene preferito, non so, qualsiasi altra cosa. Peccato però che si stia parlando di uno dei migliori gruppi esistenti e che abbia tutto per essere, diciamo così, famoso. Sono americani, esistono da vent’anni, hanno uno stile unico che mette insieme il black cascadico con il doom sabbathiano e lo stoner metal, sono prodotti bene, hanno copertine splendide, un’estetica vichinga onirica estremamente affascinante, fanno video della madonna e su otto album che hanno fatto non ce n’è uno che non sia spettacolare. Non è che stiamo parlando di un gruppo-feticcio il cui ascolto equivale a una perversione personale, questa è una band che potenzialmente potrebbe piacere alla stragrande maggioranza di voi bastardi infami che ci leggete e non li ascoltate, anche perché nessuno suona come loro; e soprattutto si inseriscono nel contesto di una scena molto seguita, apprezzata e seguita in tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti. Poi è molto ben riuscito questo strano connubio tra, da un lato, musica derivata dai Black Sabbath, con riffoni, caproni, viaggioni e suoni ipersaturi e, dall’altro, l’immaginario vichingo. Ora, io non è che credevo che questi avessero lo status da headliner dell’Hellfest, ma neanche novecentododici ascoltatori mensili. Magari non proprio i primi della lista, ma nemmeno gli ultimi degli stronzi, come diceva quello. E invece.

 

Giuro, sono rimasto sconvolto. Io con i Flight of Sleipnir ho un legame antico e molto significativo. Quando abitavo con Ciccio, nelle serate in cui pioveva, faceva freddo e non c’erano concerti né altro da fare, spesso rimanevamo semplicemente sul divano a fumare e sentire i Flight of Sleipnir. I primi anni di fidanzamento con la mia attuale moglie, spesso aprivamo una bottiglia e ce la finivamo ascoltando i Flight of Sleipnir. A un certo punto avevamo avuto l’idea di dare una compilation come bomboniera per il matrimonio con le nostre canzoni più rappresentative e tra queste c’era Let us Drink till we Die. Ancora oggi, nei miei momenti più meditativi, i Flight of Sleipnir sono tra i gruppi che più mi rilassano e mi aiutano a distendere i nervi, perché hanno questa capacità di trasportarti in un mondo onirico, anticato, dai contorni sfumati, lontano da tutte le meschinità e le preoccupazioni del secolo. Non avrei mai pensato di essere tra i pochissimi ad apprezzarli così tanto.

A questo punto mi tocca presentare brevemente il nuovo disco, il che è perfettamente inutile, visto che, statisticamente, quasi nessuno di voi li conosce e quindi la cosa migliore sarebbe semplicemente che vi recuperiate tutti i dischi e vi prendiate a frustate da soli per esserveli persi per tutto questo tempo. Ad ogni modo l’album si chiama Nature’s Cadence, come detto è il loro ottavo ed è molto migliore del precedente Eventide, che era comunque molto bello. È uscito nel 2024, ma non fa niente, perché musica come questa è immortale e si pone fuori dallo spazio e dal tempo. Visto che probabilmente non lo saprete, specifico che rispetto ai primi album è meno presente (ma comunque molto presente) la componente sabbathiana in favore di quella cascadica, anche se i Flight of Sleipnir tutto fanno fuorché black metal. In una precedente recensione Ciccio aveva parlato degli Agalloch come influenza principale, e non è il primo da cui sento dire una cosa del genere, ma io non sono d’accordo, perché io gli Agalloch non ce li ho mai sentiti neanche di sfuggita, nei Flight of Sleipnir. Io quello che dovevo dire l’ho detto; ora mi aspetto di vedere quel numerino crescere, la prossima volta che apro Spotify. (barg)

5 commenti

  • Christian Princeps
    Avatar di Christian Princeps

    Questo sito ha sempre avuto il merito di porre l’attenzione(anche) su gruppi eccellenti semisconosciuti. Questi li avevo sentiti nominare,ma ignoravo fossero così buoni, lontanissimi dallo stereotipo delle viking bands ,nonostante le richiamassero nei riferimenti estetici. L’unico problema con gruppi come questo(ed è un discorso vecchio) riguarda la difficoltà nel procurarsi i cd (sono vecchia scuola, non sono portato per Spotify…) ; sono abbastanza rari e ( di conseguenza) costosi(perlomeno quelli più antichi..). Ma qualcosa di loro la prenderò, troppo peculiare la loro proposta musicale. Grazie per la segnalazione

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  • Avatar di Ulv

    Mi aggiungo anche io agli stronzi, che fighi!

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  • Avatar di nxero

    Benissimo, ma credo che questa sia la coneguenza della logica degli algoritmi e della viralità gratuita che può genererare. Spotify è IL MALE, sta uccidendo l’underground e stabilendo logiche assurde di fruizione della musica oltre ovviamente a essere estremamente ingiusto con gli artisti. Ma è più comodo di prender in mano un vinile o un CD, di sbattersi a scandagliare bandcamp o cose del genere, finché vincerà questa logia la musica vera continuerà a perdere.

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  • Avatar di spaceorochi

    Io li ascolto da un botto di tempo, ma non ho spotify.

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