Shining, che brutta fine gli SWALLOW THE SUN

Io ci ho provato, lo giuro. Sul mio onore.

Di solito ho uno schema ben preciso quando scrivo una recensione di un disco: lo ascolto più volte e, nel frattempo, butto giù degli appunti a penna su un taccuino, in modo da ricordarmi poi tutto quando assemblo le sensazioni per il pezzo finale, che poi limo e rifinisco cercando di di usare una terminologia appropriata e di evitare ripetizioni (non sempre mi riesce). In questo caso non ci sono riuscito, perché tutto quanto scritto sul summenzionato taccuino si riduce ad una ed una sola frase che non è nemmeno mia; di conseguenza mi pare doveroso citare la fonte e l’occasione nella quale l’ho letta per la prima volta, dato che ha avuto un tale impatto su di me che ancora oggi la ricordo come fosse ieri. Nel recensire From Enslavement to Obliteration dei Napalm Death su H/M nel lontanissimo 1988, Paolo Piccini esordiva con un eloquente e perentorio “questo disco fa schifo in maniera completa ed irrimediabile”. Testuale. Quella rivista ce l’ho ancora oggi e sono in grado di provare ciò che dico, solo che è a casa su in montagna e ci metto troppo tempo ad andare a recuperarla per farne una foto, non ne ho voglia, auspico mi crediate sulla parola (detto tra parentesi fu proprio quella perentorietà a solleticare la mia fantasia e a farmi comprare quel disco cambiandomi la vita, ma questo oramai non ha chissà quale importanza).

Non c’è modo migliore per iniziare la recensione di Shining, ultima – e spero a questo punto ultima in modo definitivo –fatica discografica degli Swallow the Sun: questo disco fa schifo in maniera completa ed irrimediabile. Non è da me scrivere cose simili, di solito i dischi pessimi li scavallo e gli concedo un malinconico e alleviante oblio, ma in questo caso no, non posso farlo, non devo farlo. Io adoro gli Swallow the Sun (quelli veri) e la loro musica, il loro doom death cupo, crepuscolare, pure romantico se vogliamo, nonché indiscutibilmente angoscioso, mesto, dimesso, caratterizzato da melodie in grado di toccare sempre le corde del cuore, di far scendere un brivido giù per la spina dorsale. Ovvio, non accade a tutti così, e infatti in redazione credo di essere uno dei pochi se non il solo ad apprezzare la loro arte, ma questo è normale e grazie al cielo continua a succedere. Però io i loro dischi li ho tutti, li ho assorbiti come linfa vitale dentro di me e periodicamente torno ad ascoltarli come se fosse una necessità recondita, una sottospecie di dipendenza che mi impone di rimettere sul piatto The Morning Never Came, New Moon, Emerald Forest and the Blackbeard, citati solo in modo casuale perché fino all’oramai penultimo Moonflowers non ho mai trovato alcunché da ridire sulla loro sapienza musicale. Cosa ci sarebbe mai da argomentare? Sono (stati) dei maestri in questo.

In Shining non sembrano neanche loro. Dico sul serio. Se uno non leggesse sulla copertina il nome Swallow the Sun li confonderebbe con dei newcomers che ibridano i Placebo con il post-wave-dark-pop-rock dei Cure o dei Depeche Mode più commerciali e meno sperimentali. In alcuni casi mi sono venuti in mente persino i Pearl Jam, ho detto tutto. Quindi niente sintetizzatori, cose elettroniche od altro, solo strumenti canonici per un gruppo rock. Rock, rock da classifica, capito? Non metal, meno che mai quel doom death del quale gli Swallow the Sun sono (erano?) esponenti di spicco. Parte Innocence was Lost Forgotten e ti chiedi cosa sta succedendo, cosa sia questo emo-pop rock che assomiglia a una ballad dei Maneskin da propinare all’ascoltatore sfigato di Virgin Radio, e speri che sia solo uno sbandamento, un qualcosa di passeggero che magari è stato suggerito da un manager della Century Media per acchiappare qualche passaggio in più nelle radio commerciali nordeuropee, ma poi ti rendi conto che no: non è passeggero, il disco è tutto così. Kold è agghiacciante non certo per merito del suo titolo, è musichetta da supermercato a Natale, non mi stupirebbe se Mariah Carey ne facesse una rendition per il suo ennesimo cagacazzissimissimo CD di cagate in stile All I Want for Christmas is You. Poi November Dust e Velvet Chains penso si candidino con buona probabilità di vittoria a peggior accostamento in scaletta di ogni tempo, roba da putrefazione dei coglioni immediata, e ti chiedi sconsolato come sia stato possibile un simile peggioramento, cotale decadenza, totale sbaraglio.

Sarà forse l’aver affidato la produzione a Dan Lancaster – ingegnere del suono di Muse e Bring Me the Horizon tra gli altri, cioè uno che l’heavy metal neanche sa cosa sia, probabilmente lo considera materiale per decerebrati – che marca un segnale di necessità di cambiamento, di distaccamento da quanto suonato in precedenza, oppure di voglia di monetizzare una ultraventennale carriera, gloriosa ma insufficiente a far prosperare le finanze della band e i conti in banca dei suoi componenti, sarà anche (ma io non ci credo, è già passato troppo tempo ) la necessità di Juha Raivio di somatizzare la perdita dell’amatissima compagna, ma questo radicale stravolgimento di stile a me sembra costruito a tavolino e fatto unicamente per cercare di sfondare nel mainstream rock come in passato avevano fatto i Sentenced. Ma allora cambiate nome, che cazzo!!! Non mi stancherò mai di ripeterlo: non hai più voglia di suonare heavy metal perché lo fai da quasi tre decenni e ne hai abbastanza, non ce la fai più, ti vengono i conati di vomito al solo pensiero di distorcere una chitarra? Ottimo, perfetto, distaccatene, non farlo più. Cambi nome al progetto, gli dai il nome che preferisci, giusto per abbindolare i vecchi fan scrivi in copertina ex-Swallow the Sun e va bene, benissimo. È meglio: chiudi con un passato che non ti rappresenta più dando una parvenza di continuità alla tua musica specificando che quanto verrà ascoltato nel nuovo disco con quanto fatto in passato non c’entra un cazzo. Questa è coerenza, e Shining non è niente di tutto questo.

Statene alla larga: inutile ripeterlo. Per me ciofeca dell’anno, una delusione pazzesca e con tutta probabilità l’ultima volta che compro un loro disco. Mamma mia come sono caduti in basso. (Griffar)

7 commenti

  • Avatar di Federico

    Il problema è il nome sulla copertina.
    I pezzi sono fatti anche bene, funzionano per quel che devono fare, però è il fatto che portino quel nome ad affossarli.

    Non sono brutti in quanto tali, sono brutti perché sono loro.

    Però si, delusione cocente.

    "Mi piace"

  • Avatar di nxero

    Mi ricordo anche io la recensione di Piccini dei Napalm Death credo che la frase sia corretta, ce l’aveva a morte con i ND, probabilmente lo considerava solo casino (lui suonava in un gruppo SXE), facendo per altro crescere l’interesse per il disco stesso. Direi che nessuno all’ epoca era minimamente pronto per i ND. Che figata.

    "Mi piace"

  • Avatar di Straisand

    Già un recensore che se ne esce con “Quest’album da schifo” che lasci perdere questo lavoro/hobbit. Trovo davvero poco professionale dire ciò, c’è differenza tra il non mi piace e dare delle spiegazioni e sul dire che qualcosa fa schifo. Le band evolvono, sperimentano, crescono…

    L’album non brilla di originalità e alla lunga stanca un poco ma al suo interno ci sono dei brani davvero molto belli. Per me ha la sufficienza piena. Detto da un fan che li ascoltava agli esordi… e anche oggi.

    "Mi piace"

  • Avatar di KAMO

    Queste “recensioni” definitive le trovo inutili, a mio parere rivelano per l’ennesima volta un purismo cieco e vetusto senza prospettiva, l’orecchiabilità non è necessariamente merda.

    "Mi piace"

  • Avatar di Luca Solato

    ma è del mestiere questo? Questo album caga in testa al 90% delle altre uscite ed è tra gli album migliori della band, non il migliore ma non si può ogni 2 giorni far uscire un Song from the North
    Sarei curioso di conoscere i gusti musicali del recensore per vedere cosa trova non così schifoso

    "Mi piace"

  • Avatar di Matteo

    Che recensione e’?! Vivo in Finlandia, gli swallow hanno sempre cambiato in ogni album e questalbum e’ sicuramente dark e romantico! Il sound e’ maturo, i gusti son gusti ma non si puo’ dire di starne alla larga, l’album e’ bello ma diverso dai primi cosi come era diverso moonflower, o quello precedente da moonflower

    "Mi piace"

  • Avatar di Roy

    Questa recensione pecca di imparzialità. Si sente troppo la delusione del fan Abituato ad altre sonorità e non aperto mentalmente alle innovazioni (a proposito di fan, da buon fan dei Sentenced mi chiedo come si possa criticare la loro evoluzione stilistica. Specie se porta a un disco come “the funeral album” che è un capolavoro. Chiusa parentesi…). Nei dischi passati mi sono sempre piaciuti i pezzi più lenti e con le clean vocal (this cut is the deepest, the void…) quindi un disco tutto fatto in questo modo non mi dispiace affatto. Concordo sul fatto che manca il brivido sulla schiena perché le sonorità sono meno cupe, drammatiche e malinconiche, e a mio parere l’elettronica è troppo presente. Però non è un flop né un disco da bocciare in toto. Poi ognuno ascolta quello che vuole. Penso che gli STS se ne faranno una ragione…

    "Mi piace"

Lascia un commento