La quarta stagione di THE BOYS e la sindrome di THE WALKING DEAD
ATTENZIONE, PEZZO RICOLMO DI SPOILER, SE NON AVETE VISTO O FINITO DI VEDERE LA STAGIONE SMETTETE DI LEGGERE IMMEDIATAMENTE
C’è una polemica in corso su un presunto review bombing ai danni della quarta stagione di The Boys, la serie tv tratta dal truculento fumetto di Garth Ennis (quello di Preacher, Crossed e altre robe leggerine) che, come sapete, ci era piaciuta molto, almeno fino alla seconda stagione. In sostanza su Rotten Tomatoes, portale statunitense che aggrega migliaia di recensioni, c’è una differenza enorme tra il voto medio della critica (91%) e quello del pubblico (52%). La tesi prevalente è che gli spettatori di fede repubblicana abbiano, appunto, bombardato internet di stroncature perché sentitisi toccati nel vivo dalla piega molto politicizzata presa dal telefilm, che si lancia in una satira aggressiva – a volte divertente e mirata, altre banale e stucchevole – della destra americana. Nulla di nuovo, Jeff Bezos (stiamo su Amazon Prime) lo aveva già fatto quattro anni fa con Borat 2 e il fatto che un Elon Musk sempre più trumpiano lo stia stracciando su tutta la linea nella nuova corsa allo spazio lo ha portato a rincarare la dose, tanto per ricordarvi quanto molte apparenti guerre sante nascondano scazzi tra miliardari che nel frattempo si scopano i vostri cervelli senza preservativo.

In parte è pure normale. La nuova entrata nei Sette, Firecracker, (che si becca il Covid, ehehe), è un’evidente trasposizione di Marjorie Taylor-Greene, per quanto non sia affatto una figura monodimensionale e il suo contraltare, Starlight, diventi una mentecatta che infila una fesseria dietro l’altro (per questo non sono d’accordo con chi ha bollato la serie come woke: è faziosa, è di sinistra, ma il manicheismo woke è un’altra cosa). Il sarcasmo a proposito dei meme sulle cabale pedofile e il Deep State fa il giro completo e fa supporre che se stai così sulla difensiva allora Nancy Pelosi ha sul serio sotto l’ufficio un sotterraneo pieno di bambini incaprettati con una mela in bocca che i rivoltosi del 6 gennaio intendevano liberare prima che venisse estratto dai loro encefali l’adrenocromo (per me con ghiaccio e una fettina di pompelmo, grazie). L’ultima puntata è quasi uno spot elettorale. Potrebbe però essere altrettanto vero il contrario, cioè che, con le urne vicine, le principali testate di spettacolo, quasi tutte di orientamento progressista, abbiano parlato benissimo della serie a prescindere perché schierata in modo netto dalla loro parte. E che molte stroncature siano semplicemente un’onesta valutazione di un prodotto che, dopo aver già iniziato a traballare alla terza stagione, alla quarta inizia a soffrire in modo grave della sindrome di The Walking Dead.

Chi dimentica è complice
Dicesi sindrome di The Walking Dead il momento in cui un prodotto diventa talmente grosso che milioni di persone iniziano a guardarlo a prescindere e allora tu sbrachi, smetti di sforzarti, incasini l’intreccio senza motivo e allunghi il brodo con un sacco di sottotrame inutili e soporifere, spesso legate agli interessantissimi guai familiari e sentimentali dei personaggi. Tipo gli Iron Maiden dopo Brave New World. Il maggiore guaio di questa stagione è il crollo vertiginoso del ritmo. Cosa me ne frega dei dettagli sul tragico passato di Kimiko, mica mi devi spiegare tutto. Cosa me ne frega della svolta omo del Francese, che non va in quota woke perché coincide con la sua “caduta” (poi hai un personaggio che si chiama “Il Francese”, non vuoi farlo andare a letto con un uomo a un certo punto). Cosa me ne frega dello straziante rapporto tra Hughie e la mamma che lo aveva abbandonato quando aveva sei anni e riappare al capezzale del padre.

Mi dispiace perché voglio molto bene a Simon Pegg (alle cui fattezze era ispirato lo Hughie del fumetto) ma la parte interpretata da lui è la sintesi di tutto ciò che c’è di sbagliato a livello di scrittura. Lui sta tirando le cuoia, Hughie gli inietta il composto V per tenerlo in vita (nonostante sappia già che lo farebbe comunque crepare di tumori assortiti in pochi mesi), il genitore si risveglia con il superpotere di passare attraverso i corpi solidi e uccide quindi in modo involontario e splatterissimo altri malcapitati pazienti, finché il nostro giovane amico non lo convince ad accettare l’eutanasia e, mentre l’anziano uomo spira, gli dice che il suo supereroe preferito era lui. Ecco, qua avevo mandato avanti perché non ce la facevo più. Qual è la cosa più grave? Che se il padre di Hughie fosse morto di un colpo secco fuori campo e lui lo avesse saputo per telefono non sarebbe cambiato nulla ai fini della storia e si sarebbe risparmiato minutaggio. Ma allora perché fare otto puntate quando ne sarebbero bastate al massimo quattro e si sarebbe quindi potuta chiudere la serie quest’anno? Perché l’esigenza era uscire in fretta con un prodotto da campagna elettorale e quindi gli sceneggiatori si sono messi in modalità Boris.

“Facciamoli scopare, così, de botto, senza senso”
Vengono inseriti nuovi personaggi ma non si capisce a che servano (il sostituto narcolettico di Black Noir che lamenta di non ricevere mai istruzioni, tra le poche idee sulla carta simpatiche, o la stessa Sister Sage, che non è costruita male ma poi non sanno mai bene che farle fare). La trama viene stiracchiata a uso letto di Procuste perché l’anno prossimo bisogna fare un’altra stagione. Il problema non è quindi la politicizzazione, che a me va benissimo a patto che non venga sacrificata la componente narrativa. Io non credo che l’arte non debba mischiarsi con la politica, anzi, mi pare proprio un discorso cretino, nel caso dovremmo buttare nel cesso praticamente tutto, da Euripide alla New Hollywood anni ‘70, e accontentarci delle telenovele colombiane. Però il mezzo deve essere all’altezza del messaggio e, anzi, deve venire prima. Se la tua unica preoccupazione è il messaggio, il risultato saranno scene agghiaccianti come l’incontro tra Hughie e Butcher ormai mezzo morto che ricorda il fratello (invece del tutto morto) e chiede al sodale di fare una cosa abbastanza cringe per lui quando sarà morto, e chi ti è stramuorto, mateta e pateto col culo stuorto.
Seriamente, ma che è ‘sta roba? E il tracollo è molto più netto di quello accusato all’epoca da The Walking Dead, che se avevi letto il fumetto ti aveva fatto cacare sin dall’inizio. Invece The Boys all’inizio era meglio del fumetto. Nel pezzo precedente dedicato a questa serie, avevo scritto che Kripke era riuscito a conservare le cose migliori del lavoro di Ennis correggendone i non pochi punti deboli. Ora è il contrario. Il gore è gratuito come nelle tavole di Robertson e sembra avere lo scopo principale di non farti addormentare. Il risultato è che l’accumulazione di sbudellamenti smorza l’impatto della puntata potenzialmente migliore, quella della fattoria. Anche gli attori sembrano scoglionati e poco convinti, con l’incursione di Jeffrey Dean Morgan tra le poche eccezioni. Urban si salva con il minimo sindacale. Starr ha già trasformato la notevole interpretazione di Homelander della stagione precedente in un repertorio di faccine. Qualche zampata va pure a segno, come il dialogo tra Annie e la mutaforma che ne ha preso le sembianze, ma il risultato è che ti inviperisci ulteriormente perché significa che non si sono rincitrulliti del tutto. Attendiamo il redde rationem della prossima e ultima stagione, fiduciosi che fare di meglio non sarà poi così complicato e consci che a salvare la giornata nella prima puntata sarà Maeve, sennò che l’hanno lasciata viva a fare. (Ciccio Russo)

peggior serie del 2024. fa concorrenza a Jupiter legacy di netflix
si hanno 7 puntate sterili fatte di sottotrame inutili ed imbarazzanti ( vedi padre di hughie )
per arrivare alla apertura della trama a 20 minuti della puntata 8, ormai quando attenzione era ai minimi, lasciando una stagione incompiuta e finale inutile.
boys che è la parodia di marvel/Dc la stagione 4 sembra la parodia della parodia di boys.
troppo discorsi sterili e in totale di 8 puntate i combattimenti non arrivano a 2 minuti. Abisso con il suo polipo ha rotto.
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No. Ho letto 3 volte l’intera serie a fumetti deluxe, il fumetto migliore mai letto. La serie TV ha retto fino alla fine della prima puntata della prima serie.
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Ma insomma, il fumetto è divertente, ma è una serie di sbudellamenti di tizi in calzamaglia con pochissima trama a tenerli insieme. L’ho letto da ragazzino e mi era piaciuto. Me lo sono riletto qualche tempo fa e non sono nemmeno riuscito a finirlo. Quest’ultima stagione ha dei grossi problemi, ma fino alla terza non c’è nemmeno paragone
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Lo sto rileggendo per la quarta volta.
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Ma Maeve non aveva perso i poteri dopo aver scoppiato Soldatino?
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Pure Kimiko ma poi li aveva recuperati, posto che con le incongruenze che abbiamo visto in questa stagione non stupirebbe se facessero finta di niente.
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Ho visto la quarta stagione e, oltre la solita propaganda progressista de “o la pensi come noi o sei cojone” non ricordo altro.Noiosa è dir poco.Ma si vede che fare propaganda paga di più che non fare un prodotto artistico di qualità.Del resto fino a poco fa uno dei maggiori finanziatori di Biden era il CEO di Netflix. Besos ha le mani in pasta un po’ ovunque nella sfera progressista.E quindi perchè non usare i propri quasi onnipotenti mezzi per inculcarci un’unica matrice di pensiero usando l’intrattenimento anzichè usare lo stesso per indurre la gente a riflettere?Del resto, più siamo chiusi in casa, più siamo narcotizzati e più siamo divisi, più siamo controllabili, impotenti e consumatori online. Tutto grasso che cola
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Mai visto, però uno screenshot di era inevitabile. Grazie Ciccio Russo.
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The Boys vorrebbe tanto essere il South Park della sua epoca, ma del quale gli manca la genialità, la capacità di cogliere lo zeitgeist, il talento nel dire sempre cose non banali sulla nostra società prima di tutti gli altri; per cui si limita a saltare sul carro del “woke” (passatemi il termine per amore di conversazione) e fare incazzare più destrorsi possibile – che è come sparare ai pesci in un barile – mentre si sbatte per inventarsi la scenetta più grottesca possibile per alzare l’asticella dell’estremo. Tuttavia sono provocazioni sterili, di pari passo con la banalità delle metafore sempre più didascaliche (Homelander allattato…).
Leggete il fumetto piuttosto, che dà quattro piste alla serie sotto tutti i punti di vista: è più estremo, più violento, più spettacolare, più profondo, più divertente, i personaggi sono meglio caratterizzati e la trama è più solida. Consigliatissimo.
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Non credo voglia essere South Park, che è ancora fresco, potente, intelligente e rilevante (ho recuperato giusto qualche giorno fa le sei puntate uscite lo scorso anno ed è incredibile come riescano a mantenere livelli così elevati: su quella con l’angioletto Kanye West ho perso i sensi dal ridere un paio di volte) proprio perché parte da una prospettiva di razionalità e buon senso e picchia con la stessa violenza sia a destra che a sinistra.
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Ma seriamente per voi il fumetto è meglio? Cioè, è l’emblema dell’essere provocante gratuitamente. Ennis odia i supereroi e voleva fare un fumetto dove ne ammazzava il più possibile. Punto. Non c’è nessun altro messaggio, nessuna provocazione, niente di niente. E’ divertente, ma ha la profondità di una pozzanghera.
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Mi spiace per te.
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