Phil Anselmo ritorna al black metal: SCOUR – Gold

Gli Scour, per chi avesse vissuto sotto un sasso negli ultimi anni, esistono da circa un decennio e, con qualche aggiustamento rispetto alla formazione originale, sono a tutti gli effetti un cosiddetto supergruppo, essendo formato da elementi largamente popolari nella scena. Oggi come oggi ci troviamo Phil Anselmo, che non credo abbia bisogno di tante presentazioni; poi i fratelli Jarvis, nella cui lista di collaborazioni leggiamo, tra gli altri, Misery Index, Agoraphobic Nosebleed, Pig Destroyer, Hate Eternal; Derek Engemann, già con gli Illegals di Phil  Anselmo e i Cattle Decapitation; infine Mark Kloeppel, anche lui nei Misery Index. Non siamo di fronte a degli sbarbati, insomma. Il genere che vanno proponendo è un black metal molto influenzato da due pesi massimi svedesi: Marduk e Dark Funeral.

La violenza e la velocità di esecuzione vengono prima di tutto, e, queste due componenti, nel loro primo full in studio che stiamo ascoltando, Gold, hanno preso decisamente il sopravvento anche su tempi più lenti, che erano talvolta presenti nei loro precedenti EP. In Gold, a parte un paio di pezzi strumentali, non c’è un momento di stacco che sia uno. Il che non è assolutamente un problema, visto il genere, e i pezzi si lasciano ascoltare. Vero è che c’è di meglio, nella discografia dei due gruppi svedesi ai quali gli Scour si ispirano, ma c’è anche di peggio. Per cui questo lavoro sta un po’ in mezzo.

A me il genere ha stufato parecchi anni fa, ma riconosco che è una cosa personale, per cui immagino che Gold potrebbe fare la felicità di qualche persona perché, ripeto, non è male, in fondo. Me ne rendo conto, è una recensione con uno stile un po’ democristiano, che tenta una sorta di equilibrismo per non scontentare nessuno. Però il disco stesso, a me, sembra un perfetto esempio di equilibrismo. Non esce mai da quella zona comoda i cui confini sono stati tracciati molti anni fa, e però, non per questo, delude. Sta lì, beatamente nel mezzo. Da un lato non si può pretendere che gli Scour rivoluzionino un genere, non è un gruppo creato per fare quello, e penso sia poco più di un divertissement. Anche in questo caso si poteva fare un po’ di più, certo, dare un po’ di varietà; ma dall’altro lato, chi se ne frega, va bene così, tanto dura poco più di mezz’ora, e nel tragitto di ritorno dal lavoro magari può aiutare a decomprimere il fisico dallo stress. Per cui? Boh, fate un po’ come vi pare, tanto il pubblico metal ha generalmente un’età media avanzata, e quindi siete grandi abbastanza per decidere se spendere dei soldi per comprarlo, anche quando la recensione non va a parare da nessuna parte. (Luca Venturini)

Lascia un commento